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 2020  febbraio 12 Mercoledì calendario

Il mercato non risponde al telefono

Un giudice federale martedì ha dato il via libera alla più importante fusione di cui si discute negli Stati Uniti da due anni, quella tra T-Mobile e Sprint, che farà nascere il terzo gigante della telefonia mobile dopo Verizon e AT&T con 100 milioni di clienti. L’operazione è stata benedetta dall’Amministrazione Trump, ma portata in tribunale da una inedita coalizione di 13 procuratori statali più quello di Washington D.C. con una comprensibile motivazione: i servizi di telefonia mobile negli Stati Uniti sono già ora di qualità infima, i prezzi stellari, la portabilità del numero e delle condizioni contrattuali da un’azienda all’altra un incubo. Ridurre la concorrenza nel settore farà soltanto peggiorare le cose per gli utenti finali. A guadagnarci saranno in pochi: gli azionisti di T-Mobile e Sprint, che già pregustano i profitti che potranno spremere ai clienti grazie alla minore competizione, e le banche che stanno lavorando alla fusione in cambio di 155 milioni di dollari di commissioni.
L’economista Thomas Philippon usa proprio il settore della telefonia mobile come esempio della tendenza degli Stati Uniti verso un capitalismo di monopoli e oligopoli: i piani tariffari base per gli smartphone costano due volte e mezzo più che in Francia, tra i 45 e i 65 dollari al mese. Secondo i calcoli di Philippon e del suo co-autore Germán Gutiérrez, la progressiva concentrazione nelle mani di poche aziende di vaste parti dell’economia Usa ha sottratto ai lavoratori americani 1.250 miliardi di dollari di potere d’acquisto tra 2012 e 2018. Fanno circa 5.000 dollari in meno per ogni famiglia ogni anno. Sono tanti soldi.
Possibile che questo tema sia fuori dall’agenda della politica, negli Usa come in Europa e in Italia? Dovrebbe essere un argomento della sinistra: redistribuire risorse verso il basso grazie alla concorrenza e al mercato è molto più equo ed efficace che continuare a pretendere di farlo con spesa pubblica e tagli di tasse, soprattutto se finanziati in deficit.