il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2020
Il freddo è la strada per la felicità
Non avete i soldi per fare la costosa crioterapia dei calciatori milionari? Nessuna paura. Non solo la possibilità di accedere ai benefici del freddo è alla vostra portata, ma vi porterà, con semplici mosse pratiche, dritti verso la felicità. È la tesi di Andrea Bianchi, un passato come ingegnere, un presente come curatore del sito di successo Mountainblog e guru del barefoot hiking, la camminata a piedi nudi. Dopo Il silenzio dei passi, il libro dove esaltava le virtù del camminare scalzi e che oggi è diventato una scuola, ha appena pubblicato, per Vallardi, La via del freddo alla felicità, dove espone in maniera più diffusa il suo metodo (chiamato Hot Mind), applicabile ovunque e in tutte le stagioni. Il punto di partenza è semplice: uscire dalla propria confort zone termica, quella che ci fa stare con i riscaldamenti accesi a marzo e ci spinge e indossare sofisticate giacche termiche in città. Per cambiare abitudine, il primo passo – c’era da aspettarselo – è il respiro, con una tecnica che Bianchi mutua dalla tradizione dello yoga. Una volta imparato a respirare correttamente, si possono cominciare a mettere in atto le prime pratiche di avvicinamento al freddo. La prima, importantissima, è quella della doccia fredda la mattina, un’abitudine di cui, garantisce l’autore, non si riuscirà più a fare a meno (secondo un esperimento olandese, diminuisce le assenze per malattia del 29%). Il secondo consiglio è passare appena svegli del tempo a piedi nudi a contatto con il pavimento. Ma le scarpe non vanno tolte solo in casa: anche sui sentieri, e soprattutto sulla neve, la camminata a piedi nudi produce benefici. Com’è un vero toccasana, dove possibile, immergersi in laghi e fiumi naturali.
Un’altra pratica da riscoprire, secondo Bianchi, è anche quella del dormire all’aperto, magari con una coperta o un leggero sacco a pelo. Nessun problema se vivete in città: potreste sempre approfittare per dormire in terrazzo. Sia in città che in montagna, comunque, il consiglio è lo stesso: toglietevi uno strato, giacca se inverno, felpa se primavera ed evitate di coprirvi se la temperatura cambia nella giornata. Il motivo è semplice: in questo modo il corpo non subisce passivamente il calore di un capo messo addosso, ma impara ad autoregolarsi da solo, producendo calore in maniera autonoma (si chiama “termogenesi senza brivido”). Questo processo migliora la circolazione, fa bruciare più calorie, produce un effetto antiinfiammatorio, attiva il sistema immunitario, migliora l’umore. Insomma, alla prossima pausa pranzo, toglietevi le scarpe. E state più spesso fuori e seminudi, bambini compresi, che sarebbero capaci di difendersi naturalmente se non fossero soffocati da giacche e inutili cappelli. Perché sentire freddo, almeno fino a un certo punto, è un fatto culturale. Il che vuol dire che cambiare si può, anche se in maniera progressiva, specifica l’autore. Un corpo che si sa regolare termicamente, tra l’altro, è un corpo che suda di più e quindi è capace di sopportare anche meglio il caldo.