La Stampa, 13 febbraio 2020
Il diritto alla bestemmia
Bestemmiare è un diritto; sono vietati l’appello all’odio o l’attacco alla dignità delle persone, ma è legittimo criticare e mettere in caricatura le religioni. Così ha parlato Emmanuel Macron, riaffermando una di quelle leggi che costituiscono l’identità spirituale e culturale francese: il diritto di espressione senza limiti. Il presidente è entrato in questo modo in uno dei casi più sensibili di queste ultime settimane nella polveriera emotiva che è diventata la Francia. L’«affaire Mila», dal nome di una sedicenne dell’Isère, nella regione di Lione, che ha replicato su Instagram con un video all’assalto di un ostinato corteggiatore di origini musulmane. Il ragazzo l’accusava di essere razzista e islamofoba e lei gli ha risposto così: «Io detesto la religione, nel Corano c’è soltanto dell’odio, l’Islam c’est la merde… ecco quello che penso».
Appena apparso sui social il video della ragazza è diventato «virale» e Mila è stata bombardata di insulti e minacce di morte: duecento messaggi al minuto. La polizia ha dovuto scortare lei e famiglia, e Mila ha dovuto cambiare scuola. A rendere il caso più complicato, bisogna sapere che la ragazza è omosessuale. La storia ha così preso anche una piega omofoba: insultata come razzista e come «sporca lesbica».
Insomma un caso lacerante e capace di provocare divisioni contraddittorie. L’attacco all’Islam in quanto religione ha portato a Mila la simpatia dell’estrema destra però imbarazzata dalla sua simpatia per il movimento LGTB. Da sinistra è stato invece evidente l’imbarazzo a sostenere una ragazza che si era espressa in modo tanto radicale sulla religione perché ogni critica all’islam è equiparata ad un attacco intriso di razzismo nei confronti dei musulmani. Da almeno un anno, grosso modo dagli insulti in piazza dei gilet gialli al filosofo Finkielkraut, antisemitismo e islamofobia sono un altro degli eterni dibattiti francesi riaccesi in questo conflitto sociale che non si è certo spento con la momentanea fine degli scioperi per la riforma delle pensioni.
Nella babele di voci che si sono espresse sul caso c’è stata quella della ministra della Giustizia, Nicole Belloubet, che ha definito l’attacco alla religione un «attacco alla libertà di coscienza». Dichiarazione inesatta considerato che la legge francese dal 1881 ha abrogato il reato di «blasfemia» e politicamente inopportuna. Emmanuel Macron è stato così costretto a correggere la sua ministra e riaffermare il diritto alla libertà di espressione, come aveva fatto François Hollande dopo il massacro del commando islamista nella redazione di Charlie Hebdo, dodici morti per vendicare le vignette satiriche sul profeta Maometto.
Per quanto obbligato, con questo intervento Macron ha evidentemente voluto anche rivolgersi a quella parte di opinione pubblica che lo vede in difficoltà sulle riforme e la gestione della sicurezza. Il presidente ha più che mai bisogno di rassicurare sui fondamentali repubblicani, anche difendendo una ragazzina e le sue bestemmie.