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 2020  febbraio 13 Giovedì calendario

Intervista a François-Henri Pinault

François-Henri Pinault, presidente, ad e primo azionista di Kering, è fiducioso per il futuro a prescindere dagli effetti temporanei del coronavirus sui conti, che nel lungo termine non impediranno a Gucci e agli altri brand della maison, di continuare a crescere.
D’altronde il 2019 è stato un anno eccezionale nel quale il gruppo francese ha registrato una crescita del fatturato del 16,2% fino a 15,8 miliardi di euro con un utile operativo di 4,7 miliardi. E la voglia di continuare su questa strada è tanta, nonostante le notizie poco positive che arrivano dalla Cina.
Come è iniziato l’anno e quali sono gli effetti della paura legata al coronavirus sui ricavi di Kering?
«In realtà l’anno è iniziato benissimo, poi dopo il 24 gennaio c’è stata una brusca frenata nella Cina continentale, e qualche giorno dopo si è sentito l’effetto anche sulle vendite dei negozi in Europa e degli Usa. La nostra priorità resta la sicurezza dei dipendenti e dei nostri clienti. Le autorità hanno imposto la chiusura dei mall dove sono presenti la metà dei nostri negozi e abbiamo ridotto gli orari di apertura degli altri punti vendita. Come è successo nel 2003 con la Sars siamo fiduciosi di un pronto e veloce recupero delle vendite in futuro. I virus di questo tipo tendono a non essere più una minaccia con l’avvicinarsi dell’estate. Tutti i nostri marchi sono sempre preparati al piano B, che in Cina è già in atto, e ugualmente saranno pronti a cogliere le opportunità che si creeranno quando l’emergenza rientrerà».
Cosa avete fatto per limitare l’impatto del calo delle vendite sui conti?
« La nostra produzione per la maggior parte è basata in Italia, quindi abbiamo rallentato le collezioni legate tipicamente alla stagionalità e dirottato i prodotti che sarebbero stati destinati alla Cina nel resto del mondo. Inoltre abbiamo rinegoziato i contratti con i proprietari dei negozi che affittiamo in Cina, sospendendo alcuni degli investimenti in marketing e pubblicità».
Avete un’idea di come si possa tradurre in numeri l’effetto del virus?
«Al momento no, perché è troppo presto per azzardare una previsione. Detto questo resto ottimista e fiducioso per il gruppo e i suoi marchi, che hanno tutti una grande creatività e un buon ponteziale di crescita nel lungo periodo».
Gucci ha rappresentato il 61% dei ricavi e l’82% dell’utile operativo 2019 di Kering. Avete paura di essere troppo dipendenti da un solo brand, che peraltro è già cresciuto molto?
«No, crediamo che Gucci abbia ancora un ottimo potenziale e continuerà a fare meglio degli altri marchi del lusso. C’è spazio per aumentare i ricavi di alcune categorie di prodotti che abbiamo appena lanciato, come l’alta gioielleria, piuttosto che i profumi, dove crediamo che si possa fare ancora meglio. Guardando poi ad alcune metriche come la capacità di scala, la possibilità di fare vendite e promozioni incrociate, piuttosto che i ricavi per metro quadro, vedo interessanti prospettive. Nel 2019 i negozi di Gucci hanno fatturato 45 mila euro al metro quadro, mentre le migliori griffe del settore fatturano oltre 50 mila euro al metro quadro».
L’ultima collezione di Gucci è stata definita "meno barocca", è una scelta per intercettare un pubblico più ampio?
«Il direttore creativo di Gucci Alessandro Michele è libero di esprimersi come crede, e dopo il successo che ha registrato lo è ancora di più. L’ultima collezione ha avuto un’ottima accoglienza sia dalla stampa sia negli showroom, ed è un altro fattore che ci porta a essere positivi sul gruppo».
Non avete mai pensato di quotare Gucci separatamente da Kering?
«Assolutamente no, me lo chiede perché a differenza di altri gruppi ci chiamiamo Kering e non Gucci group, ma questo marchio è la nostra spina dorsale e non si può staccare la spina dorsale da un gruppo. Gucci ha ottenuto grandissimi risultati grazie a Kering, e tutti gli altri marchi del gruppo si ispirano e si misurano con Gucci in un ecosistema che stimola tutti a fare sempre meglio».
L’altra stella, Saint Laurent, ha superato due miliardi di ricavi, qual è il prossimo obiettivo?
«Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto su Saint Laurent e vediamo grandi opportunità di crescita: il primo traguardo sarà quello di portare il marchio sopra quota tre miliardi, e anche oltre. Abbiamo fatto grandi investimenti per rinnovare la metà dei punti vendita, e insieme all’ad Francesca Bellettini vogliamo sviluppare il prêt à porter: il 70% dei ricavi di Saint Laurent deriva dalla pelletteria, ma nel dna del marchio c’è l’abbigliamento e crediamo ci sia ampio spazio di crescita anche su altri prodotti come le scarpe».
Anche Bottega Veneta è tornata a crescere nel 2019, quali sono i progetti futuri?
«Siamo molto soddisfatti dei risultati di Bottega Veneta, e del lavoro fatto dal nuovo direttore creativo Daniel Lee. Nonostante il 2019 sia stato un anno di transizione e nonostante le difficoltà di Hong Kong, dove il marchio genera un decimo dei ricavi, siamo fiduciosi che la nuova squadra di manager e creativi abbia spazio per far tornare a crescere Bottega Veneta due cifre».
C’è spazio per nuove acquisizioni?
«La nostra priorità è la crescita organica, su cui abbiamo pianificato ingenti investimenti, tra cui quello per il lancio della haute couture di Balenciaga, griffe che nel 2019 ha superato ampiamente un miliardo di euro di ricavi. Tuttavia continuiamo a valutare anche possibili acquisizioni, c’è un team di Kering dedicato a questo guidato dal nostro direttore finanziario Jean-Marc Duplaix. Siamo sempre stati selettivi rispetto ai brand che abbiamo rilevato, e continueremo ad esserlo».
Si è parlato di un vostro interesse per Moncler…
«È un’azienda che conosciamo e con cui c’è spesso un scambio di idee. La voce è iniziata a circolare quando mi hanno visto seduto accanto a Remo Ruffini in occasione del Fashion Pact ma le assicuro che non c’è niente di concreto allo studio».
Kering è sempre stata attenta alla sostenibilità ambientale.
Quali sono i vostri obiettivi futuri?
«Entro il 2025 vogliamo ridurre del 40 per cento le nostre emissioni.
Abbiamo investito diverse risorse e ci siamo fatti aiutare dai migliori esperti sia per la scelta dei materiali sia per la riduzione delle emissioni. In Italia abbiamo costruito un polo logistico a Trecate che è uno dei più grandi impianti fotovoltaici a energia solare in Europa. Sarebbe impossibile per Kering progettare una crescita di lungo periodo senza considerare che per esserci bisogna anche essere sostenibili».