la Repubblica, 14 febbraio 2020
Il muro di Modi
Sembra uscire da un Brecht inedito la notizia che il primo ministro indiano Modi sta facendo costruire un muro che “protegga” Trump dalla vista del degrado di Delhi e della sua moltitudine di poveri, durante il tragitto dall’aeroporto allo stadio dove si celebrerà un tripudio in stile Bollywood. Verrebbe da sperare in una fake news, tanto stupido e ipocrita (oltre che costosissimo) è lo stratagemma, ma pare proprio che sia tutto vero. Il potere ama il travestimento e con esso il nascondimento, l’imbroglio estetico a scopo autocelebrativo. Impossibile dimenticare, anche perché nel suo piccolissimo fu un capolavoro, i limoni appesi con lo spago con i quali Berlusconi fece guarnire, fuori stagione, alberi di limone durante il G8 genovese. Anche in quel caso sperammo inutilmente che fosse tutta una fake : i limoni e Berlusconi. Invece era tutto “vero”. Tutto si può occultare, tutto artefare, se si possiedono i mezzi, il denaro, la faccia tosta. Poi succede che la realtà, inevitabilmente, riprende fiato, riprende peso, riprende la scena. I muri si sbriciolano, i limoni fruttificano quando pare a loro, i poveri fanno breccia nei muri. Nella mia memoria familiare è vivissimo un aneddoto attribuito a una bisnonna nizzarda. A Cuneo doveva arrivare il Re. Qualcuno ebbe l’idea di rinchiudere nelle cantine gli scemi, i gozzuti, i freak, insomma gli sconvenienti. Ma le cantine hanno basse aperture sulla strada (si chiamano bocche di lupo) e pare che da lì, durante il corteo regale, i freak di Cuneo reclamassero i loro dieci secondi di gloria gridando forte, in piemontese stretto, «suma chi, maistà!». Siamo qui, maestà! Contiamo in un gemellaggio Cuneo-Delhi.