il Fatto Quotidiano, 20 febbraio 2020
La crisi delle sardine dopo il flop di Napoli
Il taglio dei vitalizi no, quello dei parlamentari boh, forse. L’Erasmus al Sud sì, la revoca delle autostrade ai Benetton no, Virginia Raggi no, Vincenzo De Luca “faccia un passo di lato”. Chiedete e le Sardine vi daranno. Passata l’ondata delle Regionali, svuotate le piazze e riempite le tv, non c’è domanda a cui Mattia Santori non darà risposta. Col sudato distintivo da tuttologo nel taschino, il fondatore oscilla con precisa cadenza da metronomo da uno studio televisivo all’altro, proprio lui che dopo la vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna aveva giurato che le Sardine sarebbero “sparite da tv e giornali” almeno fino a marzo. Ma d’altra parte, da buon (ex) renziano – votò sì al referendum costituzionale del 2016 –, Santori pare allergico alle promesse di addio. E allora rieccolo, ben poco conscio che la sovraesposizione mediatica di questi giorni, in mancanza dell’entusiasmo delle piazze autunnali, rischia solo di danneggiare parecchio il movimento. Regalando alle cronache gaffe preoccupanti.
Due giorni fa a Napoli le Sardine hanno fatto flop (e il fondatore è stato pure contestato), nonostante dall’altra parte della città ci fosse Matteo Salvini e Santori avesse annunciato una manifestazione in solidarietà dei lavoratori della Whirlpool: “Portare in piazza tematiche come la crisi del lavoro – si è giustificato il leader – è scomodo e poco sexy”.
Un’analisi della sconfitta che fa rimpiangere le ben più frequenti giravolte linguistiche con cui Santori ama aggirare temi scomodi. Qualche esempio. Che ne pensate della prescrizione? “Se un bambino autistico quando gli passa un pallone da basket questo ritrae le mani, come riesce a passargli la palla e fare in modo che questo la raccolga con le mani che non sa usare?”. Riconosce a Salvini di saper arrivare alle persone? “Sì, ma Salvini è un erotico tamarro, noi siamo erotici romantici”. Come voterà al referendum sul taglio dei parlamentari? “Non escludo che su questo tema prenderemo una posizione. C’è una sensibilità diffusa contro il taglio, ma dobbiamo capire se rappresenta la moltitudine”. In attesa che le Sardine decidano di decidere cosa voteranno di votare, Santori vuole captare gli umori della folla. Che peraltro pare capace di cogliere solo lui: “La piazza del Movimento 5 Stelle sul taglio dei vitalizi è strumentale, mentre mezza Italia chiede di abolire i decreti Sicurezza”.
E chissà invece se la suddetta mezza Italia è d’accordo con Santori sulla revoca delle concessioni autostradali: “Conte viene dal mondo del diritto e sa meglio di noi che per recedere un contratto in essere ci deve essere una giusta causa che deve essere comprovata dalla magistratura”. Il crollo di un ponte e 43 morti, insomma, non bastano.
Meglio manifestare vicinanza alla famiglia Benetton, facendo visita a Luciano e a Oliviero Toscani all’interno dell’area di Fabrica, il centro culturale degli imprenditori veneti. “Non sapevamo che le nostre foto lì sarebbero state diffuse”, si è giustificato Santori. Senza capire che il problema non era l’aver fatto una foto, ma l’essere lì nei giorni in cui il governo discuteva la revoca.
Con la stessa sagacia, nei giorni scorsi Lorenzo Donnoli – uno degli altri fondatori – ha invece messo una croce sulla potenziale ricandidatura di Virginia Raggi a Roma: “È un disastro”. Lui, bolognese, “vive a Roma da un anno”. Abbastanza per pretendere di aver capito tutto.