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 2020  febbraio 13 Giovedì calendario

«Salviamo la farfalla no Tav»

La farfalla che rischiava di fermare la Tav verrà salvata. A farlo sarà un corridoio ecologico che permetterà alla rara Zerynthia polyxena, una specie protetta a livello europeo, di spostarsi dall’area del cantiere di Chiomonte, in Val di Susa, dove la sua sopravvivenza sarebbe state messa seriamente a rischio dall’ampliamento del sito in vista dell’avvio dei lavori di scavo del tunnel di base, previsto per il 2022. La presenza della Zerynthia in Val Clarea, era stata segnalata tre anni fa dalla commissione tecnica dei comuni valsusini all’Università di Torino. Sembrava destinata a bloccare il cantiere, ma UniTo ha predisposto un progetto sperimentale per permettere alle crisalidi di sopravvivere.
Ieri mattina, infatti, sono cominciate le procedure per definire le occupazioni temporanee dei terreni interessati dal complicato «trasloco» del lepidottero. Il Consorzio Forestale Alta Val Susa ha individuato 45 lotti al confine tra Giaglione e Chiomonte, ma solo 28 proprietari hanno accettato l’indennizzo offerto da Telt, la società che si occupa della realizzazione degli espropri. Di fronte ai cancelli di Chiomonte si sono presentati in pochi, mentre un piccolo presidio No Tav ha protestato per tutta la mattinata contro gli espropri. La manifestazione, sorvegliata a vista da un imponente schieramento di carabinieri e polizia, si è svolta pacificamente e dalle prossime ore i terreni passeranno nella disponibilità di Telt. E ci rimarranno forse per 10 anni.
Contemporaneamente potrà partire il piano preparato dall’équipe di Simona Bonelli, docente di Zoologia e Conservazione degli Invertebrati al dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dell’Ambiente. Lo studio è iniziato due anni fa e la soluzione è quella delle «aree di sosta». In concreto, il consorzio Forestale Alta Valle Susa realizzerà un percorso attraverso il bosco, con 10 radure in cui sarà riprodotto l’habitat specifico per lo sviluppo di uova e larve di Zerynthia, con lo spostamento di circa duemila piante nutrici.
«L’obiettivo – spiegano i ricercatori – è permettere al raro lepidottero di unirsi a una seconda popolazione che vive nella zona, favorendo «una progenie più robusta e propensa al volo». Verrà creata anche un’area di salvaguardia all’interno del cantiere per assicurare la sopravvivenza almeno di una parte delle farfalle che non si allontaneranno. La prima fase si dovrebbe concludere prima della comparsa degli adulti del lepidottero, che vola solo per circa un mese nel periodo primaverile.
«Con questo intervento – sottolinea Bonelli —, l’isolamento che abbiamo osservato tra le popolazioni di Zerynthia sarà interrotto e le farfalle potranno formare un’unica popolazione più grande, geneticamente più eterogenea e in generale in migliore stato di salute. Un’operazione che non avremmo potuto realizzare se non si fosse superata la tradizionale impostazione delle opere di compensazione forestale, che prevede di realizzare semplici miglioramenti boschivi. Si tratta di una soluzione innovativa che garantirà la salvaguardia della biodiversità dell’area». Il movimento No Tav ha aspramente criticato il progetto definendolo molto rischioso e «realizzato su commissione». Secondo i ricercatori dell’Università di Torino, invece, il piano è stato ideato in modo da valutare i risultati di volta in volta e approntare ulteriori interventi nelle oasi a seconda delle necessità. «Il progetto è spalmato su 2 o 3 anni – conferma Bonelli —. E le risorse compensative non verranno investite completamente nella prima fase. Abbiamo fatto di tutto per migliorare queste aree, ma se ci fossero problemi possiamo intervenire in un secondo tempo con un nuovo ripopolamento».