Il Sole 24 Ore, 16 febbraio 2020
I danni per un camion fermo da un mese
«Quando si sblocca la situazione? Non lo so. Il camion è fermo da un mese e mezzo. Con costi di almeno mille euro al giorno. In più gli indiani minacciano di chiederci danni per ritardi nell’avvio della produzione». Alfredo Cerciello, Cfo e vicepresidente di Nordmeccanica – multinazionale italiana delle macchine per packaging con sede a Piacenza e clienti nel mondo – è quasi rassegnato. Il camion per il trasporto eccezionale di uno dei macchinari solvent free destinato al polo produttivo in Nigeria di un grosso cliente indiano è fermo da oltre un mese sull’allacciamento tra la A10 e la A26, all’altezza dello svincolo di Genova Voltri. Mancano pochi chilometri per raggiungere il porto di Genova. Sembrava fatta. Poi lo stop del titolo autorizzativo a proseguire. Probabilmente, ha visto la propria nave salpare.
Ciò che scoraggia è l’impotenza. «Contattiamo quotidianamente la società Autostrade – ha proseguito Cerciello – ma non riusciamo a capire quando il carico sarà sbloccato. Siamo partiti muniti di regola permesso, poi, nel corso del viaggio, il camion è stato bloccato. Rischio pioggia, ci era stato detto. Però poi la pioggia è finita e il camion non ha ancora avuto l’autorizzazione a partire. Evidentemente nessuno si prende la responsabilità di far passare questi trasporti pesanti e voluminosi su strade e cavalcavia non dotati delle necessarie valutazioni. Così noi andiamo incontro a un doppio danno».
Perchè il danno è sì economico, ma anche d’immagine. «Certo, ci sono i costi di giacenza e del trasporto via nave che è saltato – ha proseguito Cerciello – le lettere di credito per spostare tutti i pagamenti con i costi bancari a nostro carico. Ma se da un nostro macchinario dipende l’avvio di una produzione che quindi il cliente finale non può avviare, dobbiamo anche far fronte alle richieste di danni. E quel che è più grave è il danno reputazionale. Dobbiamo spiegare a indiani, cinesi, russi che i carichi eccezionali non possono transitare sulle autostrade italiane. Faticano anche a credermi». E non è l’unico caso, spiega Cerciello: «Un precedente trasporto eccezionale, solo per arrivare in Germania, ci ha messo 15 giorni. Destinazione finale, San Pietroburgo».