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 2020  febbraio 14 Venerdì calendario

I conti di Air Italy

Poco meno di 400 milioni di perdite in due anni, di cui 18 milioni nel solo mese di dicembre. Oltre 42 milioni di euro di biglietti già venduti ai passeggeri. E uno sbilancio patrimoniale di almeno 53 milioni di euro, che anche al netto 24,7 milioni di debiti verso la controllante Aqa Holding fanno emergere un buco di almeno 30 milioni che mancano alla liquidazione "in bonis" di Air Italy promessa lo scorso 11 febbraio dalla compagnia.
Guardando i numeri presentati all’assemblea dei soci lo scorso 11 febbraio, appare evidente che Alisarda e Qatar Airways, che hanno garantito il pagamento di tutti i creditori, dovranno mettere nuovamente mano al portafoglio per mantenere quanto promesso. I 30 milioni che mancano – lo sbilancio patrimoniale al 30 novembre – sono infatti calcolati ipotizzando la continuità aziendale. Con la liquidazione, alcuni di quegli asset si deprezzeranno e il buco, inevitabilmente, si allargherà.
Un bel problema per i liquidatori Franco Lagro e Enrico Laghi, quest’ultimo commissairo di Alitalia e indagato per falso in atto pubblico per aver mentito al Mise. 
Air Italy aveva presentato un piano industriale aggiornato a giugno dello scorso anno, dopo aver accumulato perdite per 163 milioni di euro (su 283 milioni di di ricavi totali) nel 2018. Nei primi undici mesi al 30 novembre 2019 ha registrato una perdita netta di 210 milioni su un fatturato di 309,5 milioni. Un trend di perdite costanti, proseguito a dicembre quando la perdita è stata di altri 18 milioni. Nel frattempo Aqa Holding (51% Alisarda e 49% Qatar Airlines) ha si è impegnata per 240 milioni per garantire la continuità aziendale. A giugno 2019 i soci hanno rinunciato a 90 milioni di crediti per scongiurare l’abbattimento del capitale sociale.A dicembre hanno immesso altri 39 milioni, mentre alla fine di gennaio, a ridosso dell’assemblea, ulteriori 25 milioni di euro.
Le ragioni della debacle, spiegano gli amministratori, sono molteplici. Un mix di valutazioni errate e di eventi imprevisti. Le nuove rotte a lungo raggio non hanno dato i risultati attesi. La fine della convenzione per la continuità territoriale (persa in favore di Alitalia, vale 3 milioni per 11 mesi) a partire dall’aprile scorso. Altri 17 milioni sono i costi relativi alla messa a terra, per ragioni di sicurezza, dei Boeing 737 Max. Poi ci sono stati 6,9 milioni di costi «imprevisti» per il ripristino di vecchi B737 (6.9 milioni). Mentre 2,4 milioni sono serviti per parti e componenti di aerei. Inoltre, è stato aumentato per 17,7 milioni il fondo rischi per le controversie legali con i dipendenti dopo che una serie di sentenze hanno dato torto alla compagnia. Infine, anche il rischio cambio - che per una compagnia aerea è cruciale - è stato malgestito: con il deprezzamento del dollaro sono emersi altri 4,3 milioni di oneri aggiuntivi. Qualcuno ha sbagliato i conti, si direbbe.