Il Messaggero, 12 febbraio 2020
Musei, danza e canto allungano la vita
L’arte fa bene alla salute e allunga la vita; per questo andrebbe prescritta, proprio come una medicina. È il messaggio suggerito da una ricerca inglese pubblicata su British Medical Journal (BMJ), che ha esaminato i dati relativi a 6 mila soggetti (tutti over 50) seguiti per 14 anni nell’English Longitudinal Study of Ageing (ELSA). I risultati dimostrano che l’arte e la cultura sono un elisir di lunga vita. I risultati mostrano una sostanziale riduzione della mortalità: dal 14% in chi si impegna in attività artistiche sporadicamente al 31%, nei più assidui frequentatori di mostre, teatri o concerti. «Le attività artistiche afferma l’autrice dello studio, Daisy Fancourt, professore di psicobiologia e epidemiologia presso l’University College di Londra) – rappresentano dei veri e propri interventi a beneficio della salute». Soprattutto se l’arte viene vissuta attivamente. Ballo, canto e pittura fanno bene alla mente e al corpo, creano e rafforzano legami sociali nel corso della vita e innalzano l’autostima. E questo secondo la Fancourt può spingere verso uno stile di vita salutare e a fare prevenzione. Impegnarsi in un’attività artistica aiuta anche a costruire relazioni: un baluardo contro la solitudine.
Ma i benefici dell’arte hanno anche dei risvolti biologici: riduce il livello degli ormoni dello stress e dell’infiammazione sistemica. Ne sono la prova i corsi di canto corale contro la depressione post-partum, o quella tumorale e la danza per le persone con il Parkinson o dopo un ictus. Purtroppo commentano gli autori di un editoriale pubblicato sullo stesso numero del BMJ le persone che più potrebbero avvantaggiarsi dei benefici dall’arte-terapia, sono quelle che meno si avvicinano alle attività culturali; è il caso di chi soffre di malattie respiratorie, delle persone sole. Un primo passo dovrebbe essere quello di facilitare l’avvicinamento di queste persone all’arte.
SENSIBILIZZAZIONE
E magari quello di sensibilizzare la classe medica sui benefici che l’arte potrebbe apportare, per far sì che i medici comincino a prescrivere attivamente delle pillole di arte ai pazienti. Lo studio ha delle limitazioni. Non spiega attraverso quali meccanismi l’arte allunghi la vita. Si limita ad esplorare gli effetti della frequentazione in età avanzata, senza indagare il rapporto che questi soggetti hanno avuto con l’arte da giovani. Se è vero che l’arte regala anni di vita, esporre precocemente un bambino alle belle arti, potrebbe portare a risultati ancora più incisivi sulla durata della vita. Ed è un punto che merita un’attenta riflessione, soprattutto in un Paese così ricco d’arte come l’Italia, che sta vagliando la possibilità di abolire la storia dell’arte dal curriculum di studi. E che i risultati di questa ricerca non siano un fuoco di paglia, ma una realtà concreta, lo dimostra una revisione di tutte le ricerche sull’argomento, pubblicata a novembre dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sempre a firma della Fancourt. Le ricerche degli ultimi vent’anni (oltre tremila) dimostrano che l’arte ha effetti positivi sia nella prevenzione che come coadiuvante del trattamento di alcune condizioni (malattie mentali e neurologiche, patologie acute, malattie croniche, terapie palliative). Il documento dell’OMS giunge alla conclusione che l’arte rappresenti un regalo prezioso e che meriti di essere valorizzato.