Il Sole 24 Ore, 14 febbraio 2020
Biografia di Dominic Cummings, il guru della Brexit
Secondo il Guardian, è «forse la figura politica non eletta più potente nel Regno», per i suoi amici è un «uomo del Rinascimento», per i nemici è un «politico privo di scrupoli ed esibizionista»: Dominic Cummings, nato 48 anni fa a Durham, è lo stratega e, di fatto, il capo dello staff del premier Boris Johnson, con potere di vita e di morte professionale sui funzionari di sua Maestà. Appena arrivato a Downing Street, ha licenziato e fatto accompagnare fuori dalla polizia la giovane consulente del Tesoro, Sonia Khan. Non era abbastanza leale ai nuovi inquilini del palazzo.
Cummings ha studiato nell’antica Durham School (fondata nel 1414) e all’Exeter College di Oxford ed è sposato dal 2011 con Mary Wakefield, giornalista dello Spectator, magazine di cui Johnson è stato direttore tra il 1999 e il 2005.
Quanto conti la sua influenza lo si è visto una volta di più ieri, quando ha ottenuto la testa del cancelliere dello Scacchiere, Sajid Javid, costretto alle dimissioni dopo aver perso lo scontro che ha per posta il controllo del ministero del Tesoro del Regno Unito.
Accanito detrattore dell’euro negli anni 90, consulente dell’ex ministro dell’Istruzione Michael Gove tra il 2007 e il 2013, Cummings sale definitivamente alla ribalta con il referendum sulla Brexit, nelle vesti di regista della vittoriosa campagna per l’uscita dall’Unione Europea. È in questa fase che il pensoso Dominic e l’esuberante Boris si conoscono e si legano: naturale che Johnson lo porti con sé, a dirigere le operazioni da Downing Street, non appena conquistata la guida dell’Esecutivo, nel luglio del 2019. Missione: dar seguito allo slogan coniato dallo stesso Cummings per le elezioni di dicembre, «Get Brexit Done». A ogni costo, anche spingendo Johnson a chiudere il Parlamento a ottobre per forzare un’uscita senza accordo, salvo schiantarsi contro la sprezzante bocciatura della Corte Suprema.
Raggiunto l’obiettivo (il divorzio si consumerà il 31 gennaio), lasciato ad altri il compito di negoziare l’accordo commerciale con la Ue, Cummings si è già imbarcato in una nuova impresa: riformare la pubblica amministrazione, redistribuire la ricchezza nazionale a favore delle regioni «rimaste indietro», posizionare il Paese sulla frontiera più avanzata della tecnologia.
Cummings è uno studioso di storia e un appassionato di scienza. Da sei anni affida le proprie riflessioni a un denso blog omonimo (dominiccummings.com), che ormai conterebbe più parole dell’Ulisse di James Joyce ed è diventato (ardua) materia di studio per analisti e commentatori. È da questo Zibaldone digitale che ha lanciato l’appello agli «strambi e disadattati» del Regno a unirsi a lui, per cambiare il Paese. Ha raccolto, tra le altre, l’adesione di Uri Geller, l’illusionista capace di piegare cucchiai con la forza della mente.
A Downing Street, Cummings guadagna poco meno 100mila sterline l’anno. L’eccentrico «Dom» (secondo i maligni, il suo guardaroba sarebbe peggiorato man mano che si avvicinava a Downing Street) non sfugge alla ferrea legge che vuole una grande donna dietro ogni grande uomo. Secondo alcuni, infatti, sarebbe la consorte Mary Wakefield la vera eminenza grigia, che muove le fila alle spalle dell’eminenza grigia.