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 2020  febbraio 20 Giovedì calendario

Una bistecca coltivata in vitro costa 50 dollari, un chilo di gamberi 5mila, un chilo di polpette 7,6mila

Israele si è da subito candidata a diventare uno dei poli mondiali della ricerca e della futura produzione di carne coltivata, per esigenze interne e per accordi siglati con la Cina, sempre più affamata di carne sicura. E lo ha fatto tramite la Modern Agricolture Foundation, fondata nel 2014, che da allora promuove lo sviluppo di startup dedicate. Il primo successo è arrivato nel 2017, con il primo petto di pollo coltivato dalla start up Super Meat, ma quello che ha fatto più rumore è quello di un’altra start up, la Aleph Farms, che ha battuto tutti sul tempo con la sua Minute Steak, la prima bistecca coltivata al mondo, così chiamata perché, per ora, essendo molto sottile, cuoce in due minuti. A differenza di tutte le altre, la coltura prevede quattro diversi tipi di cellule (muscolari, sanguigne, adipose e connettive di supporto), poste in coltura su uno scheletro tridimensionale per tre settimane. Le carni di Super Meat e Aleph Farms sono entrambe kosher, dettaglio fondamentale per la futura commercializzazione. Al momento una bistecca coltivata costa circa 50 dollari, ma grazie agli sforzi di altre start up che lavorano nell’incubatore nato nel frattempo The Kitchen, è probabile che i costi calino in fretta. Lo sbarco sul mercato è previsto per il 2021.

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La consapevolezza dell’opinione pubblica, per ora, è inferiore rispetto a quella sui grandi animali da allevamento, ma il mercato globale dei gamberetti è, se possibile, anche peggiore, sia per quanto riguarda l’ambiente che per quanto concerne lo sfruttamento del lavoro minorile: secondo alcune stime la loro impronta globale è fino a quattro volte quella del manzo. Eppure nel 2018 le vendite sono state pari a 18 miliardi di dollari, e la tendenza è alla crescita (del 5% all’anno), perché tutto il mondo ama i gamberetti. Per questo Ka Yi Lang e Sandya Sriram a Singapore hanno fondato la Shiok Meats, una start up dedicata alla cosiddetta labricoltura, cioè alla coltivazione della carne e della polpa di gamberetto e di altri crostacei in vitro, più semplice rispetto a quella della carne di manzo. I loro prodotti sono già stati presentati al pubblico un anno fa, con grande successo, e saranno tra i grandi protagonisti del prossimo Alternative Protein & Food Tech Show in programma a fine aprile nella stessa Singapore. Unico problema: per ora costano 5.000 dollari al chilo. La start up ha già raccolto 5 milioni di dollari per arrivare alla produzione di scala, sforzo che potrebbe far crollare il prezzo fino a valori competitivi entro pochi mesi.

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Su Memphis Meat hanno investito, tra gli altri, Bill Gates, Richard Branson e Kimbal Musk, fratello minore di Elon, per un totale di oltre 160 milioni di dollari. Non solo: sia il colosso alimentare Cargill che il gigante del fast food Tyson Foods hanno già stipulato accordi per la commercializzazione. Questo dà la misura di quanto avanti sia la startup fondata dal cardiologo Uma Valeti, dal biologo dei tessuti Nicholas Genovese e dall’imprenditore Will Clem nell’incubatore della Bay Area di San Francisco Indie Bio, uno dei massimi centri mondiali per la ricerca sulle carni coltivate. Raccogliendo e perfezionando l’eredità di Marc Post, Memphis Meat ha sviluppato la sua carne di manzo, presentata al pubblico per la prima volta nel 2016, e poi carne di pollo e di anatra. Oltre alle cellule staminali muscolari, Valeti e Genovese hanno inserito collagene, legamenti e grasso, riuscendo a ottenere polpette molto simili a quelle tradizionali. Proibitivo, anche in questo caso, il costo iniziale: in una delle ultime produzioni si è assestato attorno ai 7.600 dollari al chilo, ma Valeti pensa che nel 2021, quando tutto sarà pronto per il lancio nei supermercati, non ci saranno differenze di prezzo rispetto alla carne classica. In gennaio sono iniziati i lavori per la costruzione del primo stabilimento pilota per la produzione.