Il Sole 24 Ore, 16 febbraio 2020
Trump non mette altri dazi sui nostri prodotti
L’Italia esce indenne dalla revisione della lista dei prodotti soggetti a dazi che gli Stai Uniti avevano emanato lo scorso ottobre. È stato insomma scongiurato il rischio che la nuova lista potesse estendersi ad altri importanti settori del nostro export agroalimentare, in primo luogo il vino, l’olio extravergine di oliva e la pasta, che avrebbero allargato la fetta delle nostre merci colpite di altri due miliardi di euro.
Dopo la decisione di venerdì notte, continueranno invece ad essere applicati i dazi americani al 25% imposti lo scorso ottobre su una serie di prodotti, la maggior parte dei quali appartenenti al settore agroalimentare, tra cui molti formaggi – Grana padano e Parmigiano reggiano in testa – salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori.
A tirare il sospiro di sollievo maggiore è senz’altro il comparto del vino, per il quale gli Stati Uniti sono il primo mercato estero e dove l’export 2019 ha raggiunto quota 1,75 miliardi di euro. «È la notizia più bella che potesse arrivare alla vigilia della nostra anteprima», ha detto il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi. «Abbiamo scongiurato un rischio che avrebbe creato non poche ripercussioni sulle nostre imprese vitivinicole, come sta invece accadendo per i cugini francesi, i cui vini sono stati inseriti a ottobre nella lista», ha ricordato Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza Cooperative, che rappresenta alcuni dei più grandi gruppi vinicoli italiani come Cantine Riunite e Caviro.
La battaglia però, per l’agroalimentare italiano, non è finita. Pur plaudendo alla decisione Usa di non allargare la platea dei prodotti agroalimentari colpiti dai dazi, il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio ricorda che «i formaggi, gli aperitivi, i liquori e alcune lavorazioni del suino sono ancora purtroppo dentro il perimetro colpito. Tuttavia i nostri prodotti hanno tenuto: nonostante le imposizioni daziarie già applicate, l’export made in Italy ha fatto registrare un +11% nel dicembre 2019 rispetto al dicembre 2018».
Di diversa opinione la Coldiretti: «Nei due mesi successivi a ottobre le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono crollate rispetto all’anno precedente del 54% a novembre e del 43% in dicembre. Occorre attivare al più presto aiuti compensativi ai settori che restano colpiti e che per l’Italia rappresentano in valore più del 10% del totale delle esportazioni verso gli Usa». Anche per il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, lo scampato pericolo è solo momentaneo: «Come sosteniamo da tempo, occorre avviare un negoziato diretto con gli Usa per raggiungere un nuovo accordo commerciale, che metta fine a tutte le tensioni in atto».
Nell’occhio del ciclone, oltre ai formaggi italiani, sono rimasti poi anche gli aperitivi e i liquori, il cui fatturato nel mercato Usa, dall’entrata in vigore dei dazi, «è diminuito in media del 35% – fa sapere Micaela Pallini, presidente del Gruppo spiriti di Federvini -. Stiamo assistendo a un progressivo calo della marginalità delle vendite poiché le aziende si sono dovute far carico di riassorbire parte dei dazi, a discapito soprattutto delle imprese medio-piccole che costituiscono buona parte del tessuto produttivo».