Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  febbraio 15 Sabato calendario

Il torneo letterario di Robinson prende il via

Mi sono sempre piaciuti i tornei, e mi sono sempre piaciuti anche i libri, sicché una trentina d’anni fa, quando dirigevo Il Venerdì, organizzai un torneo di libri col sistema di far leggere due libri ai lettori e di obbligarli poi a dire quale dei due preferissero. Era in definitiva un modo per far disputare ai due libri una partita, in cui i punti ( i gol) erano dati dalle preferenze dei lettori. Perciò: libro A contro libro B, cinque lettori-giurati, tre votano per A, due per B, vince A per 3 a 2. Puerile? Cretino? Chi lo sa. Però divertente. Facendo giocare, con lo stesso sistema ma con giurati diversi, una partita anche al libro C e al libro D, e risultando vincitore, per esempio, il libro C, si potevano poi mettere a confronto il libro A, vincitore della prima partita, con il libro C, vincitore della seconda partita, e affidare a una terza giuria di lettori questa finale. Trent’anni fa avevamo chiamato questo torneo " Wimbledon", perché il sistema era identico a quello dei tornei di tennis: confronti diretti, eliminazione dei perdenti, nuovi confronti tra i vincitori fino ad arrivare a un vincitore finale del torneo, quello che aveva battuto ed eliminato tutti. Gianni Clerici, che con i suoi libri partecipò a quei Wimbledon letterari, mi ha da poco mandato il suo Diario di un parroco del lago, bel romanzo Mondadori, con la dedica: «Caro Giorgio, mi ostino a tentare l’ammissione a Wimbledon » . Wimbledon, anche nella sua versione letteraria, è infatti un torneo molto duro.



Il nuovo torneo
Il direttore Carlo Verdelli ha dunque deciso di riesumare quel vecchio giochetto e di riscaldare l’ambiente facendo scendere in campo, per primi, gli scrittori della nostra giovinezza. Dico " nostra" e intendo di " noi vecchi", gente che sta intorno ai settanta e ha passato gli anni belli della vita leggendo Moravia, Calvino, Guareschi, Primo Levi eccetera. O gente un po’ meno vecchia, che s’è divertita con Camilleri e Umberto Eco. Senza farla troppo lunga, troverete rappresentati nella pagina successiva i 32 prescelti, inseriti nel tabellone del nuovo torneo, che potremmo chiamare — per distinguerlo dal vecchio e dal Wimbledon vero — con il nome di " Wimbledone". Tabellone opinabile, opinabilissimo, e che noi stessi siamo in grado di contestare: dov’è finito Malerba? E Delfini? E Bufalino? E Alba de Céspedes, Gianna Manzini, Pomilio, Tomizza, Zavattini, Ottieri, Mario Soldati, Lalla Romano, Balestrini, Consolo? Amici miei, dovevamo scegliere, e rassegnarci all’errore e alle critiche. Ed ecco quindi i 32 che sono usciti fuori alla fine di discussioni con i vertici delle pagine culturali di Repubblica che hanno sfiorato la rissa, perché in queste cose non c’è mediazione possibile, e voglio ricordare che Bergman, trovandosi alle prese con due personaggi che non erano d’accordo sull’esistenza di Dio, li mandò in un bosco a fare a pugni perché si capisse una volta per tutte chi aveva ragione e chi no, e cioè, a suon di cazzotti, se Dio esisteva oppure no. Fare la lista dei 32 della nostra giovinezza non è così diverso, alla fine, dalla decisione da prendere intorno all’esistenza di Dio.


Il tabellone
Chi se ne intende, vedrà subito che abbiamo adottato, in qualche modo, il criterio delle " teste di serie". C’è sembrato che meritassero i primi due posti Calvino e Primo Levi, senza con questo voler dire che Tabucchi e Landolfi occupano gli ultimi. Ma insomma: ci figuriamo che Fruttero e Lucentini, Sciascia, Gadda e Carlo Levi facciano, nel prosieguo, un minimo di strada. E anche Moravia e Morante, che abbiamo volutamente messo uno contro l’altra, perché questo dubbio blasfemo — su chi dei due debba essere considerato più grande o meno piccolo — ce l’abbiamo sempre avuto. E anche Bassani contro Gadda è piuttosto stimolante: meglio la scrittura cristallina del Giardino o le acrobazie stilistiche, spinte talvolta fino al limite dell’oscurità, del Pasticciaccio? A guardar bene, ognuno dei sedici piatti ha le sue spezie.


Trent’anni fa

Trent’anni fa disputammo quattro grandi tornei, detti " Superwimbledon" e dedicati ai romanzi o ai simil- romanzi usciti l’anno prima. Vinsero: 1988 — Leonardo Sciascia, Porte aperte 1989 — Gesualdo Bufalino, Le menzogne della notte 1990 — Luca Canali, Segreti 1991 — Sebastiano Vassalli, La chimera La tecnica di far giudicare i libri ai lettori divise allora (e siamo sicuri: dividerà anche oggi) il mondo della cultura. Franco Cordelli ci scrisse una lettera in cui sosteneva che i giudizi del " lettore comune" erano del tutto privi di interesse. Sciascia soffrì del suo primo posto: «Ogni specie di agonismo, di gara, di gioco in cui si può vincere o perdere mi suscita sempre disagio. Quando, da bambino, giocavo a carte — il sette e mezzo in famiglia o col vicinato — mi dispiaceva perdere, ma il vincere mi dava maggiore disagio, quasi il senso di rubato... » . Vincenzo Consolo si schierò invece con noi: « Un confronto con i concorsi letterari seri? Perché, esistono concorsi letterari seri? » . E perfino Roberto Calasso: « Mi piace l’idea che a giudicare siano lettori non professionisti. E mi piace la totale passività degli autori giudicati » . Cioè gli editori e gli autori, come si vedrà in seguito, non solo non possono avere alcuna influenza sui giurati — che non conoscono e che non si conoscono neanche tra di loro —, ma non possono nemmeno decidere se concorrere o no: uno che manda libri in negozio perché siano venduti deve infatti per ciò stesso rassegnarsi, fin dall’inizio, al giudizio del pubblico.