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 2020  febbraio 22 Sabato calendario

I grandi ipocondriaci della storia

L’inventore dei cordoni sanitari su scala globale contro le epidemie fu il luminare Adrien Proust, il padre dello scrittore – che invece si interessava ai malati di patologie immaginarie, e pensava, scrisse, e dimostrò che finivano regolarmente per morirne. Molière trapassò, a forza di recitare in scena le terapie del suo Malato immaginario: «Un piccolo clistere insinuante, propedeutico e emolliente», una giulebba epatica, dodici lavativi, una purga corroborante: cinque lire? Ah, signor farmacista, di questo passo, «nessuno vorrà più esser malato».
Enteroclismi ghiacciati e calcolo delle flatulenze erano le strategie escogitate pure da Charles Darwin contro un parassita intestinale preso in una spedizione ai Tropici (i disturbi in realtà erano pregressi). In viaggio a Meknès, Paul Morand, lo scrittore, trovò, sul tavolo di un ristorante, una boccetta di medicinali dimenticata; subito ne ingoiò cinque o sei pillole. «Se le prendono, vuol dire che fanno bene», spiegò alla moglie allibita. Morand aveva di questi accessi di ipocondria; scrisse, nel 1924, poesie intitolate Sincope o Serenata cardiaca: «Nulla potrà addolcire la mia sistole» – e di medicine, arrivava a prenderne anche sedici al giorno. Ma nell’intimo, sapeva di godere di una salute di ferro: diceva per esempio che il caro Proust, il valetudinario, aveva avuto tutto l’agio di diventare un immenso scrittore; lui, l’Homme pressé ( un suo titolo del 1941, e il suo stile di vita), era fondamentalmente un ipocondriaco dei tempi moderni, e cioè coltivava medicine preventive e alternative, volte a «intensificare la salute».
L’obiettivo era prolungare all’infinito la vitalità, con bagni di sole, di mare e di natura. Ma Morand praticò anche metodi che definiva da solo «bizzarri». Fece nel 1955, insieme alla moglie, trattamenti di celluloterapia: ringiovanimento con iniezioni di cellule di pecora, messe alla moda da un certo dottor Niehans fin dal 1930. I consueti trattamenti con ormoni o novocaina, ragionava lo scrittore nel 1960, sono frustate che durano tre mesi; quella celluloterapia era preceduta invece da test proteinici che arrivavano prima dei sintomi, e quindi prima della medicina. A Morand avevano bensì riscontrato un’affezione cardiaca organica, ma era nel ’14, e si trattava di un certificato compiacente per non andare in guerra: ma ancora all’ultimo, negli anni Settanta, col cardiologo preoccupato ormai per davvero, si curava con l’esercizio fisico, che concepiva come corsa in auto all’Automobile club.
Andy Warhol prediligeva la cristalloterapia. Oggi infatti l’ipocondriaco non si occupa di malattie, ma di prevenzione. Non ha aspettato il coronavirus la cantante Adele (Someone like you) per mettere in quarantena i raffreddati del suo staff; referti preventivi dei malanni di stagione vengono da lei esaminati personalmente, e chi supera l’esame riceve un badge – settimanale – con cui può accostarla. Glenn Gould, il geniale compositore, evitava ogni contatto fisico per evitare i batteri; e una volta che un accordatore di pianoforti Stanley gli diede una pacca sulla spalla citò l’azienda per migliaia di dollari; persuaso di averne contratto una compressione cervicale, si ingessava per mesi.
Ai tempi in cui ipocondria e malinconia si confondevano, arduo era infatti stabilire se si era malati veri, o immaginari. Freud stesso non sapeva districarsi nel dubbio: «È troppo penoso per un medico che si arrabatta tutto il giorno sulle nevrosi altrui non sapere se soffre di una depressione razionale o ipocondriaca… i monelli e mia moglie stanno bene; a lei non ho confidato i miei deliri di morte». E ancora nel 2013 Woody Allen, in visita per un melanoma sul collo, ottiene la diagnosi: «Trattasi di succhiotto benigno» ( «ma la macchia nera alla schiena era sulla camicia», lo rassicurava già nel 1986 una ex moglie, nel film Hannah e le sue sorelle). Il nostro Verdone è stato guarito da tutti i mali da un bravissimo psicanalista: all’origine c’erano le telefonate della madre a un’amica, che Verdone sentiva da bambino tutti i giorni, e che vertevano sui seguenti temi: «La sorella di Antonio ce l’hai presente? L’hanno aperta e richiusa». Oppure: «E Angela a glicemia come sta? Quella ci aveva già l’azotemia alta». Ora Verdone, con la cultura medica che si è fatto da paranoico, è diventato il referente di tutto il cinema nostrano – per gli altri, c’è l’hypochondriapp: inserisci i sintomi, e escono le diagnosi (multiple).
Il rapper Fedez è un militante straight- edge ( no drugs, no casual sex, no alcohol): «E ogni giorno i sintomi di una malattia diversa / e spero solo che sia dentro la mia testa/ mi tocco i c… e giro con aria depressa». Nel Seicento, La Rochefoucauld eccepiva, in una delle sue Massime: «Conservare la salute con un regime troppo stretto è una noiosa malattia».