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 2020  febbraio 13 Giovedì calendario

La virologa Ilaria Capua fa l’apocalittica

Per ridurre al minimo i costi umani e economici del coronavirus, prepariamoci al telelavoro di massa. Non è una battuta ma una proposta seria, che in diretta su La7 è stata fatta da Ilaria Capua. Purtroppo in Italia certe nostre eccellenze si tende sempre a distruggerle, e così per il grande pubblico Ilaria Capua rischia di essere soprattutto quella scienziata che dopo essere stato eletto deputato era stata costretta alle dimissioni da una campagna mediatica per un’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati di corruzione, abuso d’ufficio e traffico illecito di virus, che poi si è rivelata una colossale bufala. Virologa di fama mondiale, Ilaria Capua era colei che nel 2006 con la sua decisione di rendere di dominio pubblico la sequenza genica del virus dell’aviaria diede il via allo sviluppo della cosiddetta “scienza open-source”, anche promuovendo una campagna internazionale a favore del libero accesso ai dati sulle sequenze genetiche dei virus influenzali. Grazie anche al gesto di Ilaria Capua, l’Organizzazione mondiale della sanità, la Fao e l’Oie iniziarono a promuovere e sostenere meccanismi di condivisione più efficienti, la trasparenza dei dati ed un approccio interdisciplinare per migliorare la preparazione ad eventi pandemici. 

PRIVI DI ANTICORPI
Per questo la rivista Seed l’ha eletta “mente rivoluzionaria”, ed è entrata fra i 50 scienziati top. Quando ha rischiato di finire in un tritacarne all’italiana, nulla di più facile per lei che andarsene da Montecitorio sbattendo la porta, ad assumere la direzione di un centro di eccellenza all’Università della Florida. Insomma, Capua è una che di contagi se ne intende, come pochi altri al mondo. Va dunque considerata con la massima attenzione la sua asserzione secondo cui il coronavirus è «un’infezione provocata da un virus completamente nuovo, il quale non ha nulla che ferma la sua corsa, non esistono anticorpi, la popolazione è completamente scoperta». E ha anche dato in diretta una lezione, a partire dalla sua impressione «che sia stata fatta una grande confusione con questa faccenda dei portatori asintomatici». Come ha ricordato, «ogni malattia infettiva ha un periodo di incubazione, durante il quale il soggetto infetto non mostra sintomi. I sintomi si mostrano dopo che il patogeno ha fatto il suo primo ciclo di duplicazione e ha colonizzato gli organi che poi soffriranno per la sua presenza». Per essere ancora più chiara ha fatto l’esempio ulteriore dei bambini che si ammalano di morbillo. «Il bambino infetto va a scuola, ma non ha ancora l’eruzione cutanea. Torna a casa, ha un puntino. La mamma, se è intelligente lo tiene a casa; se invece se ne frega, lo manda a scuola. Ma tutte le malattie si sviluppano anche in fase presintomatica». Quindi è sbagliata l’idea «non mi posso contagiare da uno che non dimostra sintomi». L’influenza, ha ribadito, si può contagiare anche da qualcuno che non dimostri sintomi e diffondersii n modo più rapido. Ad esempio, con uno starnuto o un colpo di tosse. «Però quella persona è già infetta il giorno prima che inizi a starnutire. E se si ha un contatto ravvicinato con quella persona, quella persona può trasmettere l’infezione». Dunque, se si riducono le occasioni di contatto è meglio. Ma come si fa a bloccare l’economia? Standard & Poor ha appena stimato che il Coronavirus potrebbe far calare il Pil mondiale dello 0,3 per cento. 

RIMEDIO ALLA CRISI
Un effetto che si potrebbe far «sentire maggiormente sui settori esposti alle spese cinesi legate alle famiglie come il traffico aereo, gli aeroporti, i giochi, la vendita al dettaglio e le strade a pedaggio. Chiusure temporanee di impianti in Cina possono causare interruzioni della catena di approvvigionamento in alcuni settori, tra cui automobili, tecnologia e materie prime industriali». Come salvare, dunque, la capra della salute assieme ai cavoli della produzione? È questo appunto il senso della “modesta proposta” di Ilaria Capua: alle «aziende che hanno la possibilità di far lavorare con il telelavoro e che quindi possono aiutare il Paese a rispondere, qualora ci dovesse essere un contagio importante». Se «bisogna lasciare le persone a casa, perché bisogna cercare di evitare di alimentare il contagio, per piacere comincino a pensarci». «Questa non è una cosa che tra una settimana andrà via. Questa è una infezione che arriverà in Italia, farà il giro del mondo, combinerà dei guai importanti nei Paesi più poveri, e dunque bisogna organizzarsi».