la Repubblica, 15 febbraio 2020
Storia dei fratelli Ricci
Secondo una ricerca dell’Università di Padova, i gemelli interagiscono già nel ventre della madre, a due settimane dal concepimento. Sabato scorso, a Perugia, Matteo Ricci, 25 anni, centrocampista, ha segnato su rigore a fine primo tempo il vantaggio dello Spezia con un destro sulla sinistra del portiere. Poco più di mezz’ora dopo, altro penalty, che è toccato però a suo fratello Federico, mancino, attaccante, che ha firmato il 3-0 finale con un rasoterra sulla destra del portiere. Speculari. Matteo e Federico, nati il 27 maggio del 1994, gemelli in gol nella stessa partita e con la stessa maglia, trascinando al secondo posto in Serie B lo Spezia, che oggi affronta l’Ascoli.«Abbiamo cominciato nel Morena, la squadra di Roberto Muzzi. Romani, romanisti. Io su una fascia, Matteo dall’altra parte», comincia Federico. Divisi, inseparabili. «A 11 anni siamo arrivati nella Roma. Io avevo una buona visione di gioco, Federico invece è sempre stato più rapido, reattivo. Allora lui davanti, io in mezzo», spiega Matteo. Con la Primavera giallorossa hanno vinto una Coppa Italia e una Supercoppa. Nel 2013, sempre insieme, in ritiro a Brunico con la prima squadra. «Rudi Garcia mi ha detto che avrei potuto essere utile», ricorda Federico, che arrivò a debuttare contro l’Atalanta, quattro presenze in A alla fine. «Io invece dovevo fare i conti con un super centrocampo: meglio andare in C, al Grosseto. Finalmente il calcio vero, professionistico. E poi volevo diventare indipendente, lontano da casa», sorride Matteo. Senza di lui, Federico s’incupisce un po’: «All’inizio è stata dura: a Trigoria da solo, a casa con mamma e papà ma senza lui». Il letto vuoto, nella stanzetta condivisa per 20 anni, col poster di Totti, gli articoli e le foto dei “favolosi gemelli Ricci”.
Due gocce d’acqua. Fuori dal campo, identico “chiodo” in pelle. Per fortuna uno indossa la felpa nera e jeans scuri, l’altro chiari con felpa bianca. «Al mattino guardo cosa s’infila lui, e cambio. Per aiutare gli amici a distinguerci», se la ride Federico. Spesso ci gioca su: «Quando ero al Crotone, convinsi Matteo a presentarsi con la mia tuta a un allenamento. Juric non si è accorto di nulla». Il 18 novembre del 2018 erano già andati in rete nella stessa partita, ma da avversari. Federico giocava nel Benevento, Matteo nello Spezia che vinse 3-1. E quest’estate durante le vacanze a Mykonos ha finalmente convinto il gemello a raggiungerlo in Liguria. Chi guadagna di più? «Federico. Ma poi tocca sempre a me pagare, quando ceniamo fuori». A luglio, il primo allenamento di nuovo insieme. Dopo 7 anni. «Che emozione». Vivono nella stessa casa, nel centro della Spezia. «È stato come tornare indietro nel tempo. All’inizio bellissimo. Poi per un paio di mesi non l’ho sopportato più, forse perché la squadra non girava bene», racconta Matteo. «Eravamo nervosi. Ci siamo parlati, per la prima volta da adulti, senza tenerci dentro nulla. E tutto è stato di nuovo perfetto». Dicono che i gemelli provino gli stessi sentimenti, anche a distanza. «Non ci credo. Però, ora che ci penso, abbiamo lasciato le rispettive fidanzate nel marzo scorso. Tutti e due dopo 5 anni di fidanzamento. Strano».
La lista di gemelli nel calcio ricorda René e Willy Van de Kerkhof nell’incredibile Olanda degli Anni 70, Frank e Ronald de Boer al Barcellona, Antonio ed Emanuele Filippini quasi sempre insieme tra Brescia, Lazio e Livorno, Cristian e Damiano Zenoni all’Atalanta e in Nazionale. Cristiano Del Grosso ha giocato con Federico nel Giulianova, José Maria Callejon con Juanmi nelle giovanili del Real Madrid, Danilo D’Ambrosio con Dario nei vivai di Salernitana e Fiorentina. «Sarebbe bello continuare insieme nello Spezia, magari in A. La cosa più bella è sempre tornare a casa da mamma e papà, appena possibile. E dividere la nostra cameretta». Il poster di Totti è ancora lì. «Quando giocavo insieme a Francesco, non avevo il coraggio di parlargli. Che campione. Il mio idolo», fa Federico. «Sì, però anche De Rossi…», dice Matteo. Divisi, inseparabili. Gemelli.