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 2020  febbraio 09 Domenica calendario

Il portiere Provedel ha segnato. Intervista

Il day after di Ivan Provedel è stato inconsueto. «Tutti mi chiamano bomber: sto ricevendo valanghe di complimenti, il mio telefono squilla di continuo e non posso negare che la faccenda sia diventata molto divertente», sorride il portiere della Juve Stabia, autore del gol che ha regalato il pareggio alla sua squadra nella trasferta di Ascoli.
«Chi gioca nel mio ruolo ha la nomea di essere pazzerello e un fondamento di verità dev’esserci, visto che nel calcio ci sono venti giocatori che vanno in campo per segnare e solo due che perseguono invece lo scopo opposto: impedire che il pallone finisca in rete».
Di norma è così, Provedel, ma il suo gol contro l’Ascoli è stato davvero degno di un cannoniere.
«Bravura, fortuna e follia, si vede che a 25 anni questa emozione doveva toccare anche a me».
Racconti com’è andata.
«Come capita quasi sempre. Stavamo perdendo e mancavano pochi attimi alla fine: ho chiesto il via libera alla mia panchina e mi sono buttato nella mischia».
Si è buttato bene.
«Ho giocato da attaccante fino a quindici anni, nelle giovanili. Ma lo facevo controvoglia, perché mi sono sempre sentito portiere. Qualche reminiscenza del passato deve essermi rimasta, però. E pensare che ho fatto anche la riserva a Brignoli, l’ultimo portiere goleador».
Per questo si è trovato a suo agio nell’area avversaria?
«No, non ero a mio agio. Sa cosa pensa un portiere quando si trova in una situazione del genere?».
Dica, Provedel.
«Pensavo agli 80 metri di corsa che avrei dovuto fare a ritroso, dopo aver lasciato la porta sguarnita. Sono alto quasi 2 metri e lo sprint non è mai stato nel mio Dna».
Magari ha scoperto che invece nel suo Dna c’è il gol.
«Macché: in realtà il mio obiettivo era creare un po’ di caos nella difesa avversaria, affollatissima. Eravamo in 22 in pochi metri e quasi non ci credevo, quando ho visto il pallone dalle mie parti».
Che è successo, a quel punto?
«Sono alto e ne ho approfittato per colpire il pallone di testa, poi ho visto che terminava in rete ed è iniziato il mio divertimento, anche perché un istante dopo l’arbitro ha fischiato la fine della gara».
Perché parla di divertimento?
«Perché a noi portieri non capita quasi mai di segnare e generalmente siamo abituati a esultare da soli, dall’altra parte del campo. È stato molto divertente essere travolto dall’abbraccio dei compagni. Ma ho visto anche le espressioni dei nostri tifosi in tribuna, erano quasi più increduli che contenti».
Lei, invece?
«Non saprei descrivere l’emozione che ho provato in quel momento. Di solito sono freddo, i miei modelli sono Buffon e Handanovic, con cui ho avuto la fortuna di allenarmi nell’Udinese. Tornando a ritroso ho studiato il grande Jascin».
Adesso si metterà a studiare anche i bomber, Provedel?
«Macché, me ne torno volentieri tra i pali. Il mio mestiere è parare e spero di non trovarmi più nella situazione di Ascoli. Il portiere va all’attacco solo per disperazione».