la Repubblica, 20 febbraio 2020
Andiamo a mietere il grano. In Siberia
Immaginate enormi distese di grano che si estendono abbondanti di fronte a noi. Non siamo in Italia o nelle grandi distese americane ma in Canada o in Siberia alla fine di questo secolo. È questo lo scenario che anticipano gli scienziati in un nuovo articolo pubblicato di recente sulla rivista PLOS One.
Fondendo le proiezioni per la temperatura e le precipitazioni di 17 modelli climatici con modelli per l’agricoltura, gli autori hanno stimato che le aree che diventeranno adatte ad una o più colture – le cosiddette frontiere agricole determinate dal clima – copriranno un’area equivalente a oltre il 30% di quelle attualmente coltivate nel mondo. Secondo lo studio, grano, patate, mais e soia sono abbastanza resistenti al freddo da riuscire a crescere nelle regioni più a nord in futuro. Mais e soia potrebbero anche essere coltivati, sebbene in modo meno esteso. Il tutto, però, non avverrà senza impatti ambientali legati alla perdita di biodiversità, il declino della qualità dell’acqua e alle emissioni di carbonio attualmente immagazzinato nel suolo. Per esempio: la trasformazione in terreno agricolo delle aree previste nello studio comporterebbe l’emissione di circa 177 miliardi di tonnellate di carbonio, l’equivalente di oltre un secolo di emissioni di CO2 attualmente prodotte dagli Stati Uniti. Un’agricoltura più intensiva minaccerebbe anche la biodiversità nell’America centrale e nelle Ande settentrionali e degraderebbe la qualità dell’acqua. “Abbiamo bisogno di cibo, ma non vogliamo impatti ambientali. Dobbiamo trovare un modo per bilanciare”, ha affermato Krishna Bahadur, dell’Universita’ di Guelph, Canada, e coautore dello studio. Il mondo dovrà produrre circa il 70% in più di cibo entro il 2050 per sostenere una popolazione di circa 9 miliardi persone, con stime per la fine del secolo che parlano di oltre 16 miliardi. A tale proposito, gli autori dello studio raccomandano l’adozione di pratiche agricole che preservano il carbonio immagazzinato nel suolo, come lasciare intatti i terreni della torba settentrionale. Altre opzioni includono il passaggio a diete più basate sui vegetali, la riduzione degli sprechi alimentari, l’adozione di tecnologie per aumentare la resa e l’uso più intensivo dei terreni coltivati esistenti, sebbene nessuna di queste strategie fornirebbe tanto cibo quanto coltivare i terreni agricoli di frontiera.