Corriere della Sera, 9 febbraio 2020
Leo Gassmann raccontato dalla mamma Sabrina Knaflitz
Leo Gassmann, 21 anni, ha vinto la gara dei Giovani a Sanremo con la canzone Vai bene così. «E pensare che da bambino studiava chitarra classica, suonando musica barocca», commenta felice la mamma, l’attrice Sabrina Knaflitz. «Sono fiera di lui».
Lei e suo marito Alessandro Gassmann, ve l’aspettavate?
«Assolutamente no. Noi non eravamo a Sanremo e abbiamo seguito il festival in tv. È stata una vittoria inaspettata per noi e per lui. Anzi Alessandro, che ha molto orecchio, è intonato ed è pure molto severo, nelle precedenti esibizioni di Leo aveva notato delle sue imperfezioni, in certi momenti gli era sembrato impreciso, secondo lui aveva stonato. Ieri sera (l’altra sera per chi legge ndr), durante l’esibizione non ha fatto commenti e, alla fine, ha ammesso: “Non ha sbagliato una nota”».
La prima telefonata al figlio vincitore?
«Lo abbiamo chiamato subito al cellulare, che era spento. Finalmente ha risposto urlandomi: “Mamma, mamma ho vinto!”. Ma siamo stati solo due minuti a parlare. Non vedo l’ora di riabbracciarlo e gli cucinerò qualcosa di buono, perché avrà fame».
Da chi ha ereditato la passione per la musica?
«Io ho sempre amato molto la musica e rimpiango di non averla studiata. Quando Leo aveva 9 anni era un ragazzino vivace con una certa tendenza alla musicalità, gli ho fatto fare un provino al Conservatorio di Santa Cecilia. L’audizione andò bene e iniziò a studiare chitarra classica, con un repertorio impegnativo: tutta musica del ‘700. Poi ha iniziato il liceo classico: latino, greco... materie impegnative che, unite al Conservatorio, diventavano troppo pesanti. Era troppo per lui e a 15 anni ha lasciato la musica».
Grande rammarico?
«Sì, ma è durato poco. L’anno dopo, si iscrive a una scuola di canto. La sua insegnante mi diceva che aveva talento, una bella voce, io facevo finta di niente, perché doveva studiare, il liceo doveva essere prioritario».
Poi, però, approda a «X Factor»...
«Fece il provino di nascosto, senza dirci niente. Sapeva che eravamo contrari. Quando ho capito che per lui era un’esigenza vera, per la sua autostima, l’ho sostenuto. Ma gli studi vanno proseguiti con altrettanto impegno: ora frequenta l’università americana, indirizzo “arte e comunicazione”. La formazione culturale è importante, è lo strumento giusto per affrontare la vita con disciplina, rigore. D’altronde, lui ha un background familiare significativo in tal senso».
Allude a Vittorio Gassman?
«Certo. Non era soltanto un grande attore, poeta, regista, ma aveva una cultura vasta, conosceva tante lingue, persino il greco antico. Purtroppo, Leo lo ha potuto frequentare poco, aveva solo un anno».
Che nonno è stato?
«Orgoglioso del nipote. Vittorio era imprevedibile e arrivava da noi in orari impensati. Mi citofonava, dicendomi “scendi col bambino”: il nostro palazzo era senza ascensore e non voleva fare le scale. Se lo portava in giro, si divertiva».
Il futuro di Leo: università o altre canzoni?
«L’università innanzitutto. Adesso gli verranno proposti vari impegni canori, ma tanti giovani studiano e lavorano, quindi lui può fare altrettanto. E la prossima settimana lo attendono una serie di esami universitari. La fatica aiuta a essere migliori».