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 2020  febbraio 19 Mercoledì calendario

Uno su sei non rifarebbe figli

«I figli invecchiano. Ma non invecchiano loro. Invecchiano te. I figli ti invecchiano perché passi le giornate curvo su di loro e la colonna prende per buona quella postura; perché parli lentamente affinché capiscano quel che dici e questo finisce per rallentare te; perché ti trasmettono malattie che il loro sistema immunitario sconfigge in pochi giorni e il tuo in settimane; perché ti tolgono il sonno per sempre. Assonnato e curvo, lento, acciaccato, sei nella terza età.
I figli ti invecchiano anche perché quando arrivano al mondo mettono fine, con violenza inaudita, a quella stagione di aperitivi feste e possibilità che ti sembravano il senso stesso della vita».
È l’inizio del monologo di Mattia Torre sullo choc che travolge una coppia quando arrivano i figli: dopo un successo clamoroso sui social, è diventato un film, con Valerio Mastrandrea e Paola Cortellesi. Mojito addio, benvenuti pannolini insomma. Una chiave di lettura che ai nostri padri e madri non sarebbe mai venuta in mente, ma che fa riconoscere l’intera generazione di mezzo – quella dei 25-44enni – che in Italia, lo ha drammaticamente confermato l’altro giorno l’Istat, ha smesso di fare figli. Solo una ragione socio-economica, come si tende a pensare? Un Paese per vecchi, che non sostiene in alcun modo le giovani famiglie? Anche, ma non solo, come conferma il sondaggio Swg che pubblichiamo in queste pagine.
Il dato più eclatante è che il 15% di coloro che hanno figli non li rifarebbe ma il bello è che questa percentuale sale al 22% (ovvero a quasi uno su quattro) nella fascia d’età fra i 25 e i 44 anni, ovvero fra coloro che i figli li dovrebbe sfornare sul serio. Non è corretto, tuttavia, descrivere gli italiani come gente insensibile al tema. Anzi. Lo stesso studio dell’Swg ci racconta che il 67% degli intervistati, una larga maggioranza, pensa che «senza un figlio la vita di una persona è incompleta». Anche su questo punto però coloro che si collocano nella fascia 25/44 anni sono molto più tiepidi e scendono al 57%.
IL NODOIl vero nodo che la ricerca mette in rilievo è che gli italiani non pensano che la crisi demografica sia un’emergenza. Nonostante gli allarmi sempre più dirompenti dei demografi e degli economisti secondo i quali una delle ragioni del declino italiano sta proprio nella riduzione della vivacità intellettuale determinata dall’invecchiamento della popolazione, solo il 33% degli intervistati ritiene che il «calo demografico sia una priorità da affrontare». Manco a dirlo questa percentuale crolla al 24% fra chi ha 25/44 anni. Addirittura il 27% del totale degli intervistati sostiene che «il problema non è grave» e questa percentuale si impenna al 36% fra i più giovani.
Ma perché gli italiani sottovalutano in modo così evidente il tema del crollo delle nascite? La risposta non è semplicissima. La ragione più diffusa per la riduzione del numero dei figli che viene data dal campione Swg è l’insicurezza economica. Una ragione condivisa dal 66% degli intervistati e dal 74% di chi, fra costoro, non ha figli. La seconda ragione (62%) sarebbe la precarietà lavorativa (70% fra chi non ha figli).
Altre motivazioni alla crisi demografica sono meno popolari. Si va dalla mancanza di servizi per la famiglia che viene trovata convincente dal 35% degli intervistati al 29% che trova troppo difficile conciliare la vita lavorativa con quella famigliare, al 15% che risponde seccamente che «fare un figlio comporta troppi sacrifici a livello personale». Altre motivazioni sono poco condivise ma spicca un 10% di intervistati che si lamenta perché la «propria rete familiare darebbe uno scarso supporto alla cura del bambino». Un altro 10% addossa la responsabilità della crisi demografica italiana alla maggiore indipendenza delle donne che ne ha ridotto l’interesse a fare e seguire i figli.
Infine sul che fare per favorire l’incremento delle nascite ben tre risposte (il sondaggio permetteva tre scelte) superano quota 40: concedere maggiori sgravi fiscali alle famiglie con figli; rendere i servizi per i bambini economicamente accessibili e creare più servizi per la famiglia. Il 43% delle coppie senza figli chiede però una maggiore flessibilità suglim orari di lavoro.
Diodato Pirone