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 2020  febbraio 23 Domenica calendario

Fabrizio Palermo si mette in vetrina

Eppure Fabrizio Palermo è fortunato. L’ad di Cassa Depositi e Prestiti allestisce una luccicante vetrina per Cdp e per se stesso, tre giorni di gran lustro e gran sfarzo con ministri, dirigenti, giornalisti, mentre i colleghi boiardi tribolano in attesa del giudizio della politica. La prima settimana di marzo, da mercoledì mattina a venerdì pomeriggio, alla vigilia della tornata di nomine per le aziende a controllo statale, curiosa coincidenza, Palermo ha prenotato la ribalta con i “Cdp Open Days”. Una sorta di raduno con tutte le società partecipate (come Poste) o sostenute da Cdp, 3.000 ospiti, 500 imprese, 400 interventi, 50 banchetti di aziende, decine di tavoli tecnici, persino una riproduzione celebrativa del buono fruttifero postale: una spesa di 2 milioni di euro, di cui 700 mila soltanto per una copiosa campagna pubblicitaria sui media e negli aeroporti di Fiumicino con 120 schermi digitali, più altri 45 fra Linate e Venezia. Quotidiani e luoghi pubblici invasi dal marchio Cdp.
Cdp immobiliare, invece, offre i cartelloni al centro di Milano e al quartiere Eur di Roma per un valore di 300.000 euro. Uno sperpero modello Iri, e non per caso.
Il 4 marzo sarà dedicato alle imprese, il 5 al mitico territorio con i sindaci, il 6 al risparmio con le banche. In tre giorni Palermo parlerà sei volte, avendo come apripista il premier Giuseppe Conte e i ministri degli Esteri Luigi Di Maio e dell’Economia Roberto Gualtieri: gli uomini che decidono le nomine. Per completare la benedizione istituzionale, tra gli oratori sono previsti anche Luciana Lamorgese (Interno) e Stefano Patuanelli (Sviluppo economico). Più pentastellati che democratici. Già, perché il giovane Palermo si duole di essere figlio di un quadro politico superato, quello del governo gialloverde. L’ex delfino di Giuseppe Bono di Fincantieri, dunque, non ha convocato i manager delle più grandi aziende d’Italia che gravitano attorno a Cdp, centinaia di amministratori locali e mezzo esecutivo perché punta a una nuova poltrona ma per difendere quella che ha in dote, e alla bisogna farsi trovare pronto per qualsiasi altra.
Per la fu maggioranza gialloverde Cdp doveva salvare l’economia italiana con centinaia di milioni di euro di finanziamenti. La scelta cadde su Palermo. Dopo l’uscita del mai amato presidente Massimo Tononi, gli azionisti – il ministero del Tesoro e le fondazioni bancarie – hanno riportato in Cassa l’esperto Giovanni Gorno Tempini, che fu amministratore delegato con Franco Bassanini. Un brutto segnale, soprattutto perché arrivato dal dem Gualtieri, una prima linea del Pd, il partito che a suo tempo gli avrebbe preferito il più qualificato Dario Scannapieco della Bei, che Palermo sorpassò all’ultima curva con l’aiuto pentastellato. Palermo scade in Cdp tra diciotto mesi. A metà del percorso ha capito che i suoi danti causa – i Cinque Stelle – sono indeboliti e che bisogna muoversi in anticipo. Per un po’ ha pensato a Leonardo per ritornare nell’industria dopo la stagione in Fincantieri col maestro Bono, adesso ha capito che non è il momento di proporsi. Il governo giallorosa è tutt’altro che compatto, è vero che i partiti si sono imposti di ritoccare più che toccare i vertici delle aziende statali, ma è altrettanto vero che cambiando soltanto un tassello rischia di precipitare tutto. E la grande rissa sta già esplodendo.
I renziani hanno adocchiato Giuseppe Giordo per Leonardo, dove lo statista di Rignano non ha accettato mai la scelta di Gentiloni di portare Alessandro Profumo. Ma anche Domenico Arcuri di Invitalia (targato Conte-D’Alema) mira a Leonardo e, se non ce la facesse, una parte dei Cinque Stelle e Palazzo Chigi lo vedrebbero bene in Cdp; Claudio Descalzi è in corsa per il tris in Eni, ma la certezza l’avremo con le liste ufficiali da presentare in assemblea. Con la calma piatta che si profilava fino all’altro ieri, Palermo potrebbe vedersi negare l’auspicato trasloco – certo, lui smentirà – e restare sereno in Cdp. Con l’alta marea stile Renzi 2014 (che travolse l’epoca dei Sarmi, Conti, Scaroni e Cattaneo), Palermo potrebbe affondare e, come dicono gli osservatori più cattivi, passare da Cassa a casa. Qualche giorno fa ha riunito i collaboratori per chiamarli alla massima concentrazione per i “Cdp Open Days” con un presidio totale sui quotidiani. L’unica minaccia sull’evento è il Coronavirus.