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 2020  febbraio 14 Venerdì calendario

I guai dell’esercito tedesco

I ministri degli Esteri della Nato hanno deciso di proseguire la missione di addestramento dei soldati iracheni, ma il governo tedesco nicchia, accampa scuse. “Senza un invito da parte irachena non possiamo intraprendere nessuna guerra contro il terrorismo”, ha detto la ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer. Il motivo è semplice: l’esercito che ha tenuto in scacco il mondo, facendo dell’efficienza un marchio di fabbrica, è ridotto ai minimi termini. Basti pensare che per le esercitazioni chiede in prestito gli elicotteri all’Adac, il corrispettivo dell’Aci in Italia, in assenza di elicotteri da combattimento funzionanti. Ormai non sono solo le inchieste giornalistiche a mettere in evidenza le lacune nell’equipaggiamento, nei mezzi e di conseguenza nell’addestramento dell’esercito tedesco. IL GRIDO di allarme arriva direttamente dalle più alte cariche delle gerarchie militari. Due giorni fa l’ispettore dell’esercito, il tenente generale Joerg Vollmer, ha detto dalle pagine della S ü ddeutsche Zeitung che “il tallone d’Achille rimangono i materiali. Questo vale per la quantità, l’affidabilità e l’approvvigionamento tempestivo”. A mancare non sono solo zaini e scarponi, sono proprio i mezzi militari. E quando arrivano, dopo anni di ritardo, spesso e volentieri non funzionano. Facciamo qualche esempio: le Forze armate tedesche dispongono di 75 elicotteri multiruolo NH90, di questi 44 sono disponibili, ma in riparazione e appena 9 sono pronti per il volo, riferisce D er Spiegel. Un caso simile vale per gli elicotteri d’attacco Tiger dell’esercito: dei 53 consegnati, appena 36 sono disponibili e di questi solo 12 sono operativi. Da non dimenticare anche i carri armati Puma. In questo caso dei 284 mezzi acquistati, solo 191 sono disponibili ma appena 67 sono operativi. La scarsità dei mezzi è causa di addestramento insufficiente. L’estate scorsa un pilota da combattimento, Alexander T., ha confessato a Bild di non volare da oltre un anno e mezzo, ed è di giugno scorso l’ultimo incidente che ha portato alla collisione di due Eurofighter durante un addestramento in Meclemburgo. I militari e il ministero accusano l’industria della Difesa tedesca di trattare le Forze Armate di casa propria come un cliente di serie B e non “come il cliente premium” che meriterebbero di essere. 
“VORREMMO CHE la nostra industria fosse affidabile e servisse noi prima di tutto” ha detto Vollmer senza mezzi termini. L’accusa indiretta è che le grandi industrie tedesche servano in primis i clienti stranieri, per non perdere posizioni di mercato nella concorrenza internazionale, e invece mal ripaghino la fedeltà dei connazionali, costretti a rimanere in attesa con il portafoglio aperto. Ma l’industria non è l’unica causa del disastro in cui versa l’esercito tedesco. Un rapporto recente dell’incaricato del parlamento del controllo delle Forze Armate, Peter Bartels, ha puntato il dito sull’ipertrofia della burocrazia militare tedesca. “Non tutto deve essere testato, definito in modo astratto, riscoperto, assegnato, certificato e alla fine ordinato e adottato nelle forze armate dopo 15 anni”dice Bartels. Si può anche comprare “secondo il principio Ikea: trovi, compri e porti a casa”, aggiunge senza mancare di ironia il deputato socialdemocratico. In altre parole: è vero che quella militare è industria di prototipi, ma non esageriamo: non c’è bisogno di inventare da capo la ruota ogni volta.
ALLA LUCE di tutto questo, non è strano vedere temporeggiare la Germania di fronte alle richieste di Emmanuel Macron di un maggiore impegno militare tedesco nella zona del Sahel, dove i francesi combattono l’Isis. Se è vero che al momento la Germania è impegnata in 12 missioni militari nel mondo, in massima parte di addestramento, per prendere parte alla Task Force congiunta della Nato (VHR Joint Task Force) nel 2023 “alcuni articoli non saranno disponibili in tempo” ammette il tenente generale Vollmer e bisognerà, anche stavolta, chiederli in prestito.