Il Sole 24 Ore, 22 febbraio 2020
Mappa dei senatori che possono sostituire Italia Viva
Cosa succede in Parlamento – e soprattutto in Senato – se Italia viva ritira il suo appoggio alla maggioranza? Potrebbe scattare la ricerca di un sostegno alternativo. Chi conosce la composizione dei gruppi parlamentari e le dinamiche in atto al loro interno ha già fotografato un’area composta da 30-36 senatori nella quale si potrebbe trovare un salvagente pro-Conte. O, anche, un gruppo “stabilizzatore” della legislatura, disponibile a scendere in campo perché le Camere non vengano sciolte prima del loro termine naturale.
Nella maggior parte dei casi si tratta di parlamentari di estrazione centrista, anche se nel calderone ci sono anche uomini e donne di destra o simpatizzanti della sinistra. Interpellati, tutti smentiscono, ma intanto si preparano a tutti gli scenari possibili.
Il gruppo centrista per definizione è quello di Italia viva, che conta al Senato 17 esponenti più Riccardo Nencini, il socialista che ha “prestato” a Renzi il simbolo (con il quale è stato eletto) per formare il gruppo. Gruppo che oggi vota la fiducia a Conte ma domani potrebbe spostarsi – in tutto o in parte – all’opposizione o appoggiare un altro governo.
C’è poi il gruppo degli ex Movimento Cinque stelle fuoriusciti e confluiti nel gruppo misto. Ne fanno parte otto senatori, alcuni dei quali – come Buccarella, De Falco, Di Marzio e Fattori – votano stabilmente i provvedimenti del governo Conte e le relative fiducie. Altri, come Ciampolillo, scelgono invece a seconda dei casi.
Variegata l’area dei forzisti. Al Senato il gruppo di Forza Italia conta 61 parlamentari, di cui almeno sette potrebbero fare scelte autonome. Ad esempio se la deputata Mara Carfagna – che ha varato la sua associazione “Voce libera” – dovesse decidere di lasciare il partito di Silvio Berlusconi, quattro senatori a lei vicini (Mallegni, Dal Mas, Stabile e Masini) potrebbero seguirla. Si parla poi – anche se molti negano – di un possibile allontanamento dal gruppo di altri senatori come Paolo Romani, Sandro Biasotti, Andrea Causin e Gaetano Quagliariello.
Più omogenea l’area degli ex Dc, corteggiatissima perché anche questa dispone di un simbolo elettorale che potrebbe tornare utile nel caso di fondazione di un nuovo gruppo parlamentare. Ne fanno parte Antonio De Poli, Antonio Saccone e Paola Binetti che sono stati eletti sotto le insegne dell’Udc di Lorenzo Cesa e oggi siedono nel gruppo di Forza Italia. Per alcuni non sarebbe certo una scelta facile. Un senatore come De Poli, che ricopre l’ambitissimo ruolo di questore anziano in quota opposizione, forse più difficilmente passerebbe sotto le insegne della maggioranza.
Infine ci sono altri singoli senatori, come il socialista Riccardo Nencini, che potrebbero muoversi in autonomia. Tutti però con l’obiettivo comune di salvare le sorti della diciottesima legislatura. Ed evitare il voto anticipato.