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 2020  febbraio 11 Martedì calendario

“Il caso 0”: anche l’Espresso ci casca

Dopo le elezioni in Emilia Romagna sono accadute cose interessanti: Matteo Salvini ha capito che Bibbiano funziona su twitter ma meno alle urne e dunque ha ripreso a fotografare pizze capricciose, la Borgonzoni ha buttato la t-shirt “Parlateci di Bibbiano” nel bidone degli abiti usati e sembrava che Bibbiano, improvvisamente, sia tornata ad essere famosa per il monumento al parmigiano posto all’ingresso del paese. E invece, a sorpresa, questa settimana L’Espresso dedica una prima pagina a Bibbiano con il titolo ad effetto “Bibbiano, la storia sconosciuta”, promettendo di rivelare “molti lati oscuri”. Evviva, uno pensa.
L’Espresso ha approfondito le vicende raccontate nelle conclusioni delle indagini, quelle in cui si parla di “una sorta di esorcismo” fatto a una bambina, di disegni manipolati, di bambini rincorsi da una psicologa travestita da lupo e così via. L’Espresso ha approfondito i legami tra Bibbiano e Sagliano, Rignano Flaminio, Veleno, ha unito i puntini. No. L’Espresso racconta la storia (terribile), iniziata nel 2012, di una ragazzina di Bibbiano obbligata dalla madre a prostituirsi e, pensate un po’, sono stati gli assistenti sociali della Val d’Enza, proprio quelli travolti dallo scandalo “Angeli e Demoni”, a segnalare il caso alle autorità! A salvarla dall’abisso in cui la madre l’aveva gettata.
La tesi dell’Espresso è così forte da apparire quasi sovversiva: a Bibbiano gli assistenti sociali denunciavano anche casi di abusi realmente avvenuti. In effetti nessuno ci aveva pensato. La prossima copertina potrebbe essere, che so: “Formigoni, la storia sconosciuta: il caso della vacanza che si è pagato da solo”. Perché siamo certi che il conto di un weekend a Gabicce Formigoni l’abbia saldato col suo stipendio. Io indagherei.
Se L’Espresso ci racconta un’altra Bibbiano, alcuni colleghi degli psicologi imputati nell’inchiesta “Angeli e demoni”, confermano invece la Bibbiano delle presunte manipolazioni sui bambini, delle posizioni ideologiche, delle tesi dell’abuso da sostenere ad ogni costo. Nelle nuove chat svelate negli atti dell’inchiesta viene fuori che alcuni operatori ritenevano l’imputato Monopoli “un patologico invasato”, che l’altra imputata Anghinolfi i suoi disegni “se li può pure ingoiare”, che “il problema è che le domande ce le facciamo solo noi”.
Insomma, pure i colleghi degli imputati “parlavano di Bibbiano”. Ed erano preoccupati. Sempre meno del Pd che continua colpevolmente a tacere e di certa stampa che anziché focalizzarsi sull’inchiesta in corso, ci racconta, sorpresa delle sorprese, che certi psicologi e assistenti sociali di Bibbiano salutavano sempre.