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 2020  febbraio 12 Mercoledì calendario

L’avvocato dello Stato boccia la Spazzacorrotti

La bocciatura più clamorosa e inattesa, di cui non si ricordano precedenti, arriva a fine udienza, quando prende la parola l’avvocato dello Stato. Che di solito è chiamato a difendere le leggi sospettate di incostituzionalità davanti ai giudici della Consulta. Ma stavolta il legale Massimo Giannuzzi, che interviene in rappresentanza del governo, dice di avere modificato la posizione già espressa nelle memorie depositate. E spiega che una norma contenuta nella legge cosiddetta Spazzacorrotti – quella in cui si nega ai condannati per corruzione la possibilità di scontare la pena fuori dal carcere, pure se i fatti contestati sono precedenti alla riforma – è contraria ai principi della Costituzione.
Prima di lui l’avevano sostenuto i difensori di alcuni detenuti, costretti a entrare in cella nonostante debbano scontare pene inferiori ai quattro anni di detenzione, per le quali normalmente non si va in prigione. Ma dal 1° febbraio 2019 la Spazzacorrotti – fiore all’occhiello del M5S, approvata quando erano al governo con la Lega – ha equiparato i reati contro la pubblica amministrazione a quelli di mafia, terrorismo e droga, negando la possibilità di accedere a ogni misura alternativa al carcere. E in assenza di disposizioni transitorie, la legge è stata applicata anche a chi, nell’ultimo anno, è stato condannato per fatti commessi prima della riforma. Ma non si può, sostiene l’avvocato dello Stato. Perché ogni norma che incide sulla libertà o sulle condizioni di detenzione va considerata «di diritto sostanziale», e quindi non può essere applicata retroattivamente, come impone l’articolo 25 della Costituzione. «L’hanno ben spiegato i colleghi difensori di cui non mi sento controparte – ha sottolineato il legale del governo – perché lo Stato di diritto è e dev’essere punto di riferimento per tutti gli operatori del diritto, indipendentemente dalle parti che rappresentano». Ma nelle sue conclusioni, a differenza di chi l’ha preceduto, l’avvocato Giannuzzi non chiede alla Corte di cancellare la norma; sollecita piuttosto una «sentenza interpretativa» che rigetti l’eccezione di incostituzionalità ma ribadisca la lettura costituzionale che vieta l’irretroattività della nuova legge.
La sostanza non cambia: l’avvocato dello Stato boccia senza appello quel pezzo della Spazzacorrotti, e allo stesso tempo il governo che l’aveva proposta e il Parlamento che l’ha approvata senza preoccuparsi delle violazioni che conteneva in sé. Illustrate nei dettagli dagli altri degli avvocati, tra i quali il professor Vittorio Manes (già vincitore davanti alla Consulta nel «caso Cappato», a proposito del «fine vita») e Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione camere penali.
Tutti hanno evidenziato la beffa inflitta a imputati che hanno scelto una strada processuale (rito abbreviato, ordinario o patteggiamento della pena) e una strategia difensiva (ammissione o meno dei fatti addebitati, collaborazione con i magistrati oppure no) in considerazione delle norme in vigore e della possibilità di scontare la pena fuori dal carcere, ma a giochi fatti le regole mutate li hanno spediti in prigione. «Lo Stato non può cambiare le carte in tavola a sorpresa, come se i cittadini fossero sudditi di un potere assoluto e autoritario», ha accusato l’avvocato Manes. «Pensateci voi, che siete al riparo dalle polemiche fastidiose e volgari sull’esecuzione della pena», ha chiesto Caiazza ai giudici della Corte costituzionale. La sentenza della Corte potrebbe arrivare oggi o nelle prossime settimane.