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 2020  febbraio 21 Venerdì calendario

Periscopio

Non getto via niente di quello che mi accade. Come per il maiale, se posso, uso ogni sua parte. Ferdinando Camon, scrittore (Antonio Gnoli). La Repubblica.
I santi sono un ponte fra noi e il Cielo. Pietro Zander, archeologo vaticano (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.

A un certo punto, Craxi, quasi guardando gli anni alle sue spalle, disse: «Quanta gente ha fatto carriera in Rai e nei giornali nel nome di Craxi. Altri, invece, grazie a quel nome sono usciti di galera. Bastava che pronunciassero la formuletta magica: Craxi non poteva non sapere. E poi i bugiardi: non voglio fare il pm ma avrei la tentazione di creare una fondazione Wiesenthal per smascherare bugiardi ed extraterrestri. E ancora gli ingrati: tantissimi, ci sarebbe da scrivere un altro libro. Un capitolo moderno, visto che nell’antichità ne sono stati scritti, per capire la natura umana». Augusto Minzolini, il Giornale.

Poi nel 1987 ci fu la rottura fra me e Craxi... Era caduto il suo governo e io ero andato a trattare il sostegno del Psi a un governo Andreotti, che nel suo studio di Montecitorio ci promise, tra le altre cose, una forte apertura al presidenzialismo. Tornai entusiasta in via del Corso, sede storica del Psi a Roma, ma Craxi respinse l’accordo fulminandomi: «Non ti immischiare». Da parte sua fu un errore clamoroso. L’incarico venne dato ad Amintore Fanfani e dopo due mesi si andò a elezioni. La tragica verità è che dal 1987 in poi Craxi non ne ha più azzeccata una. Claudio Martelli, già numero due del Psi (Vittorio Zincone). 7 Corsera.

Mi dicono che i renziani non partecipano al consiglio dei ministri. Renzi diserta, Zingaretti lo critica, Conte gli dà del maleducato e Di Maio è sparito. La situazione è questa. L’unica cosa su cui si sono trovati d’accordo in sei mesi è stato il voto sul mio processo. Ho l’onore di aver saldato la maggioranza. Matteo Salvini, segretario della Lega (Alessandro Mondo), la Stampa.

Si fa presto a dire: «Leggete più libri e così migliorate voi stessi e il mondo». Pol Pot, uno dei più spettacolari macellai del Novecento, studiò alla Sorbona e si avvoltolò nell’esistenzialismo sartriano. L’assassino di massa Mao Zedong esordì alla vita pubblica da bibliotecario (e si bevve tutto Marx). Adolf Hitler si portò fino nel bunker una parte della sua biblioteca di sedicimila volumi. L’Ayatollah Khomeini si ingozzò di letture durante l’esilio parigino, preparando la dittatura della sharia. Lenin adorava Tolstoi, Dostoevskij e soprattutto Cechov. Tutto questo dimostra che i libri non rendono migliori. I libri semmai danno più strumenti per capire e dunque scegliere, anche il male maggiore. Mattia Feltri. La Stampa.

Sembra che Papa Ratzinger sia finito, suo malgrado, in un triangolo del fuoco. Nell’ex convento Mater Ecclesiae, che un tempo accoglieva una comunità di religiose e che oggi ospita Ratzinger in perpetua orazione al Santissimo, si é consumato l’ultimo episodio che ha contrapposto i due Papi. Da tempo, Benedetto è conteso tra le Memores Domini (le consacrate che lo accudiscono fin dall’inizio del suo pontificato), la segretaria suor Birgit Wansing e Georg Gänswein, il George Clooney in abito talare che abbiamo visto su molte riviste, autodefinitosi «lo spazzaneve del Papa», per la sua capacità di appianare tutto. Gänswein mai avrebbe pensato di poter essere spazzato via proprio da Bergoglio, che mal lo aveva sopportato come potentissimo prefetto della Casa Pontificia. Luigi Bisignani. Il Tempo.

Preferisco parlare di società e non di popolo perché «popolo» è un’entità astratta, universale certo, ma il cui uso si può prestare a mille ambiguità e strumentalizzazioni. «Società» ha una maggiore concretezza. È un laboratorio nel quale si può sperimentare il presente e lavorare per il futuro. Luciana Castellina, fra i fondatori de il Manifesto (Antonio Gnoli). La Repubblica.

Il nostro Presidente, Sergio Mattarella, ha una tale assiduità televisiva da generare sazietà. Vero che lo fa in punta di piedi, ma il trapestio si sente. Ho contato, dall’inizio dell’anno, una dozzina di interventi tra inaugurazioni di anni accademici, giorni della memoria, omaggi ai focolarini, decennali e centenari. Tutti i suoi discorsi sono lardellati dalle stesse raccomandazioni. Eccone il succo virgolettato. Si sia «aperti e inclusivi» senza «chiusure nei propri confini personali, locali, nazionali, culturali»; si alzi «lo sguardo oltre i confini del proprio borgo, del proprio Paese, per guardare all’umanità, con gratuità, il dono di sé, il disinteresse, la condivisione per migliorare l’Italia e per un’autentica crescita civile dell’Europa»; si rifiuti «l’odio, la discriminazione, la sopraffazione, il razzismo, per il sostegno dei più deboli, la fraternità verso tutti, senza paura dei cambiamenti, contro la notte della ragione dei nazionalismi trasformati in odio». Insomma, una gran groviera con contorno di melassa. Quanto a odio, sopraffazione e razzismo si sa in automatico a chi attribuirli e il Presidente, con squisita eleganza, non fa nomi. Giancarlo Perna. la Verità.

Nella caserma rumena, retta dal colonnello Kemenici, vennero tenuti prigionieri i coniugi Ceausescu, anche all’interno di un carro armato per prevenire possibili attacchi dei «terroristi». Venivano così definiti tutti i nemici dell’ex presidente ( le vittime che avevano subito carcere duro e torture, quelli recenti,amici della troika e di Mosca e persino i delinquenti comuni invisi al regime). Aldo Forbice. la Verità.

Forse le piaghe ai piedi che lo hanno allontanato dal fronte verso Firenze gliele aveva procurate Santa Rita da Cascia, per la quale sua madre americana aveva una devozione particolare. Santa Rita, durante l’estasi, era stata trafitta dalle spine e lui, dopo essere rimasto per molte settimane in una buca umida a sentire l’artiglieria aerea Usa che avanzava rombando verso Firenze, era stato anch’egli colpito provvidenzialmente dalle piaghe ai piedi che lo hanno sottratto dai rischi del combattimento. John Horne Burns, La Galleria – Un americano a Napoli. Baldini&Castoldi, 1997.

Spesso, in Africa, gli ufficiali subalterni e i soldati italiani si lasciano sfuggire frasi cariche di odio per i tedeschi. Non era cosa da stupire, dal momento che quei giovanotti erano i figli dei soldati della guerra antigermanica del 1915-18, cresciuti nel clima dei ricordi militari dei genitori. Luigi Preti, Giovinezza, giovinezza. Mondadori, 1964.

Entra in teatro la commissione di vigilanza anti-infortuni. Un ispettore si china, accende un fiammifero e controlla se l’erbetta di plastica prende fuoco. Il praticello non si incendia. Si può cominciare. Luca Goldoni, Esclusi i presenti. Mondadori, 1973.

Crisi di governo: veto al voto. Roberto Gervaso. il Giornale.