Prendere. Stefano Coletta, direttore di Rai 1, ha parlato di "ermeneutica genitale" e queste due desuete parole hanno spiazzato gli utenti quasi come i 38’ di Benigni. Al quale però qualcuno dovrebbe dire che il monologo avrebbe funzionato ugualmente, anzi meglio, se lo stesso concetto non fosse stato ribadito cinque o sei volte.
Altre emozioni, le mie. Due fiori. A Milano, in piazza Segesta, sulla lapide che ricorda il ferroviere Pinelli, spezzata nella notte di domenica da un vandalo. I Vandali sono estinti da secoli e non possono querelare né ribattere sui social. A loro la mia inutile solidarietà: quelli che noi per pigrizia o per paura di usare altre parole chiamiamo vandali hanno meno attenuanti. "Rimetteremo a posto la lapide" ha detto il sindaco Sala. Bene, ma qualche pantegana la spezzerà di nuovo, questa è l’aria che tira e non è inquinata solo dalle polveri sottili. Torniamo ai due fiori. È andata a deporli martedì, appresa la notizia, Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, ucciso nel maggio ’72 da un commando di Lotta continua perché ritenuto, ingiustamente, responsabile della morte di Pinelli. Due fiori, uno a nome suo, uno per il figlio Mario. Quando ho letto dei due fiori, gesto di sensibilità rara, di profonda umanità, è stato come riascoltare "l’Italia con gli occhi aperti nella notte scura" cantata da De Gregori.
Già, l’Italia che non ha paura. Vorrei che un fiore o tanti fiori, come nelle canzoni di Sanremo, andassero a posarsi sulla tomba di Gian Marco Lorito, figlio di carabiniere, vigile a Palazzolo sull’Oglio Brescia. Il 24 gennaio era vivo. A Bergamo parcheggia l’auto della polizia locale in uno spazio riservato ai disabili. Il presidente della sezione bergamasca dell’Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili), Giovanni Manzoni, fotografa e fa circolare sui social. Immediate le scuse di Lorito, che afferma di essere stato tratto in inganno dalla segnaletica. Possibile, in effetti. Decide di automultarsi (87 euro, 60 se pagati entro 5 giorni). Non si può. Allora invia un bonifico di 100 euro all’Ancmi e l’aggressività sui social (vergognati, fai schifo, spàrati) diminuisce. Ma non cessa. Continua, ho letto sul Giornale, dai frequentatori del sito Mos, sede a Palazzolo, che nella sua carta fondativa afferma di richiamarsi "alle radici cristiane della Nazione". Il 3 febbraio Lorigo, già condannato dai social, si spara in testa. Quelli con un morto sulla coscienza, che non hanno, allora se la prendono con Manzoni. "La violenza perpetrata dai social network è vergognosa e inaccettabile", ha commentato Vito Crimi, viceministro dell’Interno. Sì, da anni, e colpisce soprattutto ragazzine e donne. Oltre a una frase di circostanza, cos’ha da proporre Crimi?
Emozioni quelle che posso solo immaginare: di un tifoso dello Shrewsbury (serie C) o di Cummings, due pappine al Liverpool, 2-2 e secondo match ad Anfield, dove comunque vincono le seconde linee dei reds. Ma vuoi mettere la soddisfazione? Le favole belle, il Calais che va in finale della Coppa di Francia, altra musica, qui dobbiamo accontentarci di Inter-Pordenone decisa ai rigori, di uno Spezia corsaro, ma un Monza-Milan con Berlusconi e Galliani contro il loro passato, un Gozzano-Napoli, un Olbia- Roma, un Vibonese- Juventus possiamo solo sognarceli. In Spagna le semifinaliste di Coppa sono Mirandes (serie B), Granada, Athletic Bilbao e Real Sociedad, adios Real Madrid e Barça. Da noi, le solite note, e sempre quelle saranno, al massimo una sorpresa, e andrà così finché le squadre più ricche, potenti, seguite e in grado di garantire ascolti verranno favorite in maniera così sfacciata e antisportiva dal regolamento. Perché Davide batta Golia bisogna dargli la possibilità di vederlo, Golia, e di incontrarlo senza fionda. L’arma sia il pallone. E poi quel giorno vinca il migliore, fosse pure il Gozzano.
A ngolo della poesia: L’indifferenza, di Maria Luisa Spaziani: «L’indifferenza è inferno senza fiamme, / ricordalo scegliendo tra mille tinte / il tuo fatale grigio. / Se il mondo è senza senso / tua solo è la colpa: / aspetta la tua impronta / questa palla di cera».