Libero, 12 febbraio 2020
Il mercato nero di frutta e verdura
Le recenti vicende di cronaca ambientate in un agrumeto nel Catanese hanno riportato all’attenzione generale un fenomeno poco evidente ma dalle proporzioni notevoli. I furti nei campi e nelle stalle alimentano un mercato nero fiorente, assieme alle attività gestite direttamente dalle agromafie. Secondo il rapporto sulla criminalità in agricoltura il business vale almeno 300 milioni di euro ed è in crescita. «Dalle arance alle olive, dalle mimose agli ortaggi fino al ritorno dell’abigeato, è far west nei campi dove si moltiplicano furti e razzie per un bottino stimato in 300 milioni di euro all’anno», spiega la Coldiretti, tutta merce «che finisce sul mercato nero ed alimenta i canali dell’abusivismo e dell’illegalità». La notte fra lunedì e martedì in un agrumeto alle porte di Catania il guardiano, accortosi che era in corso l’ennesimo furto, ha sparato ai ladri uccidendone due e ferendo gravemente il terzo. Una vicenda che rappresenta una spia sul livello di esasperazione raggiunto in molte zone d’Italia da allevatori e coltivatori.
RETI CLANDESTINE
«Gli agricoltori», segnala sempre la Coldiretti, «subiscono ogni genere di furto, dai prodotti agricoli alle attrezzature fino agli animali con una escalation di fenomeni criminali che indeboliscono il settore ma mettono a rischio anche la salute dei cittadini con l’immissione sul mercato di prodotti non controllati o frutto della macellazione clandestina, priva delle necessarie garanzie sanitarie». Non si tratta più solo di semplici ladri di polli. Molto spesso i furti sono gestiti da organizzazioni criminali in grande stile che mettono a segno raid capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specie se di dimensioni medie o piccole. «La paura dilaga nei campi dove ci si sta organizzando con ronde e servizi di vigilanza notturni», aggiunge Coldiretti, «anche se con il ripetersi di questi fenomeni molti imprenditori si stanno scoraggiando e in molti casi non denunciano più le razzie». Per combattere i furti nelle campagne sono entrate in gioco anche le nuove tecnologie, come l’installazione di sistemi Gps sui trattori e impianti d’allarme collegati alla centrale dei carabinieri o della polizia. Anche le telecamere con visione notturna possono rappresentare un sistema utile a scoraggiare i malintenzionati. In taluni casi si rendono necessari addirittura servizi di scorta delle derrate alimentari in transito, organizzati dagli agricoltori stessi. Roba da far west, nel senso letterale dell’espressione. Ma non spariscono soltanto frutta e verdura. In Sardegna e nell’Italia meridionale si moltiplicano i casi di abigeato, con il furto di interi greggi di ovini. Centinaia di capi che spariscono nel nulla, grazie a una efficiente rete di ricettatori gestiti dalle organizzazioni mafiose.
PATTUGLIAMENTI
E poi ci sono i trattori che fanno gola per l’elevato valore intrinseco. Dallo scorso autunno ne sarebbero stati rubati oltre 20, fra i furti messi a segno nel Barese e in alcune province venete. «In parallelo all’aumento della criminalità nelle campagne – segnala la Coldiretti – si è sviluppata una strategia di contrasto al fenomeno con agricoltori organizzati sui social network per mettere in pratica i consigli dei Carabinieri o in gruppi di WhatsApp in cui scambiarsi informazioni e allertare gli iscritti della presenza di auto o persone sospette». Un’attività che si affianca a quella delle forze dell’ordine impegnate nel pattugliamento delle zone rurali.