Corriere della Sera, 15 febbraio 2020
La super-barella per riportare in Italia Niccolò
«Sapevo che sareste tornati a prendermi». Niccolò lo dice sicuro, senza lacrime, ma con un gran sorriso. Guarda senza paura chi gli sta intorno dall’altra parte della lastra trasparente che lo isola dal resto del mondo, sulla barella in bio-contenimento dove è costretto a rimanere per tutto il volo che stamattina presto arriverà all’aeroporto militare di Pratica di Mare.
Il disagio c’è, inutile negarlo, al posto della mascherina ci sono misure decisamente più strette da rispettare, ma è più forte la felicità di poter riabbracciare genitori e amici. Anche perché, a parte l’isolamento, il 17enne di Grado, già bloccato due volte proprio al gate per Roma per un leggero stato febbrile nello scalo internazionale di Wuhan, è stato al centro di un caso che rischiava di diventare diplomatico. I ritardi nell’ok da Pechino, in via ufficiale per problemi nel trovare un corridoio libero per far atterrare un aereo italiano nel traffico imponente di velivoli adibiti ogni ora al soccorso della popolazione messa in ginocchio dal coronavirus, sembravano poter essere collegati anche all’irritazione cinese per il blocco dei collegamenti con l’Italia decisi dal governo nell’ambito dei provvedimenti di sicurezza anti-contagio.
Alla fine però, grazie anche a un delicato lavoro diplomatico, tutto si è risolto per il meglio: il ragazzo, ospite di un hotel della zona dell’aeroporto e assistito fino a ieri dall’ambasciata italiana, come richiesto dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, tornerà a casa. Le analisi hanno confermato per l’ennesima volta che lui non è positivo al Covid-19, ma che quel malessere che non andava via era solo una normale influenza.
I ritardi
Pechino ha tardato a dare l’ok: mancava un corridoio libero
per l’aereo italiano
«Sono sempre stato tranquillo, anche perché non ho mai avuto dubbi, ho capito subito quando me lo avete detto l’ultima volta, che sarebbe stata solo una questione di giorni e sareste tornati qui», dice al viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che ha deciso di recarsi ancora una volta di persona a Wuhan con un volo speciale dell’Aeronautica militare, così come aveva già fatto all’inizio del mese per riportare in Italia i 56 italiani che avevano fatto richiesta di rimpatrio e ora in quarantena nel centro sportivo della Cecchignola. Uno di loro, il ricercatore emiliano di 29 anni tuttora ricoverato allo Spallanzani, in buone condizioni, senza sintomi e senza febbre, è risultato positivo al coronavirus.
Da qui nuovi test periodici ai compagni di isolamento e la decisione di far viaggiare Niccolò in massima sicurezza, nel rispetto del protocollo sanitario che prevede, per proteggere anche il personale a bordo, il bio-contenimento fin dall’imbarco. «Ma sto bene, non ho più la febbre, sono felice di tornare a casa», dice ancora il 17enne, che da una vetrata dell’aeroporto della città epicentro dell’epidemia ha assistito al rullaggio del Boeing Kc 767 A dell’14° Stormo, decollato da Pratica all’alba di ieri.
Ma già prima dell’approccio alla pista di Wuhan, le autorità sanitarie cinesi avevano finalmente dato il via libera a Niccolò per l’imbarco, dopo che gli era stato negato quando lo avevano invece ottenuto i 56 connazionali e poi di nuovo, qualche giorno più tardi, al momento di salire a bordo del volo della Raf britannica che ha riportato sempre a Roma altri otto italiani, fra cui due neonati, tuttora in quarantena ma allo Spallanzani. L’Istituto per la cura delle malattie infettive e polo strategico per l’Italia nella lotta al coronavirus sarà anche la destinazione del 17enne che questa mattina, alle 6 circa, sarà accolto dai parenti, arrivati dal Friuli, e dal ministro Di Maio, che poi farà un punto con i giornalisti. Nel frattempo Niccolò sarà sottoposto a nuovi accertamenti medici nell’ambulatorio del 3° Stormo di Villafranca allestito in un hangar dell’aeroporto, prima di essere trasferito, sempre in isolamento, su un’ambulanza all’ospedale in via Portuense, dove rimarrà almeno fino alla fine del mese, anche lui in quarantena.