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 2020  febbraio 09 Domenica calendario

Leggere molti libri senza aprirli

Leggere molti libri senza aprirli: è quanto stanno cercando di fare diversi team internazionali di studiosi con i rotoli di papiro sepolti a Ercolano dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Agli scopritori della Villa dei Papiri, gli oltre 1.800 testi greci e latini della biblioteca appartenuta alla famiglia di Pisone, suocero di Giulio Cesare, si presentarono come pezzi di legno carbonizzati. Sottoposti a una temperatura elevatissima sotto la coltre di materiale vulcanico, avevano subito una parziale combustione che li conservò, rendendoli però fragili e quasi impossibili da srotolare. Fra i tentativi praticati nel Settecento, la «scorzatura», che incideva longitudinalmente i rotoli e raschiava gli strati concentrici, e la «macchina» di Antonio Piaggio, che svolgeva i papiri mediante progressiva trazione.
Senz’altro meno invasivo il metodo ideato da Brent Seales, dell’Università del Kentucky, che applica scansioni con fasci di luce ad altissima potenza (più luminosi del Sole) sui frammenti visibili a occhio nudo; gli inchiostri dei papiri di Ercolano sono infatti perlopiù a base di carbonio, indistinguibili con i normali raggi X. A questo si abbinano complessi algoritmi informatici in grado di «apprendere» le microscopiche variazioni che le tracce d’inchiostro lasciano sulle fibre di papiro, imparando a rilevarle anche all’interno del rotolo.
Resta solo da applicare il nuovo metodo al migliaio di testi ancora intatti dell’unica biblioteca antica giunta fino a noi, da cui sono già emerse, fra le altre, le opere dell’epicureo Filodemo di Gadara, la più antica storia della filosofia greca e, l’anno scorso, un frammento inedito dell’opera storica di Seneca Padre.