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 2020  febbraio 10 Lunedì calendario

L’ipocrisia del paese delle vallette

Se fossi una donna sarei offesa del trattamento che il festival di Sanremo ha riservato alle donne. Ma siccome sono un uomo, sono offeso ugualmente dall’ipocrisia generale. Le polemiche preliminari scatenate dal «passo indietro» sfuggito ad Amadeus. Il gran monologo di Rula Jebreal sulla violenza contro le donne. E poi? Poi cinque serate con una decina di vallette a vario titolo, cioè di donne dotate dell’apprezzabile capacità di «stare un passo indietro» rispetto a mattatori rigorosamente maschi: Amadeus, Fiorello, Tiziano Ferro, in un festival che ha premiato quasi solo maschi. Quanta ipocrisia, ragazzi. Perché è stata chiamata Georgina Rodriguez, visto che non sapeva fare nulla? E perché è stata chiamata Francesca Sofia Novello? Sono state chiamate perché sono bellissime donne, legate a uomini di successo (Ronaldo e Valentino), e forse anche perché non sanno fare quasi nulla di presentabile a un pubblico televisivo. (È vero, c’erano anche le giornaliste Laura Chimenti e Emma D’Aquino. Ma perché non Francesco Giorgino?). Tant’è vero che erano lì per non fare nulla o quasi. Allora, la finiamo di fare discorsi sulla dignità delle donne, finché le donne vengono ridotte a letterine o a servizievoli e piacevoli assistenti degli uomini, che restano i protagonisti della scena? La finiamo di urlare al sessismo solo di fronte a una frase infelice di Amadeus e di chiudere due occhi quando l’insopportabile spettacolo di sempre (e peggio di sempre) è lì, clamoroso davanti a noi nei fatti, a dispetto dei patetici equilibrismi verbali? E magari con il contributo delle stesse donne, che stanno al (solito) gioco, come dimostra lo scandaletto di Elettra Lamborghini e del seno fuoriuscito dalla scollatura… Ma per favore! Resta la constatazione che l’unica che si è sottratta è Monica Bellucci. E il resto sono solo chiacchiere e distintivo (di politicamente corretto).