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 2020  febbraio 17 Lunedì calendario

Italiani laboriosi

Altro che lavativi e scansafatiche. Il luogocomune che relega i lavoratori italiani ai primi posti nella classifica mondiale dei nullafacenti viene smentito dall’analisi periodica realizzata dalla multinazionale olandese RandStad, che si occupa proprio di trovare nuove opportunità di lavoro in ben 200 Paesi al mondo.Nell’ultimo report diffuso (dati quarto trimestre 2019), salta all’occhio che il 59% dei lavoratori italiani è disponibile ad essere raggiunto (via mail o cellulare), anche quando sta in ferie o di riposo. Insomma, il famoso “diritto alla disconnessione” passa decisamente in secondo piano. Magari per dare una mano ai colleghi, o solo per fare bella figura con il capo, oppure per puro senso del dovere (questo l’analisi non lo chiarisce), resta il fatto che rispetto ai tedeschi (44%), ai francesi o agli inglesi (entrambi al 50%), siamo in Europa tra i più rapidi nel rispondere alle sollecitazioni che ci raggiungono dall’ufficio.
Se poi si considera un tempo di risposta (che la ricerca reputa “conveniente”, quindi di poche ore), solo portoghesi e romeni fanno meglio di noi in Europa (71%). C’è da dire che gli italiani sembrano soffrire di un sorta di “panico da prestazione”, come se si sentissero in colpa. E quindi si sentono in dovere di rispondere e rendersi comunque reperibili. Probabilmente la crisi generalizzata nel mondo del lavoro, la difficoltà a trovare o cambiare impiego, ma anche la maggiore consapevolezza che un posto di lavoro di questi tempi è un tesoro da salvaguardare fa passare sopra al sacrosanto bilanciamento tra lavoro e tempo libero, tra vita professionale e familiare.
In Europa (ma anche a livello globale) siamo tra quelli che risultano più connessi. Giusto 48 ore fa sono state diffuse le statistiche di connessione: e così scopriamo che il 96% degli italiani possiedede uno smart phone e che lo usa principalmente per navigare (in media 6 ore al giorno), oppure per accedere ai social network, ma anche per i servizi di messagistica. In sostanza quasi 45 milioni si collegano Internet ogni giorno (da mobile 45 milioni, 35 milioni quelli attivi sui canali social) stando ai dati diffusi dal report annuale “Digital 2020”. E probabilmente per questa attitudine tutta italiana a non disconnettersi favorisca pure i rapporti con i colleghi alla scrivania o i clienti. Insomma, posare il cellulare dventa sempre più difficile.
C’è anche da dire che guardando al numero di ore lavorate gli italiani (nella classifica Ocse), risultano tra quelli più presenti sul posto di lavoro. In base agli ultimi dati elaborati dall’Ocse l’Italia spicca subito dopo Grecia e Estonia: 33 ore alla settimana, tre ore in più rispetto alla media di 30 ore, e addirittura 7 ore in più rispetto alla Germania. Come dire che rispetto ai tedeschi gli italiani lavorano un giorno in più alla settimana. Sopra la media europea si collocano anche Irlanda, Portogallo, Slovacchia, Lettonia, Spagna, Slovenia e Lituania, tutte nazioni sopra le 30 ore settimanali di lavoro. L’orario è ridotto ai minimi termini invece in Germania: 26 ore a settimana. A seguire, Olanda (28 ore) e Lussemburgo, Austria e Francia (tutte con 29 ore di lavoro settimanali), In perfetta media – con 30 ore di lavoro settimanali – sono Finlandia e Belgio.Se però si guarda alla produttività media quella tedesca è lievitata dell’1,04% per i tedeschi. Mentre per gli italiani la produttività oraria – intesa come Pil per ora lavorata – è aumentata solo dello 0,14% medio annuo nel periodo il 2010 e il 2016. ma con salari inferiori C’è poi il tasto dolente dei salari. Cresciuti quasi ovunque tranne da noi. E per di più il potere d’acquisto degli stipendi italiani è in calo: -1% rispetto a 10 anni fa in base all’elaborazione dell’istituto dei sindacati europei Etuc (European trade union confederation). Poi c’è tutto il dibattito (italiano, ma anche europeo), sul costo del lavoro (contributi, tasse, salario), ma questa è un’altra storia...