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 2020  febbraio 13 Giovedì calendario

LUCHERINATE D’AUTORE! - "LA DOLCE VITA NACQUE NON CON LO SPOGLIARELLO DI AICHE' NANA MA CON SYLVA KOSCINA. DOPO UN INCIDENTE LEI MI DICE: “NON CHIAMARE L’AMBULANZA, CHIAMA I FOTOGRAFI!”. UN DIVISMO ECCELSO, INARRIVABILE, SUBLIME" – "ANITA EKBERG? DICEVA SCEMENZE. LEI AMANTE DI FELLINI? SICURAMENTE DI UNA NOTTE. SORRENTINO È IL NUOVO FELLINI? NO, ASSOLUTAMENTE” – LA SCHIENA NUDA DELLA SCHIAFFINO -

IL 3 febbraio 1960 usciva il capolavoro di Federico Fellini La dolce vita. Si svolgeva in una Roma in bianco e nero, fatta di via Veneto, di scandali, di dive, di delitti, di grandi eccessi e locali notturni.

Oggi tutto questo non esiste più e mi faccio raccontare che cosa succedeva in quel periodo dal mitico Enrico Lucherini, il titolare del più grande e famoso ufficio stampa, l’uomo che in una notte di novembre del 1958, in un ristorante romano a Trastevere, vide la nascita del film. E che due anni dopo aiuterà Federico Fellini a lanciarlo.

Cosa è stato per te il film La dolce vita? «Il momento più importante dell’inizio della mia carriera. Questo lavoro, l’ufficio stampa, non esisteva in Italia. L’ho inventato io perché sapevo che in America c’era. E siccome ero un pessimo attore decisi di inventarmi la nuova professione: promuovere i film dell’epoca d’oro del cinema italiano. Sono stati dieci anni pazzeschi, gli anni più belli».

Cosa accadde quella famosa notte dove tutto ebbe inizio, al ristorante Rugantino? «Era il compleanno di Olghina de Robilant. C’erano tutti, da Anita Ekberg, che ballava su i tavoli a piedi scalzi, a Linda Christian. Attori e nobiltà, tutti insieme per questo compleanno. Io ero in cravatta nera e a un certo punto arrivò Aiché Nana, un’attrice turca, e durante la festa, incitata dai partecipanti, iniziò a fare uno spogliarello.

Uno strip-tease veramente innocuo, diremmo oggi: rimase in topless e mutandoni neri, poco sexy si direbbe adesso, ma fu subito scandalo. Era la prima volta che in un ristorante veniva fatto uno spettacolo di spogliarello. La cosa suscitò talmente tanto scandalo che intervenne la Polizia. Sequestrarono tutti i rullini ai fotografi presenti.

Tazio Secchiaroli mi disse di nascondere due rullini: “A te la Polizia non ti perquisisce, perché sei vestito elegante”. Io nascosi i rullini nelle mutande e uscii dal locale. La mattina dopo le foto dello spogliarello fecero il giro del mondo, erano su tutte le prime pagine. Era nata “la dolce vita”, anche se in un primo momento la chiamarono “Le scandalose notti turche”» .

Girava alcol o droga quella notte? «Alcol a fiumi, droga io non l’ho vista. Certo fu una notte molto bizzarra, la gente ballava sui tavoli, le attrici erano tutte ubriache, insomma una serata molto movimentata... Io ero accompagnato da Elsa Martinelli e ci divertimmo tanto, perché era una cosa nuova, sentivamo che qualcosa di grande stava per accadere».

La dolce vita era come nel film? «Sì, e molto di più. Nei locali di via Veneto potevi incontrare Ava Gardner con Walter Chiari, o re Farouk con la sua giovane fidanzata. Non ho mai capito perché tutti venivano lì, se era per la presenza dei fotografi o perché c’era veramente qualcosa di magico nell’aria. Tutto era elettrizzante, tutto era nuovo, tutto creava scalpore, scandalo e leggenda. Via Veneto era il centro del mondo.

Era come una passerella continua, oggi la chiameremmo un red carpet a ogni ora del giorno e della notte. I caffè erano frequentati da artisti e intellettuali e il tutto si fondeva in un glamour eccelso. Monica Vitti, Antonioni, Visconti, Zeffirelli, Rossellini, Tonino Guerra, Gassman li potevi incontrare a un tavolo che discutevano dei loro progetti o magari solo guardavano quel circo senza fine. Io giravo in tutti i bar, perché i tavolini di via Veneto sono stati le mie prime scrivanie di lavoro».

E Fellini? «Veniva poco, a lui piaceva farsi raccontare cosa succedeva a via Veneto. Anche Sophia Loren è venuta una sola volta: ha paralizzato il traffico».

Chi sono stati il re e la regina della dolce vita? «Tra gli italiani sicuramente i playboy, Gigi Rizzi e Gianfranco Piacentini. Tra gli stranieri la regina era Anita Ekberg: la si aspettava davanti all’hotel Excelsior e con lei eri sicuro di avere un titolo sui giornali. Una volta suo marito la schiaffeggia e lei scappa; racconto l’accaduto a Federico, ed è diventata ne La dolce vita la scena di quando Mastroianni la riaccompagna dopo il bagno nella fontana di Trevi. Fellini era un curioso. Quando mi ha chiamato per il lancio del film, neanche sapeva cosa fosse un ufficio stampa. Mi disse: promuovi questi momenti, il bagno nella fontana, lo spogliarello e la balena, la scena finale con Valeria Ciangottini. L’immagine di Anita nella fontana rimarrà per sempre nella storia del cinema».

Cosa succedeva nei night intorno a via Veneto? «Per prima cosa si andava a mangiare alla Taverna Flavia, dove già vedevi come iniziava la serata. Poi andavi a via Veneto e dopo nei night, al Pipistrello, al 54…Si beveva e si fumava tanto, si vedevano le attrazioni internazionali.Dopo l’uscita del film, tutti noi del cinema scappammo da via Veneto: arrivavano comitive di turisti da tutto il mondo, un vero inferno. Noi ci spostammo a piazza Navona».

La cosa che non hai mai detto su La Dolce Vita? Che secondo me nasce da un altro episodio, non con il famoso spogliarello. Eravamo a via Veneto, improvvisamente si sente un botto e vediamo un incidente tra due macchine. Io corro per vedere cosa fosse successo e mi accorgo che in terra svenuta c’è Sylva Koscina. Mi avvicino e le chiedo se ha bisogno di un’ambulanza. Lei apre gli occhi e mi dice: “Non chiamare l’ambulanza, chiama i fotografi!”, e sviene nuovamente. Ecco, lì in quel momento nasce la dolce vita, quella era la dolce vita. Un divismo eccelso, inarrivabile, sublime».

Dove incontravi Fellini? «Dentro Cinecittà aveva un appartamento che si era fatto costruire per quando girava, una casa pazzesca. Pensa che la strada del film, via Veneto, la fece ricostruire in un teatro di posa. Io andavo da lui e gli raccontavo cosa succedeva la sera in quella vera. Ho sempre pensato che lui si sia ispirato a una mia trovata per la scena della Fontana di Trevi. Avevo fatto la promozione per La notte brava di Mauro Bolognini, con la sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, un film con cinque attrici. Per lanciare il film le buttai tutte nell’acqua di una fontana a fare il bagno. Quando gli raccontai questo episodio, a Federico si illuminarono gli occhi».

Tu avevi letto la sceneggiatura del film? «No. Lui me la raccontava. Fellini non scriveva i copioni, ma solo appunti, e il più delle volte attrici e attori non capivano cosa dovevano fare. Per fare un film con lui dovevi lasciarti andare e farti accogliere fra le sue braccia, nel suo mondo.

Sai che il ruolo che fece Anouk Aimée lo offrì anche a Gina Lollobrigida, Silvana Mangano e Sophia Loren? Ma chi lesse il copione per loro lo rifiutò perché nessuno capiva di cosa si trattasse. Sul set, poi, tutto improvvisamente diventava magico, il suo mondo e le sue fantasie prendevano forma».

Una tua “lucherinata” a via Veneto, la più riuscita? «Con Rosanna Schiaffino, per promuovere un suo film: le faccio indossare un vestito accollatissimo davanti ma dietro con la schiena nuda profondissima, molto audace per l’epoca. I fotografi urlavano dallo stupore, ancora oggi mi ricordo i flash, un trionfo. Si faceva notizia con una schiena nuda, incredibile...»

Raccontami di Anita Ekberg. «Bellissima ma banale. Diceva solo scemenze. Nella scena della fontana lei entrò veramente senza gambali, da vera vichinga». Anita è stata un’amante di Fellini? «Sicuramente di una notte. Non penso che ebbero una relazione più lunga...»

Com’era Fellini nel privato? «Io sono stato più amico di Visconti, diciamo che la mia dolce vita l’ho fatta con Luchino, un uomo divertente, ironico. Federico era un curiosone, un affabulatore, un venditore di sogni sia nella vita privata che in pubblico». Secondo te perché La dolce vita non fu accolto bene a Milano? «Mah. Pensa che anche Rocco e i suoi fratelli fu accolto male. Una piazza difficilissima. Il cinema Capitol era una maledizione per le prime. Forse, nel caso del film di Fellini, c’era troppa attesa».

Paolo Sorrentino è il nuovo Fellini? «No, assolutamente. Non esiste un nuovo Fellini». Esiste una nuova dolce vita? «La dolce vita non tornerà mai più».