Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  febbraio 18 Martedì calendario

Periscopio

Roma è l’unica città africana senza avere un quartiere europeo. Ennio Flaiano.
Ma quel che passa, resta. Saverio Vertone, Le rivoluzioni incrociate. Passigli Editori, 2001.

«Da ragazzo», diceva Enrico Mattei, fondatore dell’Eni, «gli americani mi hanno fatto ridere con le comiche delle torte in faccia; a cinquant’anni mi hanno fatto piangere con le porte in faccia». Italo Pietra, I grandi e i grossi. Mondadori, 1973.

I grillini, ai tempi del governo con la Lega, non riuscivano imporre alla Lega la loro linea. La Lega era molto meno forte, ma il governo sembrava guidato da Salvini. Ora M5s è debolissimo ma il governo sembra guidato dai grillini. Carlo Calenda (Laura Cesaretti). Il Giornale.

Il premier austriaco Sebastian Kurz è normalmente pragmatico. Il problema se si tratti di un matrimonio d’interessi o di una scelta strategica non sembra toccarlo: «È la coalizione giusta al momento giusto». In soli tre anni è passato da ministro degli Esteri della Grosse Koalition tra socialisti e popolari a capo del governo con l’estrema destra e ora a cancelliere con i Verdi austriaci, da sempre molto a sinistra. Paolo Valentino. 7, Corsera.

Berlusconi è stato il primo politico che si è tolto di dosso la polvere del ritegno. Ha fatto una quantità incredibile di errori politici, ma gli riconosco un tratto umano generoso e non meschino. Anche per questo piaceva così tanto agli italiani. Marco Follini, vicepremier in un governo Berlusconi (Concetto Vecchio). il venerdì.

Cossiga mi era molto simpatico. Mi prendeva sempre per il culo. Mi diceva: «Cacciari tu sei un grande teologo. Smettila di parlare di politica che non ci capisci un cazzo». Massimo Cacciari, filosofo (Claudio Sabelli Fioretti). il venerdì.

Non mi sono mai incontrata con la moglie di Pansa. Sentivo la sua voce quando parlava con Giampaolo; e si parlavano spesso, lui non è mai sparito dalla sua vita. Siamo sempre rimaste l’una per l’altra una voce al telefono. Lei è mancata nel novembre 2015. Con Giampaolo ci siamo sposati il 14 gennaio 2016. E il 14 gennaio 2020, nel quarto anniversario di matrimonio, l’ho portato al camposanto. Adele Grisendi, moglie di Giampaolo Pansa (Aldo Cazzullo). Corsera.

Legato al corregionale, Amintore Fanfani, di cui fu portavoce, e a Ettore Bernabei, suo pio concittadino, Lepri passava per dc di ferro. Incontrandolo per un’intervista sei anni fa, novantacinquenne, oggi ce ne ha 101, appresi con stupore che mai lo fu. «Non potevo: non ero e non sono credente», spiegò. Aggiunse: «Al tempo della Resistenza diressi l’Opinione, foglio clandestino liberale. Lì è maturata la mia convinzione del giornalismo come servizio per la democrazia. Quando, nel referendum del 1946, il Pli appoggiò la monarchia, io, repubblicano, aderii al Pri». Giancarlo Perna. LaVerità.

Seduto su una poltrona al bar dell’hotel Raphael, il 30 aprile del 1992, dopo che la Camera aveva respinto quattro autorizzazioni a procedere e la piazza (orchestrata) era in subbuglio, Craxi mi spiegò: «Vogliono un capro espiatorio, una vittima da immolare, da sacrificare. Non cercano la mia sconfitta politica, vogliono il rogo. Se vuoi un precedente rileggiti la Colonna infame». Augusto Minzolini. Il Giornale.
In effetti lo Stato italiano (in realtà niente di personale, lo ha fatto anche con gli italiani) per un po’ fece le orecchie da mercante nei confronti delle esigenze espresse dai sud tirolesi. E continuò finché all’inizio degli anni Sessanta a qualche tirolese con la testa calda per farsi ascoltare non venne in mente di mettere un paio di bombe sotto i tralicci o di sparare a qualche caserma dei carabinieri. Fu allora che il Belpaese scoprì, con grande sorpresa, di ospitare al proprio interno una piccola provincia dove si parlava il tedesco. Stupore riassunto alla perfezione dall’allora presidente del Consiglio Mariano Rumor, attonito dopo una vacanza in Val Pusteria: «Ciò, là i xe tuti tedeschi!». Maurizio Pilotti. Libertà.

Bormann, che non era certo tipo da insalata e spinaci, senza dare troppo nell’occhio s’era costruito un porcile per rifornire la propria mensa, dimostrando un notevole sprezzo del pericolo, perché Hitler diffidava dei carnivori, come mi chiarì Paolini: «Una volta, vedendo Göring che con una certa avidità prendeva dal piatto di portata prosciutto al forno con i piselli, sibilò: «Ich wußte nicht dass das Schwein sein eigenes Fleisch ißt», non sapevo che il maiale mangiasse la propria carne. E tutti capirono che Göring non era più nelle grazie del Führer». Salvatore Paolini, cameriere di Hitler (Stefano Lorenzetto). Il Giornale.

Mi ricordai di avere visto a un arrivo del Giro, sotto il Vesuvio, un ragazzino napoletano mordere un pezzo di ghiaccio come se fosse stato pane. «Cosa mangi?», gli domandò Fossati. E lui: «Quello che tengo». Il ragazzino che mangiava il ghiaccio era presso i muse, cioè le tese di vacche lessate, che un bancarellaro tentava invano di vendere: i mosconi vi si posavano ogni tanto ronzando. Il venditore difendeva i suoi muse (i musi) con una mano esperta e annoiata. Di tanto in tanto ci versava sopra dell’acqua che poi sgocciolava dalle foglie decrepite di castagno. Gianni Brera, L’arcimatto. Longanesi & C, 1977.

Dino Buzzati, come tutti i geni, fu a lungo incompreso. Al Corriere, i primi anni, lo chiamavano «cretinetti». In via Solferino i vecchi raccontavano che nel 1933, una sera, il grande Orio Vergani si accorse che il giovane Buzzati aveva sul tavolo un manoscritto. Lo prese. Era Barnabo delle montagne. Vergani sollevò Buzzati di peso e lo trascinò verso l’ufficio del direttore, Aldo Borelli. «Direttore», gridò Vergani, «abbiamo un genio ali giornale». «Un genio? E chi è?», domandò Borrelli. «Cretinetti», ripose Vergani. Era nata una nuova stella nel firmamento di via Solferino. Michele Brambilla, Sempre meglio che lavorare – Il mestiere del giornalista. Piemme, 2008.

Fausto era l’invidiato ragazzo conosciuto al mare, pieno di soldi e privo di scrupoli. Senza orari e proibizioni. Con padre misterioso e madre sempre in viaggio. Scialacquatore, libero e incosciente. Guglielmo Zucconi, Una storia pulita. Fabbri editori, 1972.

Cecilia Metella sorpassa rapidamente un pastore con gregge, un cane a sei zampe, un allevamento di ninfe, un accampamento di satiri, una Fuga in Egitto, una portantina di perspex e plexiglas con dentro un vecchione e le sue Susanne, una 850 special a sei ruote con Venere e Apollo seduti davanti a Adone e Dafne seduti dietro, Abramo e Isacco a piedi. Alberto Arbasino, Super-Eliogabalo. Einaudi, 1978.

Stato Pontificio: aprite i porti. Chiuderemo i portoni. Roberto Gervaso. Il Giornale.