ItaliaOggi, 14 febbraio 2020
Periscopio
Che cos’altro si può essere in un paese come questo se non disperatamente conservatori? Guido Ceronetti, scrittore, Un viaggio in Italia, 1983
Il paté d’animo si fa con l’aiuto di una vostra assistente albina, frantumate con la roccia la cipolla nana fino a raggiungere la lacrimazione... Antonio Albanese, comico (Aldo Cazzullo). Corsera.
La folla si scandalizza perché gli steroidi fanno morire, non lo sanno, dunque, che bellezza e vita sono il contrario l’una dell’altra? Walter Siti, Il dio impossibile. Rizzoli. 2014.
L’attuale esecutivo non mi soddisfa per niente. È schizofrenico. Franco Rocchetta ex leader della Lega (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Un leader democratico dev’essere per forza populista. Il popolo non è sempre contro, è anche capace di vincere la Prima guerra mondiale. L’antipolitica è una stronzata perché la politica è necessaria come l’aria che si respira. Ernesto Galli della Loggia (Annalisa Chirico). il Foglio.
Martinazzoli offriva la solita aria assorta che tanti di noi gli hanno conosciuto. Era un bell’uomo che una leggenda voleva molto corteggiato dalle signore. Un dc beffardo l’aveva soprannominato «il Bel tenebroso con le mutande lunghe». Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli, 2012.
Marco Travaglio lo dice sempre che è colpa del Pd se c’è il governo Conte. È una tecnica, si chiama capro espiatorio. Funziona sempre bene. Un giorno, magari, riguarderemo cosa è successo negli ultimi quattro anni, dal 2014 al 2018, gli anni di Renzi, e forse scopriremo che avevamo il miglior governo della Repubblica italiana e che siamo riusciti (mi ci metto anche io) con il nostro fastidio e la nostra suscettibilità, a sminuirlo, ad aprire le praterie a questo nuovo nazifascismo targato M5s. Paolo Virzì, regista (Davide Allegranti). Il Foglio.
La mattina Michele Santoro scende dai Parioli, dove abita, e raggiunge l’ufficio in via delle Mantellate, a fianco del carcere romano di Regina Coeli. «Vedo le mamme in fila con i figli per mano, mentre aspettano di portare i bimbi a incontrare i loro padri detenuti, e ogni volta mi commuovo». Michele Santoro, conduttore tv (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Sono stato educato da una famiglia cattolica. I miei genitori erano entrambi maestri elementari. Ho avvertito la profondità religiosa di mia madre e il lato più razionalistico di mio padre. Dopo la laurea in pedagogia, Aldo Agazzi divenne uno dei maggiori pedagogisti italiani. La religiosità ha dato un senso alla mia vita, mentre la filosofia ha fornito quel rigore che solo il lavoro critico fa raggiungere. Evandro Agazzi, filosofo (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Non c’era verso di stemperare la delusione di un personaggio popolarissimo come Luciano Rispoli che la Rai radiò dopo la pensione. «Parliamo di Del Noce», dissi, per farlo sfogare. «Gli ho proposto una trasmissione sugli anziani che vivono con dignità il tramonto, Un bellissimo autunno. La Noce rifiutò». «Perché storpi il nome?». «È il figlio del grande Augusto Del Noce e mi imbarazza usare un cognome così fulgido per un dirigente ben pettinato, sola definizione che gli si adatti». «Ti sei rivolto ad altri per riallacciare con la Rai?», chiesi. «Ho parlato col direttore generale, Claudio Cappon. Mi ha detto: “Non mi intendo di programmi. Mi sono sempre occupato di siderurgia”». Un siderurgico guida la tv! Con questa Rai non posso avere rapporti”, rifletté sconsolato. «Il Cav è un fan del tuo impareggiabile garbo: “Rispoli è il mio conduttore ideale”, ha detto di te», gli ricordai. «Però, nemmeno lui mi chiama nelle sue tv», replicò. «Come lo spieghi?». «Berlusconi può dire bene di me, ma non crearsi per me un problema». Giancarlo Perna. la Verità.
Mia moglie aveva ereditato dal padre una piccola azienda meccanica. Pensò che poteva essere una buona base per partire. La verità è che i miei studi e i miei interessi andavano in una direzione diversa. Creai un piccolo laboratorio di attività galenica. Ci si arrangiava. Capitava che trasportassi sul tranvai la damigiana con gli ingredienti per preparare gli sciroppi. Con una piccola Balilla mi spingevo fino a Firenze per acquistare i preparati galenici necessari. Marino Golinelli, industriale e mecenate (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Pasquale Squitieri era uno che andava in tv e diceva cose pazzesche. Ci mise anni a trovare chi finanziasse Claretta. Ripeteva: ci sarà un cavolo di produttore che odia Cristaldi... Non mi stupisco che alla fine l’abbiano ucciso. Nel senso che la sua morte, due anni fa, è stata un trauma. Ma se non fosse stato per me, sarebbe morto anni prima. Perché gli avevano tolto non solo la pensione da senatore di An, una cosa che di questi tempi si può anche capire, ma pure l’assistenza sanitaria. Dopo una certa età infatti, in Italia non puoi più farti un’assicurazione medica. Terribile. Aveva un tumore, era senza un soldo e senza copertura, l’ho aiutato io. Lui era complicato, in lite con tutti. Qualcuno disse: va beh, ma chi se ne frega se muore... Una cosa inqualificabile. Era proprio preso di mira. Molti lo snobbavano. Per ragioni ideologiche. Claudia Cardinale Francesco Battistini (Corsera).
Nel 1958 con Tapùm, il primo film vero, sono finito a Cannes. Al liceo classico, studiando storia, ho capito che l’uomo non fa altro che costruire armi, e allora ho fatto il mio primo film su quello. Walter Alberti, direttore della cineteca di Milano, m’ha detto: c’è un festival di cartoni animati a Cannes, parallelo a quello grande, prova a mandarlo. Ho provato e l’hanno accettato. Bruno Bozzetto, disegnatore e regista di animazione (Paolo Di Stefano). Corsera.
Sono un privilegiato. Certo gli acciacchi avanzano, sono cieco e vabbè, qualche prezzo si deve pagare. Il cervello funziona, l’Alzheimer non mi preoccupa, lo temevo intorno ai 70 anni, ormai a 92 il pericolo è passato. Ma rabbrividisco all’idea di arrivare ai 100. Gesù! A un traguardo del genere si può arrivare solo come un lombrico superstite. Per fortuna c’è la famiglia: sono 61 anni che sto con la stessa donna, Rosetta, che se non la vedo per mezza giornata, mi manca e poi i figli, i nipoti. Andrea Camilleri, scrittore (Emilia Costantini). Corsera.
Due vecchie russe di Ukranska Bulova, racconta Mario Rigoni Stern, «saputo che ero italiano, mi indicarono col dito le galline. Beccavano il mangime in una delle nostre gavette. La presi, ci guardai dentro, mi sentii le gambe molli. Sul fondo c’era lo schizzo di un cuore con dentro una ragazza: era la gavetta del povero Marangoni». Gian Antonio Stella. Corsera.
Veltroni: residuato di sogni irrealizzati. Roberto Gervaso. il Giornale.