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 2020  febbraio 13 Giovedì calendario

Con il Coronavirus stop all’import dei souvenir

Le chiama «cianfrusaglie». Sono i souvenir che da oltre 40 anni importa dalla Cina per rivenderli sul mercato italiano. Un business che ha permesso al trentino Franco Zambiasi di diventare uno dei principali leader del singolare settore. Che ora, col diffondersi del Coronavirus, ha subìto una brusca frenata. Al pari degli altri rapporti economici con Pechino.Zambiasi, 76 anni, è andato per la prima volta in Cina nel 1975. E da allora la sua Zambiasi commerciale, con sede a Lavis, in provincia di Trento, importa ogni genere di souvenir, «per molti dei quali abbiamo l’esclusiva in Italia». Tanto da riempire gli scaffali di un capannone di oltre 4 mila metri quadri.
L’imprenditore trentino aveva consegnato i nuovi ordini prima dell’avvento del Capodanno cinese. «Siccome lì si ferma tutto, ormai ci muoviamo in anticipo», ha spiegato. «Abbiamo imparato come fare dopo tanti anni di esperienza». Con l’allarme epidemia del Coronavirus Covid-19, però, la sua azienda si è fermata. E i container con i gadget provenienti dalla Cina sono bloccati nei porti. «Ne ho cinque fermi. La notizia è che il governo ha prolungato le ferie del Capodanno di un’altra settimana e sino a quel momento dalla Cina non si muoverà nulla».
L’export del Trentino verso la Cina vale circa 90 milioni di euro l’anno. Numeri che rischiano di assottigliarsi a causa del Coronavirus. La stessa cosa, e l’azienda di Zambiasi ne è un esempio, vale per il commercio all’ingrosso dell’import. «Temo che la situazione sia peggiore di quanto venga riferito pubblicamente dalle autorità e riportato dalla stampa», ha sottolineato l’imprenditore dei souvenir. «Per esperienza pluridecennale so che la comunicazione in Cina, anche di questi tempi, non è mai completa e affidabile. Oltretutto si sta verificando un altro fenomeno preoccupante: molti lavoratori delle imprese che sono occupati nelle città più industrializzate, dopo quanto è accaduto, non torneranno più al lavoro. Questo perché abitano in zone lontanissime dal luogo in cui sono impiegati».
Nel 2013 l’impegno nel mercato dei souvenir importati dalla Cina era valso al pioniere Zambiasi il riconoscimento di Grand’ufficiale. «Alla fine degli anni ’70 la Cina non era ancora aperta ai mercati occidentali, e questo mondo mi incuriosiva», aveva affermato all’epoca. Oggi, invece, il mercato cinese è tra i più ambiti. Ma c’è quello spettro del Coronavirus. «La Cina è un paese che sta crescendo e che ora offre possibilità di lavoro anche fuori dalle zone del commercio classico», ha detto ancora Zambiasi al quotidiano Trentino. «L’epidemia ha ingigantito questo fenomeno dei mancati ritorni e genererà ulteriori problemi e rallentamenti nella produzione. Trent’anni fa ricordo che fuori dalla fabbriche cinesi c’era la gente che dormiva nei cartoni pur di essere assunta. Ora trovare buoni operai non è più così facile. Questo comporterà forti rincari delle merci nei prossimi mesi». E anche lui, per il momento, ha deciso di rinviare il suo prossimo viaggio in Cina. «Dovevo partire tra pochi giorni, ma ora mi fermo: in questo momento è troppo rischioso andare laggiù».