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 2020  febbraio 13 Giovedì calendario

La passione di Renzi per gli sceicchi

L’inchiesta per bancarotta fraudolenta sull’Alitalia descrive il declino di una oligarchia cleptomane che sta distruggendo il capitalismo italiano. Ferma restando la sacra presunzione d’innocenza, contano i fatti e la foto di gruppo: ci sono proprio tutti tra i “volenterosi carnefici” dell’Alitalia. Con una menzione speciale per il più furbo di tutti (o il più sprovveduto), Matteo Renzi.
Partiamo dai fatti. Da almeno vent’anni anche i muri sanno che l’Alitalia non può stare in piedi in un mercato globale concentrato in pochi giganti in competizione feroce. Ma i soliti noti si sono affannati intorno al cadavere con terapie miracolose e improbabili guaritori. I politici (tutti, nessuno escluso) hanno fatto annunci mirabolanti e gli amici degli amici hanno succhiato miliardi pubblici in nome dei posti di lavoro (che si perdono lo stesso) e della “compagnia di bandiera che porterà in Italia anziché in Francia i turisti cinesi”.
Mentre facevano la festa alle casse dello Stato si sono pure fatti i selfie. Ecco Silvio Berlusconi che vince le elezioni del 2008 e dice che non si può dare l’Alitalia all’Air France, la salverà lui con i capitani coraggiosi: i Benetton, i Riva, i Marcegaglia. Il piano Fenice lo progetta Corrado Passera di Intesa Sanpaolo e lo affida a Roberto Colaninno, lo scalatore di Telecom Italia. Il capo dell’opposizione Walter Veltroni, inflessibile, nomina ministro ombra Matteo Colaninno, figlio, e si dà da fare per convincere la Cgil a dire sì. Il capo della Cgil Guglielmo Epifani dice sì, poi otterrà un seggio parlamentare nel Pd accanto a Colaninno figlio. Una mano lava l’altra e tutt’e due si fanno il selfie. Resta una domanda: quante centinaia di milioni hanno perso Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e le altre banche per correre dietro a piani di salvataggio (nella migliore delle ipotesi) demenziali?
I capitani coraggiosi riescono a far fallire la nuova Alitalia in soli cinque anni. Il 20 febbraio 2014, nel bel mezzo delle consultazioni per la formazione del nuovo governo, il premier incaricato Matteo Renzi corre nell’appartamento di Luca Cordero di Montezemolo per rassicurare lo sceicco Khaloon al Mubarak, capo del Fondo Mubadala, espressione del governo degli Emirati Arabi Uniti: il suo governo avrebbe confermato il via libera, già concesso dal governo Letta, alla cessione di Alitalia alla Etihad (#enricostaisereno). Selfie di Montezemolo: “È andata benissimo” e si mette alla cloche con gli amici di Etihad. Sbriciolato il record di Colaninno: la nuova Alitalia fallisce in soli due anni, anche se i magistrati sospettano che fosse già fallita di fatto dopo pochi mesi di spolpamento. Ma siccome i pm tendono al giustizialismo, ci teniamo buoni i due anni che per far fallire una compagnia aerea nuova di zecca restano un signor tempo cronometrico. Commento di Matteo Renzi: “Ci ha detto sfiga”. L’ha detto davvero, il 5 novembre 2019, e ha aggiunto fiero: “Ma in quella fase abbiamo salvato Meridiana con Qatar Airways”. Gli ha detto sfiga davvero perché l’altro ieri Meridiana, alias Air Italy, è fallita.
Ma Renzi non è sfigato e neppure porta sfiga come tutto lascerebbe sospettare. É che gli piace la generosità degli sceicchi. Quelli di Etihad gli hanno fornito il mitico aereo presidenziale mai usato, facendoselo pagare a peso d’oro dall’Alitalia (sfiga?) mentre la facevano fallire (sfiga?). E alla generosa famiglia Al-Thani del Qatar ha messo a disposizione la Sardegna intera con tanto di renzianissimo obbedientissimo governatore Francesco Pigliaru pronto per ogni evenienza su Costa Smeralda, ospedale Mater Olbia e Meridiana. Più veloce della luce, d’accordo con il ministro allora renzianissimo Graziano Delrio, ha colpito Ryanair per spingerla via dalla Sardegna dove disturbava il monopolio Alitalia. Che è fallita lo stesso, non per sfiga, l’avete capito.