Il Messaggero, 16 febbraio 2020
Il viaggio dell’antropologa ai confini dell’ex Urss
Erika Fatland, classe 1983, è un’antropologa, giornalista e scrittrice norvegese, ma la sua vera professione è l’attraversamento delle frontiere, che equivale alla curiosità di esplorare universi culturali tra di loro vicini e al contempo profondamente distanti.
Alla fine della Guerra Fredda sono comparsi sulla terra ventottomila chilometri di frontiere e il 10% delle attuali è successivo al 1990. Oggi esistono 323 frontiere terrestri su circa 250mila chilometri. Il continente europeo conta circa cento frontiere per una lunghezza di 37mila chilometri. La frontiera più antica risale al 1278 tra Andorra, Francia e Spagna. La più lunga, 8991 chilometri, delimita Canada e Stati Uniti. La più attraversata è quella tra Messico e Stati Uniti con 200mila persone al giorno.
LA MAPPA
Fatland ha disegnato e percorso un’altra strada, che assomiglia alla costruzione di un sogno realizzato dalla stessa autrice: camminare su una grande carta geografica da Nord a Est. In 259 giorni di viaggio ha visitato 14 Stati, dal Mar Caspio alla Corea del Nord, risalendo i 60.932 chilometri della linea di confine che delimita l’immensità della Russia.
L’itinerario affascinante vissuto è diventato una pubblicazione dal titolo La frontiera Viaggio intorno alla Russia (Marsilio, 662 pagine, 21 euro, traduzione di Sara Culeddu, Elena Putignano e Alessandra Scali), che riprende le suggestioni del libro precedente, Sovietistan: un’esplorazione dello spazio bianco nato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Fatland ha osservato sul campo l’esito geografico e culturale di venticinque milioni di russi, e persone madrelingua russe, ritrovatesi fuori dal territorio russo. Duecento gruppi etnici vivono oggi dentro la Federazione russa, dagli allevatori nomadi di renne nel permafrost siberiano agli elleni del Ponto sulla costa fertile del Mar Nero.
«Quello russo non è solo un confine molto lungo, è il più lungo del mondo: si estende per oltre sessantamila chilometri. Per capirsi: la circonferenza terrestre ne misura 40.075. Quasi due terzi del confine russo corrono lungo la costa, da Vladivostok a est fino a Murmansk a ovest: un’area immensa, quasi disabitata, per lunghi periodi dell’anno ricoperta da ghiaccio e neve. Questo tratto di costa è stata una delle ultime regioni della terra a venire esplorata e mappata», scrive Fatland.
Il libro mescola diversi generi, perché è contemporaneamente reportage narrativo e saggio storico con la capacità divulgativa di affrontare passaggi geopolitici non semplici. Fatland, che conosce bene la lingua russa e ha fatto la tesi di dottorato a Beslan, ha viaggiato a bordo di aerei a turboelica, treni, cavalli, autobus senza farsi mancare le renne.
L’OBIETTIVO
Nell’immaginare la traiettoria degli spostamenti, l’antropologa è partita da un desiderio: raccontare mondi lontani come la Corea del Nord rispetto alla sua Norvegia, che negli ultimi cinquecento anni è l’unico paese tra quelli confinanti con la Russia a non essere stato in guerra o invaso. Oggi la demarcazione intercoreana è l’ultimo vero Muro di Berlino esistente al mondo, perché è stato ideato per impedire alle persone di uscire. La frontiera intercoreana svolge la medesima funzione politica e istituzionale: esiste per impedire alla popolazione di andarsene. Allora Fatland ha deciso di entrare in Corea del Nord, fingendosi una turista. Il confine tra Corea del Nord e Russia misura solo diciannove chilometri, ma è il paese sul quale ha esercitato l’influenza più forte. Dalla capitale Pyongyang, Fatland si è mossa in altre aree mostrando luoghi e volti delle persone che associamo unicamente all’oppressione di una dittatura.
Fatland ha superato a bordo di un minibus la terra di nessuno sul confine tra Cina e Kazakistan, ricco di petrolio, gas naturali e minerali preziosi, dove si è soffermata. La ricercatrice spiega bene come tutte le frontiere siano artificiali, poiché sono definite dagli uomini. Cina e Russia hanno impiegato quarant’anni a dividersi 2444 isole fluviali.
IL CROCEVIA
Per comprendere la nuova via della Seta è decisivo il crocevia infrastrutturale del Kazakistan, ancora alle prese come molti vicini con il processo culturale di decolonizzazione. Insieme alla Mongolia, è uno dei due paesi più grandi al mondo privi di sbocchi sul mare: è un vasto spazio naturale di transito. Il Kazakistan mira a essere il ponte tra l’Europa e l’Asia. Il 60% del volume di merci che arriva dalla Cina all’Europa su rotaia tocca il suo territorio.
In Mongolia, che sembra un paese indistruttibile, ma in realtà è politicamente ed economicamente fragile, Fatland si è messa sulle tracce dei cacciatori di fortuna. La Mongolia, che vive sospesa tra le tradizioni ancestrali dei nomadi della steppa selvaggia e la modernità violenta della capitale Ulan Bator, possiede le miniere d’oro e di rame fra le più grandi al mondo con la manodopera al costo più basso. La corsa alle terre rare come quella all’Artico, in cui la Russia recita un ruolo da protagonista, è la sfida del nostro tempo.
IL CONFLITTO
Il libro ha anche una dimensione politica, portando il lettore nel cuore del conflitto ucraino che tocca l’Europa e i rapporti con la Russia. Proprio in Ucraina si è rotto lo status quo frontaliero europeo. Fatland ha varcato il pericoloso confine della Repubblica popolare di Doneck, la più giovane repubblica secessionista al mondo, dando la misura esatta del senso e del peso delle frontiere per la Russia immaginata da Vladimir Putin, a trent’anni di distanza dalla caduta del Muro di Berlino e dell’impero sovietico.