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 2020  febbraio 22 Sabato calendario

I numeri del gioco d’azzardo in Italia

Un treno che non solo non rallenta, ma accelera. La raccolta del gioco d’azzardo l’anno scorso ha raggiunto i 110,4 miliardi. Un nuovo record dopo quello del 2018, quando arrivò a toccare quota 106,8. Significa il 3,3% in più. Con una netta differenza, però, tra l’azzardo da “offerta fisica” – vale a dire quello proposto dalla rete dei punti vendita che hanno il gioco come attività principale o secondaria – e l’offerta online. La prima, con poco più di 70 miliardi, retrocede, con una flessione a livello nazionale dell’1,7%. La seconda marcia sempre più spedita. Era a 23 miliardi, sale a 36. Una vertiginosa impennata del 56%, tra slot machine, videolottery, scommesse, casinò, poker, lotterie.
Una corsa senza freni a dispetto del decreto Dignità, che ha vietato la pubblicità del gioco d’azzardo. Approvato nel 2018, entrato in vigore il 15 luglio dello scorso anno – dopo una moratoria per consentire a concessionari e industria del gioco di chiudere i contratti già stipulati – avrebbe dovuto consentire, secondo le stime della Ragioneria dello Stato, un rallentamento del mercato di circa il 5%. Così non è stato. “Il che potrebbe significare anche che senza il decreto l’incremento avrebbe potuto essere di oltre l’8%”, calcola il senatore pentastellato Giovanni Endrizzi, coordinatore del gruppo gioco d’azzardo della commissione parlamentare antimafia.
Caos? Scarsi controlli? Di certo un ruolo potrebbe averlo giocato anche Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al quale la legge ha attribuito il compito di monitorare il rispetto del divieto e di comminare le sanzioni. Solo alla fine del 2018 ha pubblicato un questionario per raccogliere osservazioni, per capire come orientare le linee guida per la vigilanza. Hanno risposto in tanti, dai concessionari alle associazioni di categoria a cui fanno campo le imprese dell’industria del settore.
“Ha risposto anche l’Osservatorio sul gioco d’azzardo del Lazio, ma del suo contributo, alla fine non c’era più traccia”, dice Endrizzi. Risultato: l’Agcom ha stabilito che non c’è violazione se la pubblicità viene fatta in ottemperanza alla legge o agli atti amministrativi. Proprio come quelli che regolano le convenzioni tra l’Agenzia Dogane e Monopoli e i concessionari. E che in molti casi prevedono proprio l’obbligo di pubblicità.
Un paradosso. Mentre lo spostamento verso il gioco online, meno controllato, fa sempre più vittime. “Su Internet – spiega Simone Feder, psicologo dell’associazione NoSlot –, sono soprattutto le slot a farla da padrone: l’80% della raccolta online dei cosiddetti giochi di abilità arriva da lì. Dopo ci sono le scommesse sportive a quota fissa, un affare da 7,7 miliardi. Intanto la dipendenza patologica aumenta. Adesso per farsi curare arrivano da noi anche intere famiglie”. Quando all’azzardo da offerta fisica, tra bar, tabaccherie o sale Bingo, i grandi numeri di fatto non vengono intaccati. In prima fila, in questo caso, c’è la Lombardia, con una raccolta che ha superato i 14,4 miliardi. Seguono la Campania (oltre 7,6) e il Lazio (più di 7,5). Mentre al Nord svettano anche il Veneto (6,1) e l’Emilia Romagna (6).
Non cambia lo scenario generale. La propensione all’azzardo è direttamente proporzionale al grado di povertà, al Nord come al Sud. In provincia di Rovigo, unica provincia del Veneto con una media di reddito inferiore a quella nazionale, la spesa per il gioco ammonta a oltre duemila euro pro capite.
Anche se il record appartiene all’Abruzzo: 2.241 euro a persona. Solo la Sicilia appare controcorrente rispetto alla leggera flessione: la raccolta, arrivata a 4,5 miliardi, appare in aumento dello 0,58%.