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 2020  febbraio 23 Domenica calendario

Coma lavora il team dei tamponi

Tute «lunari», mascherine e occhiali anti-schizzo, tamponi trasportati in contenitori speciali. È l’attrezzatura delle squadre che si recano a domicilio dei sospetti casi di coronavirus per effettuare i test necessari a verificare il contagio. L’elenco delle persone da sottoporre al controllo si allunga di ora in ora, medici e laboratori di analisi sono costretti al super lavoro. Da una parte c’è la rete di contatti che si sviluppa attorno ai contagi già accertati, ricostruita dalle autorità sanitarie. In questo elenco rientrano amici, parenti, colleghi che sono stati vicini per periodi prolungati a chi ha contratto il Covid-19. Dall’altra, coloro che telefonano al 112 perché sospettano di essersi ammalati. L’operatore che risponde al numero d’emergenza ha il fondamentale compito di distinguere le persone realmente a rischio da quelle che hanno sintomi riconducibili a una classica influenza. «Ha la febbre? È entrato in contatto con persone tornate recentemente dalla Cina?». Una serie di domande aiuta a tratteggiare le caratteristiche di ogni caso e a compilare una sorta di casellario. Si va dai «sospetti» ai «certamente negativi». La ricostruzione delle abitudini e delle frequentazioni degli ultimi giorni è fondamentale. Successivamente, i dati vengono inviati all’Asl di riferimento che si occupa di stilare la lista delle persone da controllare, rigorosamente a domicilio per arginare il rischio di ulteriori contagi. A quel punto parte l’ambulanza con a bordo due o tre medici o infermieri d’ospedale (per esempio del Sacco a Milano) o della stessa Asl. Il numero di squadre attive varia a seconda delle disponibilità. La Lombardia nei primi giorni di contagio contava quattro team. Il personale sanitario incaricato di effettuare il test e il trasporto del tampone indossa tute bianche idrorepellenti, di un materiale chiamato Tyvek, che assicurano un’alta protezione e fanno assomigliare gli operatori quasi ad astronauti dai movimenti rapidi ma attenti. Il kit si compone poi di mascherine, diverse da quelle chirurgiche, occhiali con copertura anche laterale e anti-schizzo, visiere, guanti. Il «sospetto» viene sottoposto a uno o due tamponi faringei: una sorta di cotton fioc che raccoglie dalla gola muco da analizzare. I campioni vengono inseriti in un contenitore sterile, poi i medici ritornano in ambulanza e vanno direttamente al laboratorio di analisi. Anche nella consegna dei tamponi all’ospedale sono necessarie molte precauzioni, così come nella «svestizione» dei medici-astronauti. Gli operatori entrano in un luogo «contaminato», levano maschere e tute che finiscono in contenitori dedicati a rifiuti speciali. In queste ore nei centri di riferimento per i test il via vai è continuo, nei laboratori si saltano i turni di riposo per star dietro alla mole di tamponi per rintracciare il coronavirus. Si accorciano anche i tempi per avere i primi risultati, da confermare (in caso di positività) dall’Istituto superiore di sanità. Il 112 si trova a rispondere poi a numerose chiamate di cittadini preoccupati, che chiedono chiarimenti e informazioni per proteggersi dal contagio.