il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2020
La foto di Renzi accanto a quelle di Moro e Berlinguer
Pioviggina in via dei Cappellari. Davanti alla porta sbarrata c’è una fila piuttosto variegata. Anziane signore dell’intelligenzia romana del centro storico, qualche giovane, sottobosco politico. Durante l’attesa, è la fiera del selfie. Uno dei tanti emblemi del renzismo. A due passi da Campo de’ Fiori, a Roma, Italia Viva inaugura la sua prima sede. Una scelta simbolica: in via dei Cappellari si era trasferito già da qualche anno il circolo storico di via de’ Giubbonari. Quello che fu di Paolo Gentiloni, di Luigi Zanda, di Fabrizio Barca. Un’istituzione, un luogo di ritrovo, con il banchetto sempre allestito, davanti all’entrata, per la vendita delle storiche videocassette de l’Unità. Le cose sono cambiate. Prima, il circolo si è svuotato: molti se ne sono andati con l’avvento di Renzi, molti con la scissione di Bersani. Il passaggio in via dei Cappellari, una stanza larga poco più di un corridoio, era già stato un trauma.
Ieri, con Luciano Nobili a officiare, si è passati dalla nostalgia all’era delle sovrapposizioni non del tutto riuscite. Due scaffalature all’entrata con qualche libro ormai antico (la Guida al Novecento di Salvatore Guglielmino sulla quale hanno studiato tanti nati negli anni ’70). Su una parete, ci sono gli slogan delle Leopolde, sotto la farfalla gialla portata da Liliana Segre al Parlamento europeo. “Devo andare in Cdm”, dice Teresa Bellanova (presente con Ettore Rosato, Roberto Giachetti e qualche parlamentare). “Resta qui”, le urla dalla platea un anziano militante. “È un segno d’affetto: sta meglio con noi”. E se qualcuno degli inauguranti ci tiene a marcare la provenienza dal Pci, c’è chi – come Enrico Cavallari, consigliere regionale, eletto con la Lega – mostra entusiasmo: “Costruiremo una casa comune”. Sulla parete, alla fine della stanza, ci sono le foto di Enrico Berlinguer e Aldo Moro. Di fronte a quella di Matteo Renzi. Ovviamente, più grande.