Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  febbraio 16 Domenica calendario

La casa di Alberto Sordi apre al pubblico

Apre al pubblico la casa di Alberto Sordi, nel centenario della sua nascita (Roma, 15 giugno 1920-24 febbraio 2003). Ed è già un clamoroso evento mediatico ben prima dell’inaugurazione. La posizione è unica: alle radici dell’Appia Antica, di fronte alle Terme di Caracalla. Sordi la comprò nel 1954 «rubandola» a Vittorio De Sica, come racconta il curatore Alessandro Nicosia: «Se la fece costruire negli anni Trenta Alessandro Chiavolini, segretario particolare di Benito Mussolini. Affidò il progetto a Clemente Busiri Vici. Nel dopoguerra fu per poco tempo la residenza dell’ambasciatore britannico. Poi andò sul mercato. Sordi se ne innamorò appena la vide. Aveva i contanti, De Sica no: aveva appena perso una somma folle al gioco». I visitatori (sono già 15 mila i biglietti venduti) vedranno tutto, tra le tele con le vedute settecentesche vendute dall’amico antiquario Fabrizio Apolloni. «La Lettura» ha potuto vedere la casa in anteprima.

Il teatro

Il pezzo forte del percorso, il grande giocattolo di Sordi, è proprio all’ingresso. Due anni di lavori per ricavarlo dalla legnaia. Preziosissimo e raffinato: camerini in maiolica blu, sipario firmato da Gino Severini, nelle nicchie sculture di Andrea Spadini, artista amato da Lauren Bacall e Henry Fonda, pianoforte a coda. Un grande proiettore, il teatro era anche sala di proiezione.

I divani

Il «salotto buono» di casa Sordi ha i divani del gusto borghese romano primi anni Sessanta-fine Settanta: velluti verde bottiglia, broccati fantasia fiorati, qualche giallo oro. Era tutto così, ai tempi, in centinaia di case borghesi di medici, avvocati, imprenditori di Roma. Un mondo sparito con gli anni Ottanta e che qui è conservato come in una museale macchina del tempo. Spalliere alte e rigide, divani e poltrone disposti simmetricamente. Velluti anche per i tendaggi: in alto le mantovane (con cordoli e fiocchi in sala da pranzo), le discese di tessuto, al centro le tende bianche. Ancora velluti, ma rossi, per le sedie settecentesche in sala da pranzo. Nulla di «cinematografico» ma signorile rispettabilità, con i tanti argenti antichi esposti nelle vetrinette.

Gli uccelli cinesi

Dopo la scala in marmo nembro rosato (secondo i cataloghi) che conduce dal pianterreno al primo piano più privato, ecco una gran parete di multicolori uccelli di porcellana cinese poggiati su mensole dorate in legno scolpito, tra barocco e rococò. Una immobile uccelliera con gallinelle, folaghe, pappagalli e colombi colorati di blu, rosso, turchese, verde, che scrutano chi sta salendo. Al centro un orologio di fine Ottocento: la cornice dorata cita le mensole. Un trionfo di ori e porcellane.

Le donne

Targa in legno nella libreria: «Ad ogni uomo che nasce, il destino assegna una donna/ La felicità sta nel riuscire a evitarla per tutta la vita». Motto meno noto del proverbiale: «E che, me metto un’estranea in casa?». Molte foto delle sorelle Aurelia e Savina. Un regale ritratto di Soraya sulla scrivania. Nella sala giochi, un magnifico scatto in bianco e nero di lui con Silvana Mangano, un grande amore, e si vede. Una sezione della mostra racconterà il suo legame con Andreina Pagnani, il mancato matrimonio con l’attrice austriaca Uta Franzmair (Elena di Baviera nella trilogia di Sissi con Romy Schneider) e tante altre storie.

La fede

Sordi era molto religioso, le tracce della sua devozione sono ovunque. In giardino, dietro la piscina, una madonnina in ceramica bianca alta un metro, con aureola di stelle, incastonata in una piccola grotta. Lì pregava ogni mattina. Nella camera da letto in cui è morto, sulla destra una sedia che si ribalta in inginocchiatoio in pelle rossa. Sopra al letto (coperto da una pesante tappezzeria in gobelin fiorato verdastro) una natività fine Settecento. Sul comò una foto di Sordi con Giovanni Paolo II e una riproduzione della madonna del Divino Amore, popolarissimo riferimento per i cattolici di Roma, e ancora un’altra madonnina. Nella libreria dello studio un massiccio crocifisso di legno scuro con il Cristo in bronzo. In cucina, tavoletta di legno con una scritta in corsivo su finta pergamena: «Dove c’è la Fede c’è l’amore/ Dove c’è l’amore c’è la pace/ Dove c’è la pace c’è Dio/ Dove c’è Dio non ci sono le pene».

I cani

Nel terrazzamento del giardino che affaccia su via Druso verso Porta Metronia (sorretto da materiale archeologico di riporto: basi di colonne, frammenti di capitelli e lapidi) e proprio davanti alla Madonnina, sono sepolti i cani di tutte le razze che, lungo gli anni, tennero compagnia a Sordi. Non se ne volle separare nemmeno dopo la loro morte. Secondo alcuni calcoli, tra il 1954 e la scomparsa dell’attore, sarebbero 18. Giovanni, il casiere-portiere romeno che cura la villa dal 1998 e vive nel piccolo appartamento accanto al cancello, sa indicare alcuni cumuli. Sorride: «Il signor Alberto ci teneva molto».

I premi

Nello studio al primo piano, sulla mensola del camino (barocco) solo alcuni tra gli innumerevoli premi: undici David di Donatello, quattro nastri d’argento, il Leone d’Oro di Venezia alla Carriera nel 1995 e il Leone speciale del 1959 per La Grande Guerra, un Orso d’argento da Berlino, sei Grolle d’oro, quattro Globi d’oro della Stampa Estera, sei Vittorie alate «Una vita per il cinema» e poi altri riconoscimenti (coppe, targhe, piatti argentati e dorati, statuette, chiavi simboliche di città, cittadinanze onorarie, lauree honoris causa) sparsi sulla libreria o sulla scrivania, impossibile stabilire quanti... Ma la Lupa Capitolina del Premio Roma gli era molto cara, è accanto al busto di Trilussa dietro la sedia in studio. Due angeli custodi della romanità di un Re della Città Eterna qual era l’inquilino della villa sulla piazza intitolata a un suo «collega», Numa Pompilio.

La «sala giochi»

Accanto al teatro, al pianterreno, si trova una specie di sala giochi. Attrezzi in legno da palestra alla parete, una sella meccanica per misurare la resistenza (il mito tramanda gare serali tra amici, anche con Anna Magnani), una rara cyclette primi Novecento Rossel, Schwarz & Co in ferro rosso, un punching ball (sempre metà Novecento), una libreria ricca di volumi d’antiquariato, poi due scaffali di testi di storia del teatro. Galleria di fotografie di Sordi attore: Il Marchese del Grillo, soprattutto.

Il guardaroba

Accanto al bagno, lo sterminato guardaroba. La passione per il beige, il tabacco, il marrone testa di moro, per le giacche a quadretti, pied de poule, tartan. Almeno venti pantaloni in tutte le gradazioni possibili tra crema, zafferano, bruno chiaro e scuro, sahara, avorio. Un cassetto pieno di guanti, anche quelli nella stessa tonalità. Due ripiani di scarpe. Quasi tutte marroni, in tonalità variegate. In alto i cappotti. E i soprabiti più leggeri, per gli scomparsi tempi in cui «c’erano le mezze stagioni». Naturalmente beige.

I liquori

Bottiglie di grappa, cognac, brandy, whisky, porto, mille marche di amari, genziane, rum accanto a champagne e spumanti, vini bianchi e rossi. Allineati senza metodo e ovunque: in salone, in cucina, nel guardaroba. Non aveva certo il vizio di bere, Sordi. Ma riceveva regali di ogni tipo, inclusi gli alcolici. Non aveva forse il coraggio di separarsene, alcune bottiglie hanno fogge rare. E quindi le accumulava, lasciandole chiuse, nemmeno una è aperta, moltissime marche hanno chiuso i battenti da decenni e le bottiglie sono diventate una rarità.

La piscina

Ora è coperta dall’impianto per la tensostruttura che ospiterà parte della mostra. Ma ha una particolarità. Nel sotterraneo, intorno alla vasca gira un piccolo corridoio dotato di oblò. Il divertimento per Sordi e per gli amici era guardare, senza essere visti, ciò che avveniva in piscina. Osservare chi nuotava. Sotto una piccola tettoia, un modello di trireme romana in legno, lunga circa tre metri. Nelle estati dei tempi d’oro, il modellino veniva calato in acqua pieno di bibite e piccoli panini per ristorare gli ospiti. La nave spariva a Natale: al suo posto arrivava un presepe, che resisteva fino a dopo l’Epifania.

I telefoni

Casa Sordi risale alla stagione pre-cellulare, precedente persino ai telefoni portatili in casa. Ma l’attore voleva telefonare comodamente da ogni stanza. Perciò ecco una sterminata collezione di telefoni Sip-Siemens con il disco numerico, simbolo dell’Italia del benessere. Due in salone, uno verde e uno beige. Uno ovviamente in studio, accanto alla poltrona vicino al caminetto (ma per la scrivania eccone uno in stile primi Novecento). Altro Sip-Siemens in camera da letto sul comodino, in una rara tonalità salvia. E così via. Fino al vero simbolo dell’idea che Sordi aveva di comfort: un apparecchio color crema poggiato su un tavolino verde accanto al water, nella stanzetta separata con una porta dal bagno centrale, quello famoso nel mondo, dove troneggia una poltrona reclinabile con poggiatesta, da autentica barberia. Sedia verde come verde è la vasca. L’articolata sala per la toilette è grande come un moderno piccolo appartamento. Da sola è l’eloquente set quotidiano di una personalità: dell’artista e dell’uomo.