la Repubblica, 15 febbraio 2020
Quarantacinque sterline per un Van Gogh
Un Van Gogh originale per 45 sterline. Il prezzo di un bel weekend nella swinging London. Era la fine degli anni Sessanta e quel capolavoro ignorato del genio olandese spuntava fra la paccottiglia di un mercato delle pulci a Belsize Park, dove lo scovò un passante con l’occhio aguzzo. Oggi è quotato 15 milioni di euro ed è tornato su piazza dopo una lunga giostra di proprietà che lo ha visto viaggiare dal Regno Unito agli Stati Uniti. E ritorno. A pochi giorni dall’inaugurazione del Tefaf di Maastricht (dal 7 al 15 marzo), la fiera d’arte antica più prestigiosa del mondo, che impone al gotha del mercato antiquario di giocare le sue carte migliori, l’annuncio della presenza di un pezzo raro di Vincent sta rimbalzando sul web, complice la ricostruzione certosina di tutta la vicenda scovata da Martin Bailey, giornalista investigativo per The Art Newspaper e specialista di Van Gogh.
La galleria londinese Dickinson tenterà così il colpo grosso calando un asso dalla storia rocambolesca. Paysanne devant une chaumière (Contadina davanti a un casolare) risale all’estate del 1885, quando l’artista viveva coi genitori a Nuenen, nella regione del Brabante, ed era affascinato dalle linee morbide dei pittoreschi cottage contadini dai tetti in paglia che punteggiavano la campagna. Premessa felice alle sue ricerche mature in Provenza e a Auvers. Più grande (oltre un metro di larghezza) rispetto alle opere dello stesso periodo, il quadro è uscito dalle mappe della biografia del pittore prestissimo, perché Vincent lo consegnò ancora bagnato al suo fornitore di cornici, tale Wilhelmus Leurs a L’Aia, sperando di saldare col cambio i suoi debiti per gli acquisti di tele e colori, e accettando l’invito del negoziante a esporre l’opera nella sua vetrina. Questo spiegherebbe la presenza della firma piuttosto evidente nell’angolo in basso a sinistra, pensata per essere notata dai turisti.
In una lettera al fratello Theo, l’artista scrisse: «Leurs vuole che invii alcuni quadri prima possibile perché ci sono molti stranieri in città». È verosimile che un acquirente britannico lo abbia acquistato come souvenir dal corniciaio per portarselo a Londra. Se così fosse, questo “antico” paesaggio olandese sarebbe il primo dipinto in assoluto venduto da Van Gogh. E anche il primo ad aver attraversato la Manica in tempi non sospetti, quando il nome del genio era pressoché sconosciuto. Da qui in poi la vicenda si complica. Passato dal proprietario originale – quello che era tornato dall’Olanda con la tela sotto il braccio – a un commerciante di mais di Billington, rimase appeso in un vivaio per qualche tempo, finito in soffitta e dimenticato per vent’anni. Rispolverato da un erede del fattore, consegnato a un’asta campestre fra pecore e attrezzi agricoli, finì nelle casse del mercante di anticaglie che lo portò all’emporio dei ninnoli di Belsize Park. Fu allora che apparve il giornalista italiano Luigi Grosso; all’epoca lavorava per la Bbc e coltivava in privato una passione per l’arte moderna. Colpito dalla somiglianza del dipinto con le opere di Van Gogh appena ammirate in una mostra alla Hayward Gallery, pagò le famose 45 sterline per incamerare il pezzo. Ottimo investimento. Lo studioso Alan Bowness, che insegnava al Courtauld Institute (poi nominato direttore della Tate), lo fece analizzare ai raggi x, scoprendo sotto la scena del cottage un’altra immagine, una figura di contadino identica all’aratore del 1884. Inconfutabile. L’opera venne autenticata anche dal Museo Van Gogh di Amsterdam e Grosso se la tenne per un paio d’anni, godendo del suo intuito fortunato, salvo poi affidarla a Sotheby’s che la impacchettò per un’asta di New York nel 1970.
Venduta per 110 mila dollari a un produttore cinematografico di Hollywood, tornò all’incanto nel 1983, fu battuta per 390 mila dollari e consegnata a un collezionista americano di origini cubane. Altro turnover, altra asta, altro collezionista. Stavolta di Montreal, che custodì il quadro fino al 2001, quando sempre Sotheby’s lo aggiudicò per quasi 2 milioni al proprietario attuale, che ha mantenuto però l’anonimato. Dagli scatoloni del bric-à-brac fino a oggi, la tela ha fatto la sua comparsa in una sola mostra pubblica, nel 2010 alla Royal Academy. «È curioso – spiega Emma Ward, amministratore delegato di Dickinson – che uno dei più grandi e migliori paesaggi di Van Gogh del periodo olandese, con una storia inglese alle spalle, torni adesso nei Paesi Bassi proposto da una galleria britannica». Corsi e ricorsi.
Sebbene la nuova quotazione per Maastricht non sia stata dichiarata, è ipotizzabile che la cifra si assesti sui 15 milioni di euro. Che, rispetto ai recenti record del vecchio Vincent (l’ultimo è un paesaggio del 1889 – l’anno prima della morte – da 81 milioni di dollari), sembrerà un affare. Pare che i musei di Amsterdam e di Otterlo non faranno offerte. Fuori budget. Si attende piuttosto un nuovo compratore privato o, magari, un exploit della National Gallery di Londra a cui mancano opere della stagione giovanile. Considerati i trascorsi del dipinto nelle campagne umide dello Staffordshire, sarà quasi un ritorno a casa. Chissà.