Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  febbraio 20 Giovedì calendario

La storia i Spillo, il pappagallo rapito

Spillo è solo un pappagallo, ma ha un’anima dolce e grande ed esprime le sue emozioni quanto lo facciamo noi». Lucilla Azzali affida ai social network il suo sfogo. Capelli rossi e occhiali scuri alzati sulla fronte, Lucilla guarda il suo Spillo e sorride. Sollevata, finalmente. Le dita intrecciate che fanno da piano per le zampette del volatile, lui che avvicina il becco alla sua guancia. È stato rapito, Spillo. Il giorno di San Valentino, in una fiera di Monselice (provincia di Padova): un attimo prima stava accanto alla bancarella di Lucilla, un attimo dopo non c’era più. È che Lucilla e suo marito quel pappagallo cenerino africano lo trattano come se fosse un loro figlio: non riescono proprio a separarsene, se lo portano dietro ovunque. Anche al lavoro, anche lontano da casa. I due (anzi, i tre) vivono a Cremona. Sono in Veneto per il mercatino, quando Spillo sparisce Lucilla sa che può fare una cosa sola: sporgere denuncia ai carabinieri. I militari si mettono sulle tracce del pennuto, chiedono aiuto ai colleghi forestali del Cites (il nucleo specializzato nel contrasto al commercio illecito di specie esotiche) e dopo 4 giorni rintracciano l’animale. Grazie alle telecamere del paese scoprono che a “sequestrarlo” è stata una signora di sessant’anni, straniera, che lo tiene ancora nel suo appartamento quando gli agenti bussano alla porta. Entrano, vedono Spillo. Cercano di convincere la donna a restituirlo alle cure di Lucilla, lì per lì lei non ne vuole sapere. Poi capitola, tutto bene quel che finisce bene. botta sull’occhio Spillo ha una piccola ferita sulla testolina, ma complessivamente è in buone condizioni. Se la caverà, la paura accumulata però è tanta. «Un segno sotto l’occhio che mi fa capire abbia preso una botta», spiega Lucilla, «l’hanno lasciato in una gabbia tutto il tempo, a casa da solo dove non poteva nemmeno aprire le ali e aveva come cibo del girasole nero che non mangia assolutamente». È un rapporto particolare, quello tra Lucilla e Spillo. «Non tutti siamo in grado di capire questi uccelli, loro invece ci capiscono sempre. Questo è un animale per pochi e io sono una privilegiata, entro in simbiosi con lui e lo sento. In questi giorni sentivo il suo dolore e il fatto che non mangiava». Eppure è normale. Sì, è comune, naturale. Questo legame a doppio filo tra pappagallo e padrone è la regola, non l’eccezione. «Il pappagallo è un animale molto socievole, che gioca e scherza ed entra in contatto con gli esseri umani. Non è un caso che sia un ottimo pet da compagnia sia per i bambini che per gli anziani», specifica Linda Crippa, segretaria dell’associazione Assopappagalli che riunisce semplici appassionati e allevatori di professione. «Quelli allevati a mano, cioè imbeccati da un uomo e seguiti passo passo nella crescita, sviluppano un attaccamento duraturo nel tempo con il proprio padrone. Alle volte questo legame è anche troppo radicato, per cui è bene allevarne diversi e non uno solo perché questi animali possono arrivare, nei casi limite, anche ad immedesimarsi nell’uomo». ESTROVERSO Sarà pur vero che non tutti “parlano”, ma non c’è pappagallo che non sia estroverso. «Non hanno problemi a prendere il cibo dalle nostre mani, sono naturalmente portati a comunicare con noi. In un modo o nell’altro. Non tutte le razze rispondono alle interazioni vocali (il cenerino di Lucilla sì, ndr). Alcuni di loro imitano il suono, alcuni riescono a fare anche dei collegamenti», per cui tu gli chiedi come-ti-chiami? e loro ti rispondono Loreto. E allora starà tutto qui, in questo feeling inossidabile tra uomo e pappagallo che è carico di emozioni. Sempre. Quando all’estate scorsa al signor Sauro che abita in Toscana hanno portato via il suo cocorito Ercole lui ha pure provato a offrire una ricompensa, per riavercelo a casa. Lo stesso quando è stato “rapito” Pasquale, in Puglia, un ara arlecchino tutto colorato. O quando Giacomo, a Massa Carrara, si è accorto di non avere più con sé Garibaldi e si è spaventato: «Senza di me muore», ha detto. «Ora tutti parlano di te, Spillo», chiosa Lucilla, «ma non sanno che paura hai avuto. Me lo segnali con i tuoi inconsueti silenzi e la ricerca delle coccole. Adesso ti serve tanta tranquillità nella tua casa». Niente di più meritato.