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 2020  febbraio 19 Mercoledì calendario

Sangiuliano in bilico al Tg2 ma Salvini vuol candidarlo governatore in Campania

È andato per prendersi Napoli e la Campania. Lo vuole a tutti i costi, quasi un’ossessione per Matteo Salvini, leader del primo partito ma senza uno straccio di regione o di comune sotto Perugia. È pronto a “occupare” il territorio da Teano a Sapri, il leader della Lega, più o meno come ha fatto in Emilia Romagna, se riuscirà a piazzare un suo uomo e strappare agli alleati, e a Silvio Berlusconi soprattutto, il candidato alla presidenza della Regione. Confessa di non avere «Maradona e in ogni caso, se ci fosse, da solo non vincerebbe», dice quando arriva in serata nel capoluogo, dopo il blitz in una palestra judo nel quartiere di periferia di Scampia e prima di tuffarsi nel Teatro Augusteo gremito. Fuori, contestazioni dei centri sociali, tafferugli, cori “vergogna”, le proteste delle Sardine, carabinieri in stato antisommossa e la luce che salta proprio mentre il segretario parla al microfono dal palco. È quello che lo attende da qui al voto di maggio, nel vietnam campano. Eppure Salvini ritiene di aver individuato quella figura “civica”, vagamente terza, esterna ai partiti. Nelle ultime ore, racconta chi gli è stato vicino nella complicata serata partenopea, la scelta del capo è ricaduta su Giuliano Sangiuliano. Giornalista, 58 anni, direttore napoletano del Tg2. «Inattaccabile e non leghista», l’identikit spicciolo col quale l’ex ministro conta di imporsi sul Cavaliere che aveva già candidato per la Campania l’ex governatore Stefano Caldoro. Ha due ostacoli però. Le resistenze appunto di Berlusconi – il quale però potrebbe cedere il passo a “salatissime condizioni”, come confessano forzisti della prima ora – e poi quelle del diretto interessato. Sangiuliano non briga, come va ripetendo a tutti i colleghi Rai, per entrare in politica. Vorrebbe continuare a fare il giornalista. Spera in una conferma al Tg2 quando tra pochi giorni il cda dovrà procedere alle nomine. Molto dipenderà da quel bivio. «Faremo la scelta migliore a breve – annuncia Salvini a Napoli – meglio prendersi qualche giorno in più. Caldoro? Servono nomi nuovi. Non si può chiedere alla Lega di sostenere Mastella a Benevento per intenderci. Non possiamo tornare indietro di trent’anni. Dobbiamo ripetere quanto fatto in Calabria». Dove proprio lui si è opposto alla scelta del forzista Roberto Occhiuto, concedendo il via libera solo a Jole Santelli.
Incontra una cinquantina di imprenditori nell’atelier del re delle cravatte Maurizio Marinella, nel salotto buono di Chiaia, dove un tempo spalancavano le porte a Silvio Berlusconi. Il leghista si è convinto che la poltrona di Vincenzo De Luca sia contendibile molto più di quanto non lo sia quella di Michele Emiliano in Puglia. Il fatto è che Giorgia Meloni (forte del suo 11-13 per cento nei sondaggi) gli ha chiarito in maniera pressoché definitiva che su Raffaele Fitto Fratelli d’Italia non farà mai retromarcia. E poi, il centrosinistra si è gia spaccato sul nome divisivo del governatore uscente: Renzi non sosterrà De Luca, parte del Pd non lo vuole, mentre il M5S ha già schierato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa per una corsa autonoma. «Come convincerò i napoletani ad avere fiducia in me? Con i fatti», si esalta Salvini prima di lasciare la città. In effetti c’è tutto un rapporto di fiducia da ricostruire, dato che lì ancora ricordano il video di Pontida 2009, «senti che puzza..». Proteste e cori anti Lega in ogni visita a Napoli nascono anche da lì. Lui ha chiesto scusa da tempo, “errori di gioventù”. Adesso gli serve il Sud se vuole puntare su Palazzo Chigi. «Prima si va a votare meglio è, dialogo con Italia viva? Anche con Conte, pur di tornare a elezioni», risponde ai giornalisti in Teatro. «Processi? Ne affronto anche 20». Quando va via la luce all’Augusteo, Salvini resta col microfono in mano. Nel silenzio, dal fondo della sala, parte un “vaffa”. Subito coperto dai cori “Matteo-Matteo”.