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 2020  febbraio 11 Martedì calendario

Biografia di Joaquin Phoenix

«Sono stato un farabutto tutta la mia vita», ha esclamato Joaquin Phoenix nel suo discorso di accettazione dell’Oscar. Come accaduto con tutte le altre premiazioni di questa stagione in cui ha sempre dominato nella categoria di miglior attore, ha usato il palco per fare un accorato appello alla giustizia sociale e alla protezione delle nostre scarse risorse naturali assieme a una sorta di mea culpa per i suoi peccati. «Sono stato egoista e a volte anche crudele e una persona difficile con cui lavorare». E con voce tremante ha aggiunto: «Corri in soccorso con amore, e giungerà anche la pace. Queste parole le ha scritte mio fratello a 17 anni». River Phoenix morì la notte di Halloween del ’93 a 23 anni per overdose di fronte al Viper Room, il locale dell’amico Johnny Depp davanti agli occhi di Joaquin, la sorella Rain, Flea, John Frusciante e Leonardo DiCaprio. Joaquin chiamò l’ambulanza ma tardò ad arrivare.
Forse è stato un po’ troppo severo con se stesso, Phoenix. Ma certo l’attore, classe 1974, è uno che ne ha vissute di tutti i colori e che di trasformazioni ne ha fatte tante. La creazione di Arthur Fleck, un comico disadattato che diventa l’inquietante Joker, è solo l’ultimo di una lunga serie di personaggi che nell’arco di oltre venti anni ci hanno condotto in un viaggio dentro la fragilità, la disperazione e la follia umana. E’ stato il crudele imperatore Commodo nel Gladiatore e il musicista country Johnny Cash in Walk the Line, due film per i quali aveva ottenuto nomination agli Oscar. Ma si pensi a Lei o ai suoi primi lavori, Da morire, Innocenza infranta o a The Master di Paul Thomas Anderson. Sa essere crudo e eccentrico, Phoenix. Melanconico e profondo, bello e disturbante: come se si fosse dato l’obiettivo di rappresentare sullo schermo e di ridefinire che cosa significa essere un maschio in questi nostri tempi complessi e contraddittori. Il suo corpo a volte acquista peso e a volte lo perde (Per Joker è dimagrito di 24 chili), a volte si contorce e finisce in spasmi e altre è pieno di grazia. Chiacchiera e sorride, poi in un attimo diventa una maschera di dolore e di furia: come nel caso di Arthur Fleck, il cui tragitto finisce in follia e morte.
Gli attori che parlano di politica e di questioni sociali sono spesso soggetti a critiche anche feroci. Nel corso di una lunga stagione iniziata con i Golden Globes e proseguita con la premiazione dell’associazione di categoria degli attori e quelle dei critici ai Bafta e conclusasi con l’Oscar, Phoenix ha vinto tutto. E domenica, nel suo momento di più grande visibilità, non ha nemmeno ringraziato il suo regista ( Todd Phillips), il suo studio (la Warner), la sua fidanzata (Rooney Mara ) e ha detto quello che gli pareva. Ha riconosciuto che il più grande regalo che gli ha offerto il cinema è stata «l’opportunità di dare una voce a chi non ce l’ha». E dopo avere fatto accenno alle disuguaglianze che ci circondano, da buon vegano ha parlato di «visione egocentrica del mondo» che ci mette al centro dell’universo. «Entriamo nel mondo naturale e lo deprediamo. Ci sentiamo in diritto di inseminare artificialmente una mucca e quando lei partorisce le rubiamo il cucciolo, anche se le sue grida di angoscia sono inconfondibili». Dunque, commuovendosi e commuovendo, ha aggiunto: «Infine prendiamo il latte destinato al suo vitellino e lo mettiamo nel nostro caffè e nei nostri cereali».