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 2020  febbraio 20 Giovedì calendario

Una biografia di Lelio Luttazzi

La biografia di un’icona dello spettacolo, Lelio Luttazzi, raccontata attraverso testimonianze e ricordi privati: questo è “L’illazione” di Santino Mirabella, da poco in libreria. L’autore sarà sabato alla biblioteca di San Giorgio a Cremano per presentare il libro da cui abbiamo estratto il testo di Rossana Casale.
C’è un video del nostro primo incontro. Io emozionatissima e lui adorabile, accogliente, lusingato dal mio: “L’ho detto a tutti i miei amici che venivo qui. Sono onorata e felice”. Ci siamo subito messi al pianoforte. Lui mi ha fatto ascoltare il brano che voleva che io cantassi per lui in una sua nuova produzione.
Da quella sera fra me, Lelio e sua moglie Rossana, mia omonima, è nata una bellissima amicizia e in breve tempo anche il progetto di un album insieme. Così un giorno di fine giugno che dovevamo lavorare per decidere i brani, si è presentato a casa mia elegantissimo con un grande Borsalino chiaro di Panama e un completo di lino. In ritardo, un mazzo di fiori colorati in mano e gli spartiti sotto braccio al citofono aveva anticipato: “Sono Lelio, più che altro”. L’arrivo era stato preannunciato da Rossana: “Perdonalo, mi ha fatto girare tutti i fiorai di Roma, che pazienza!”.
Insomma, un essere meraviglioso, di altri tempi. Lullaby of Birdland, We’ll be together again, Moonglow, Time after time, The very thought of you, I’m through with love, Polka Dots and moonbeams, Stella by starlight: abbiamo suonato e cantato per ore. Di quella mattinata ricordo soprattutto la sua analisi sul brano So in love di Cole Porter. Una lezione di armonia e composizione fatta con la passione che solo un grande maestro può avere.
Per lui la musica era quella, era il jazz classico, lo swing e il bebop anni ’40. Quello che veniva dopo, diceva, gli faceva venire il mal di testa. Lo diceva con l’autoironia che lo contraddistingueva, come quando al pianoforte si toglieva gli auricolari che aveva fissi per problemi di udito e mi diceva: “Suono senza, se no mi rimbomba tutto. Tu offendimi pure, tanto non ti sento”.
Un grande musicista, un gran signore. Spesso ho avuto invidia per Rossana, il suo silenzioso ma forte angelo custode. Avere al proprio fianco un uomo così è veramente raro.
Non ci siamo mai confidati veramente ma quando mi ha detto: “Lascio Roma, torno a vivere nella mia Trieste, vado a morire lì”, ho capito che, ci fosse un segreto sotto o no, non scherzava affatto, non lo avrei più rivisto. E infatti è stato così. Rossana mi ha raccontato poco di quell’ultimo periodo. Il suo pianoforte, la grande piazza sul molo sotto le sue finestre. L’ho immaginato passeggiare per i ricordi della sua infanzia, i suoi primi spartiti.
Io ho il suo, quello del brano che lui ha scritto per me intitolato Non lo so.
Sulla copertina, la sua dedica, scritta in corsivo: “A Rossana, con stima e immenso affetto”.