il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2020
Anche le star invecchiano e si ammalano
Stacca la spina, spegni le luci, riponi gli strumenti. Hanno voglia a dire le star che vogliono morire prima di diventare vecchie, come giuravano gli Who: il sogno di tutti i miti del rock e del pop è crepare in scena, consumati dalla vita e dal mestiere, mentre il pubblico li osanna. Il peggior incubo è dover arrendersi, rinunciando al nutrimento delle loro esistenze: la venerazione. Ma ogni tanto qualcuno cede alle insidie dell’età, o della salute. Stavolta è toccato a Ozzy Osbourne: neanche l’acclarata discendenza dal ceppo neanderthaliano, che lo ha reso più resistente agli abusi di alcol e droga, lo ha messo al riparo dall’incedere del Parkinson. Così l’ex frontman dei Black Sabbath è stato costretto ad annunciare la cancellazione del tour americano, che avrebbe dovuto prendere il via il 27 maggio ad Atlanta per chiudersi il 31 luglio a Las Vegas.
Salve, ad ora, le date europee, compresa quella di Bologna del 19 novembre (ospiti i Judas Priest) già più volte posticipata. “Sono così grato che tutti siano stati pazienti perché ho avuto un anno di merda. Sfortunatamente, non potrò andare in Svizzera per un trattamento prima di aprile e il trattamento dura sei-otto settimane”, ha dichiarato il Principe delle Tenebre. “Non voglio iniziare un tour e poi annullare gli spettacoli all’ultimo minuto, non è giusto per i fan. Preferisco dare un rimborso ora”. La moglie Sharon, paziente come sempre in questo tempestoso matrimonio, ha confermato che è il momento di portare Ozzy ai box: il Morbo, diagnosticato nel 2003, è in fase aggressiva, soprattutto dopo una polmonite e un’operazione al collo che, sostiene il marito, gli avrebbe “fregato tutti i nervi”.
Per giunta i farmaci gli procurano blackout di memoria a breve termine. Come fai a portare avanti un giro di concerti intercontinentali in quelle condizioni? In ogni caso, il forfait di Ozzy si è trasformato in un formidabile lancio per il nuovo album Ordinary Man, in uscita venerdì, mentre domani un mega evento in 50 città del mondo (comprese Roma e Milano) sarà incentrato sulla possibilità di tatuarsi simboli dell’ultimo grande metallaro in negozi specializzati. Il disco è una bomba: la voce del 71enne Ozzy imperversa in brani potenti come ai tempi d’oro, grazie anche gregari chic come Duff McKagan dei Guns’N’Roses (in Straight to Hell spunta pure la chitarra incendiaria di Slash), Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, Post Malone, Tom Morello, e in Ordinary Man spunta l’ombra solenne di Sir Elton John.
Lo stesso Elton, di due anni più anziano, non se la passa bene: allo stadio di Auckland, giorni fa, ha interrotto lo show dopo l’attacco di Daniel. La voce era andata a farsi benedire. Polmonite, anche qui. Il Farewell Yellow Brick Road Tour non è impegno da prendere sottogamba: per dire addio agli ammiratori, Elton ha sottoscritto un’infinita serie di serate. L’ultima sarà il 17 dicembre alla 02 Arena di Londra. Ma il fresco premio Oscar per la miglior canzone non ha intenzione di rassegnarsi a uno stop forzato: dopo l’incidente neozelandese è ripartito, lungo la strada si vedrà. I dottori lo controllano dal backstage, con gli anziani non si può mai sapere. Ma se Elton (che nell’autobiografia Me aveva rivelato le complicanze di un cancro alla prostata) assicura serietà fino all’ultima stilla di energia, che pensare di Madonna, che di anni ne ha solo 61? Il Madame X Tour, concepito per i teatri ma lungi dall’essere una produzione sobria, l’ha messa a dura prova: gira, balla, togli un po’ di playback e poi quella maledetta scala su cui arrampicarsi. Crac: esibizioni saltate qui e là per i guai “a un legamento del ginocchio” che le hanno procurato “dolori indescrivibili”, come a un qualunque calciatore.
A Lisbona ha postato il forfait appena 45 minuti prima di andare in scena, bevendo un bicchiere di Porto seduta sul pianoforte. Stessa grana a Londra, con i fans che vedono i loro biglietti come numeri di un’incerta lotteria. Mentre l’ex marito Guy Ritchie la porta in tribunale per la causa del divorzio e lei si trastulla con il toy boy Ahlamalik Williams. Il corpo della Diva. Acciaccato, forse. Altri, nell’Olimpo della musica, si fermano, maledicendo la propria fragilità. Tournée andate in fumo a causa di malattie misteriose per Gwen Stefani, o il giovane James Arthur. E nei mesi scorsi per Ian Hunter con i suoi Moot the Hoople, o lo stesso Sting. Giù il sipario, chiamate i dottori. Gli dei stanno male.