il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2020
Il rischi per la salute causati dal 5G
Il dibattito sui possibili impatti sulla salute umana delle nuove telecomunicazioni 5G tiene banco da tempo e si è trasferito dal mondo accademico all’opinione pubblica, finendo per imperversare anche sui social media. Nei giorni scorsi il tema del principio di precauzione come linea guida delle decisioni politiche in materia di tlc è tornato al centro del confronto anche in ambito europeo. L’11 febbraio una nota del Centro studi del Parlamento Europeo sull’impatto sanitario del 5G ha sottolineato i limiti della ricerca medica e delle regole europee, che non hanno tenuto il passo con gli sviluppi della tecnologia.
La Commissione europea nel 2016 ha presentato nuove misure politiche per far progredire la digitalizzazione della Ue e aumentarne la competitività attraverso reti di telecomunicazioni con capacità molto più elevate. La quinta generazione (5G) di tlc è l’asse portante della strategia per raggiungere entro il 2025 gli obiettivi di connettività indicati da Bruxelles. Secondo stime Ue, con il 5G l’economia europea realizzerà 113,1 miliardi l’anno di maggior fatturato nei settori auto, sanità, trasporti ed energia, attraverso investimenti per circa 56,6 miliardi che dovrebbero creare 2,3 milioni di posti di lavoro. Ma l’implementazione del 5G però costerà molto più delle precedenti tecnologie mobili: secondo stime Ue, bisognerà investire circa 500 miliardi per coprire tutte le aree urbane, le ferrovie e le strade principali.
Il fatto è che il 5G è diverso dalle le tlc attuali: userà frequenze più elevate e onde millimetriche oltre alle microonde usate finora dal 2, 3 e 4G. A causa della copertura limitata e della sensibile a interferenze causate da muri, alberi o persino dalla pioggia, le antenne 5G dovranno essere installate molto fitte, con una densità di 800 stazioni base per chilometro quadrato con microcelle di 20 metri di raggio, mentre le tecnologie 3 e 4G utilizzano macrocelle da 2-15 chilometri. Dunque la popolazione sarà costantemente esposta a questo spettro di banda.
Dati gli enormi investimenti, l’industria delle telecomunicazioni lavora da tempo per convincere i governi dei vantaggi economici e sociali del 5G e continua a dichiarare che non vi sono prove di danni causati dall’esposizione ai campi elettromagnetici. Il partenariato pubblico-privato per l’infrastruttura 5G (5G Ppp), un’iniziativa congiunta tra la Commissione Ue e l’industria europea del settore, sostiene che le reti 5G rispettano gli standard e le normative internazionali e che i sistemi sono progettati per funzionare sotto i limiti di sicurezza sanitaria delle emissioni elettromagnetiche. Tuttavia, secondo l’ufficio ricerche del Parlamento europeo, non offre risposte sugli impatti biologici della radiazione 5G.
Invece l’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) da lungo tempo invoca il principio di precauzione per l’esposizione ai campi elettromagnetici e chiede agli Stati membri della Ue di informare di più i cittadini sui rischi, in particolare per i bambini. In una risoluzione del 2 aprile 2009, il Parlamento europeo esortò la Commissione a rivedere le basi scientifiche e l’adeguatezza dei limiti dei campi elettromagnetici, elaborando una guida alle opzioni tecnologiche disponibili per ridurre l’esposizione insieme agli esperti degli Stati membri e delle industrie considerato che le linee guida Ue risalgono al 1999, e chiese al Comitato scientifico Ue per i rischi sanitari di rivedere i limiti dei campi elettromagnetici considerandone gli effetti biologici.
Il comitato scientifico della Commissione europea per i rischi sanitari (Scenihr) nel suo ultimo parere di gennaio 2015 suggerì che mancavano prove della relazione tra campi elettromagnetici, disturbi neurologici e aumento dei casi di cancro. Ma l’Alleanza internazionale per i campi elettromagnetici (Iemfa) rivelò che molti membri di Scenihr erano in potenziale conflitto d’interesse per rapporti professionali o economici con varie società di tlc. Così il nuovo Comitato scientifico della Ue per i rischi sanitari, ambientali ed emergenti (Scheer), creato in sostituzione dello Scenihr, a dicembre 2018 suggerì che potrebbero esserci effetti biologici da un ambiente 5G.
Quanto al mondo universitario, la letteratura accademica sugli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici e al 5G sta crescendo rapidamente. Alcune ricerche indicano possibili rischi per la salute, mentre altre no. Nel 2011 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato i campi elettromagnetici come potenzialmente cancerogeni per l’uomo e ha dato la priorità alle radiazioni dei campi elettromagnetici come tema di ricerca del quinquennio 2020-24. Una parte della comunità scientifica – principalmente medici – crede che vi siano impatti negativi dall’esposizione ai campi elettromagnetici che aumenteranno con il 5G. Un appello sul 5G è stato presentato alle Nazioni Unite nel 2015 e all’Unione europea nel 2017 e il numero dei firmatari è in crescita: 268 scienziati al 18 dicembre scorso. Secondo l’appello, con il 5G nessuno potrà evitare l’esposizione costante ai campi elettromagnetici a causa dell’enorme numero di trasmettitori e di circa decine di miliardi di connessioni dovute alle auto e autobus a guida autonoma, alle telecamere di sorveglianza, agli elettrodomestici. L’appello sottolinea i rischi non solo per gli esseri umani ma anche per l’ambiente e raccomanda una moratoria sul 5G fino a che i rischi potenziali per la salute umana e l’ambiente non siano stati studiati a fondo da scienziati indipendenti dall’industria delle tlc.
Nell’autunno scorso sul tema c’è stato un duro scambio di opinioni sulla prestigiosa rivista Scientific American. Joel M. Moskowitz, ricercatore del centro di sanità pubblica dell’Università californiana di Berkeley, si è aggiunto a chi chiede la moratoria sul 5G per svolgere ricerche preliminari, mentre David Robert Grimes, oncologo e divulgatore degli atenei di Dublino e Oxford, gli ha ribattuto sostenendo che le sue affermazioni – la tecnologia “potrebbe” essere pericolosa e sono i suoi sostenitori a dover dimostrare che è sicura – ribaltano totalmente il metodo scientifico. A fronte di queste richieste, conclude il centro studi del Parlamento europeo, la Commissione europea non ha però ancora condotto studi sui potenziali rischi del 5G per la salute. Sugli aspetti sanitari del 5G si sta insomma “volando alla cieca”, come ha dichiarato il 6 febbraio 2019 il senatore statunitense Richard Blumenthal in un’udienza al Senato di Washington.